È finito sul tavolo del ministro Valditara il caso di Laura Bonafede, la maestra immortalata dalle telecamere mentre incontrava Matteo Messina Denaro in un supermercato e indagata dalla Procura di Palermo.
Domani il ministro dell’Istruzione e del merito riceverà al dicastero l’assessore della Regione siciliana, Mimmo Turano, per valutare i provvedimenti da assumere. Turano, che ha la delega all’Istruzione nel governo Schifani, aveva usato parola durissime nei confronti della donna, sospesa per dieci giorni (fino al 31 marzo) dalla dirigente dell’Istituto Capuana-Prato. La sospensione, aveva commentato Turano, “è un primo passo“, annunciando l’intenzione di rivolgersi al ministro Valditara “perché possa prendere ulteriori provvedimenti necessari affinché questa persona non abbia più alcun contatto con il mondo della scuola, tenuto conto del clamore negativo e del turbamento che il provvedimento giudiziario a suo carico ha suscitato nella collettività e in particolare nell’ambiente scolastico“. E alla vigilia della riunione, la dirigente dell’Istituto Vania Stallone, è altrettanto netta: “Non voglio più l’insegnante Bonafede nel corpo docente della mia scuola”. La donna è figlia del boss defunto Leonardo e insegna nel plesso ‘Catullo’ dal 2011, dopo essere entrata di ruolo nel 2005 a seguito di concorso pubblico. “Sino al giorno in cui l’autorità giudiziaria ha reso pubbliche la foto dell’incontro con Matteo Messina Denaro al supermercato e il contenuto delle lettere tra i due, la signora Bonafede era una docente che nulla aveva mai fatto trapelare sul luogo di lavoro – spiega la dirigente scolastica – Nessun comportamento sospetto. Ma quando abbiamo visto e saputo dei contatti con Messina Denaro siamo rimasti tutti a bocca aperta”.
Dalle indagini degli inquirenti è emerso che tra Laura Bonafede e Matteo Messina Denaro c’era un rapporto epistolare “molto intenso”. La scoperta dal ritrovamento al padrino di Castelvetrano di una lettera-diario scritta da una persona che si firmava con lo pseudonimo di “cugino” per proteggere la sua vera identità e diretta al boss. In principio i carabinieri non sanno chi sia “cugino”, ma poi scoprono un pizzino scritto il 14 gennaio, due giorni prima dell’arresto, dal boss stesso. Nel pizzino risponde a un precedente messaggio di “cugino“. “Ci siamo visti da vicino ed anche parlati. – scriveva il capomafia all’interlocutore – mi avrai trovato invecchiato e stanco (…) a me ha fatto piacere vederti e parlarti, cercavo di tenere la situazione sotto controllo ma non ho visto niente di pericoloso, certo c’è da vedere cosa ha pensato l’affetta-formaggi, perché a te ti conosce e sa che tipo sei, a me mi conosce di vista come cliente ma non sa nulla, certo ora che mi ha visto parlare con te sarà incuriosito di sapere chi sono. “Il termine “affetta formaggi” insospettisce i militari che si ricordano che nel covo di Campobello di Messina Denaro c’era uno scontrino della Coop del 14 gennaio. A quel punto acquisiscono le immagini interne del negozio e vedono Messina Denaro davanti al banco dei salumi parlare con Laura Bonafede. E’ la svolta: dietro al nome ‘cugino’ c’è lei.