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Il Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della locale Procura della Repubblica – DDA, ha emesso un decreto di confisca del patrimonio di Gaspare Finocchio (classe ’31) divenuto irrevocabile con sentenza della Corte di Cassazione, per un valore stimato di oltre 100 milioni di euro, eseguito dai finanzieri del Comando Provinciale di Palermo.
Finocchio è stato condannato dalla Corte di Appello di Palermo con sentenza del 05.07.2007, per il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso, alla pena
di anni 7 e mesi 3 di reclusione. Lo stesso era stato tratto in arresto con ordinanza di custodia cautelare in carcere del G.I.P. del Tribunale di Palermo in data 14.11.2003, unitamente al figlio Giuseppe ed ai fratelli Diego e Pietro Rinella, ritenuti i soggetti di vertice della famiglia mafiosa di Trabia.
Dalle indagini svolte sono emersi convergenti elementi circa la sua partecipazione a Cosa Nostra, in particolare con riferimento al suo ruolo di
imprenditore legato alla famiglia mafiosa di Trabia, in favore della quale avrebbe, secondo le evidenze giudiziarie e plurime dichiarazioni di
collaboratori di giustizia, subordinato la sua attività di costruttore, facendosi volutamente artefice di operazioni di reinvestimento dei proventi
dell’attività illecita di tale compagine criminale. Come dichiarava Antonino Giuffrè: «La costa da Buonfornello a Campofelice è stata terra di conquista e di scempio» per la mafia che in quegli anni investiva nella provincia e proprio in tale ottica Gaspare Finocchio aveva accettato l’intestazione fittizia di alcuni dei beni della famiglia Rinella.
Altri collaboratori di giustizia, tra cui Salvatore Contorno, Tullio Cannella, Giovanni Brusca e Giovanni Drago, hanno poi nel tempo affermato che il proposto era socio in affari o comunque un imprenditore “vicino” ad altri autorevoli esponenti mafiosi di Cosa nostra palermitana, tra cui i Graviano. La Procura della Repubblica di Palermo, tenuto conto di tali condotte, ha pertanto delegato accertamenti economico-patrimoniali agli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, che hanno evidenziato una significativa sproporzione, che negli anni 90 ammontava a quasi 6 miliardi di vecchie lire, tra l’ingente valore dei beni e degli investimenti effettuati nel tempo ed i redditi dichiarati da Gaspare Finocchio e dai soggetti ritenuti suoi prestanome, formali intestatari di parte degli asset proposti per la misura ablativa.
Il Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della locale Procura della Repubblica, emetteva, a partire dal maggio 2004, diversi provvedimenti di sequestro che aggredivano gran parte del patrimonio immobiliare della famiglia Finocchio, nonché diverse società con il relativo complesso dei beni aziendali e disponibilità finanziarie degli stessi. A seguito della pronuncia della Corte di Cassazione, diviene pertanto definitiva la confisca, di 6 imprese; 377 immobili (tra terreni, ville, abitazioni, box, magazzini e terreni edificabili e non), tra i quali spiccano i complessi realizzati nel quartiere Brancaccio di Palermo e i villini di “Torre Roccella” a Campofelice di Roccella (PA) e 17 rapporti finanziari.