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“Donne e Shoah”. E’ questo il titolo del convegno organizzato dall’Università degli Studi di Palermo nell’ambito delle commemorazioni per il Giorno della Memoria. Nel ricordo del dramma dell’Olocausto e nella data del 27 gennaio che coincide con la scoperta degli orrori del campo di sterminio di Auschwitz, anche l’Ateneo palermitano si aggrega alle numerose attività proposte in tutto il Paese. In particolare, Unipa ha scelto di aprire i lavori con un appuntamento che analizza la figura femminile in relazione alla Shoah, sottolineando come esista un questione di genere spesso trascurata in sede di analisi.
“Nascere per caso, nascere donna, nascere povera, nascere ebrea. E’ troppo, in una sola vita”, questa la frase di Edith Bruck dalla quale è scaturito il dibattito di oggi. Come spiegato nel corso del convegno, è ormai assodato come il trattamento delle donne fosse decisamente peggiore rispetto a quello degli uomini nei campi di sterminio. Ne fu creato uno, Ravensbruck, dedicato proprio alle donne. Qui erano usate spesso per gli esperimenti pseudo-scientifici e raramente come forza lavoro. Chi era incinta finiva direttamente in camera a gas, oppure si procedeva con l’aborto, anche all’ottavo mese di gravidanza, e il neonato veniva poi ucciso dinnanzi agli occhi della madre o abbandonato senza cure.
Le donne ebree, inoltre, non erano considerate come una preda sessuale. L’idea diffusa era di rendere sterili tutte quelle donne che venivano considerate come appartenenti a “razze inferiori”, in particolare le slave. Le femmine dei campi di sterminio venivano ferite e infettate per sperimentare i farmaci, rendendole così come corpi vivi per gli esperimenti. Ed era per resistere a queste umiliazioni che venne a crearsi una vera e propria “sorellanza dei campi” tra le donne dei campi di sterminio.
“Si celebrano manifestazioni come questa in tutto il mondo, è importante ricordare ed è fondamentale il ruolo della memoria – ha esordito il Rettore di Unipa, Massimo Midiri -. Non dobbiamo dimenticare, al di là di atteggiamenti che si traducono in comportamenti ipocriti, che a volte restiamo indifferenti a situazioni che coinvolgono la società civile attuale, come per esempio quella dei migranti. Ricordare ha un valore fondamentale per essere sempre al passo e non dimenticare mai. La cultura ha l’importanza di essere il metronomo di quello che deve essere il comportamento etico e civile – ha aggiunto –. Per questo evidenziamo il ruolo che le donne hanno avuto nella Shoah”.
Midiri ha successivamente letto un messaggio arrivato dalla senatrice a vita Liliana Segre, che era stata invitata a partecipare all’evento: “Donne e Shoah, un tema importante perché esiste un problema di genere anche nello sterminio del popolo ebraico, è esistita una ferita di genere nell’Olocausto. La femminilità era negata non solo con la morte ma con violenze sistematiche, una negazione morale e materiale del corpo femminile. Su quei corpi femminili fu perpetrata la violenza – ha continuato la Segre, che ha vissuto in prima persona gli orrori della Shoah – Nell’economia del genocidio nazista per le donne ci fu un trattamento aberrante. Per questo è importante ricordare, il vostro convegno è importante perché accende i riflettori su un aspetto spesso sottovalutato ma di enorme rilievo all’interno della Shoah”.
Presente in collegamento da remoto anche Gadi Luzzatto Voghera, presidente della Fondazione centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano: “Da tempo collaboriamo con Unipa. E’ un ruolo fondamentale quello dell’Università, siamo chiamati col lavoro sulla memoria della Shoah a contrastare in maniera attiva quello che tutte le istituzioni considerano un’emergenza, vale a dire quella di nuove forme di antisemitismo perpetrate utilizzando simboli della Shoah per riproporre dinamiche di esclusione”. Nel corso del convegno, si sono alternati quattro interventi sul tema.
Ha aperto Rosamaria Lupo con “Ricordo, perdono. La lezione di Edith Bruck“, quindi è stata la volta di Chiara Agnello con “Per una semantica dei tempi bui. Arendt e i campi di sterminio”, a cui ha fatto seguito “Parole in un gran silenzio. Il Diario di Etty Hillesum” di Luciana Pepi, con “Disperata tenerezza. La deportazione femminile negli scritti di Charlotte Delbo” di Daniela Tononi. In chiusura, è stato presentato il corso di aggiornamento per docenti in “Didattica della Shoah” 2021/2022.