La quinta sezione penale della Corte di Cassazione ha bocciato il ricorso presentato da Giovan Battista Ventura contro la sentenza della Corte d’appello di Catania che nel giugno 2020 lo ha condannato, riconoscendo l’aggravante del metodo mafioso, per le minacce rivolte al giornalista Paolo Borrometi, vicedirettore dell’Agi e presidente dell’associazione Articolo21.
Diventa definitiva, dunque, la condanna a un anno e 10 mesi inflitta a Ventura, ritenuto reggente dell’omonimo clan di Vittoria (Ragusa), accusato di minacce di morte e tentata violenza privata ai danni di Borrometi per le sue inchieste sulla criminalità organizzata vittoriese. Ne dà notizia, esprimendo “grande soddisfazione”, la Federazione nazionale della Stampa italiana, che in tutte le fasi della vicenda giudiziaria è stata parte civile al fianco di Paolo Borrometi, assistita dall’avvocato Roberto Eustachio Sisto dello studio legale FPS.
“I giudici – commentano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi – hanno finalmente riconosciuto una volta per tutte quello che tutti sapevano, e cioè che Paolo Borrometi era minacciato dalla mafia. E questo nonostante le campagne diffamatorie che qualcuno ha tentato di ordire nei suoi confronti. Nel ringraziare l’avvocato Sisto, rivolgiamo un abbraccio a Borrometi, con l’auspicio che chi in questi anni lo ha attaccato anche su questa vicenda abbia ora il coraggio di chiedere scusa”.
Per l’avvocato Roberto Eustachio Sisto si tratta di “un risultato importante a testimonianza dell’efficacia dell’impegno, anche processuale, della Fnsi. Il diritto di cronaca – rileva il legale – è un pilastro costituzionale la cui aggressione, specie se aggravata dalle modalità mafiose, come stabilito dalla Cassazione e prima ancora dalla Corte di Appello, merita una profonda censura”.