Operazione antimafia dei carabinieri in provincia di Trapani. Tredici arresti e in manette finisce anche Francesco Domingo, boss di Castellammare del Golfo, soprannominato ‘Tempesta‘ e fedelissimo di Matteo Messina Denaro. Ci sono altri undici indagati, fra cui il sindaco del paese, Nicola Rizzo: perquisiti abitazione e ufficio.
Il primo cittadino è destinatario di informazione di garanzia e invito a rendere interrogatorio. Indagato pure un ex consigliere comunale di Castellamare del Golfo che aveva chiesto al boss di attivarsi per il recupero di un mezzo agricolo che gli era stato rubato, nonché un avvocato, ex consigliere Comunale di Trapani, che aveva concorso con Domingo e Francesco Virga nella estorsione ad un imprenditore agricolo.
Il blitz denominato “Cutrara” dei militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Trapani, coordinati dalla Dda di Palermo, ha colpito duramente la famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo. Gli arrestati sono accusati di associazione di tipo mafioso, estorsione, furto, favoreggiamento, violazione della sorveglianza speciale e altro, tutti reati aggravati dal metodo mafioso. Altre 11 persone sono state denunciate a piede libero. Eseguite inoltre decine di perquisizioni.
I DETTAGLI
L’operazione ha visto impegnati impegnati 200 militari dell’Arma con il supporto di unità navali, aeree e reparti specializzati come lo Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia, nonché unità cinofile per la ricerca di armi.
Le indagini, coordinate dal procuratore Francesco Lo Voi, dal l’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Gianluca De Leo e Francesca Dessi’, hanno permesso di smantellare la cosca che nonostante i dissidi interni, è saldamente al vertice il pregiudicato Domingo, già condannato a 19 anni di carcere per associazione di tipo mafioso ed altro e ritornato in libertà nel marzo del 2015. La famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, aggregata a quella di Alcamo dopo la prima guerra di mafia che vide la supremazia dei corleonesi, era stata ricostituita nel 1993 e la reggenza fu affidata a Gioacchino Calabrò, successivamente, come accertato giudizialmente, proprio Domingo aveva ereditato la reggenza dal 1997 fino al 2004, continuando ad esercitare, per alcuni anni, il suo potere anche dall’interno del carcere. La stessa sentenza con la quale venne all’epoca condannato aveva altresì accertato che Domingo aveva svolto il ruolo di tramite fra Cosa nostra e un’organizzazione criminale operante in Sardegna e ciò in quanto Giovanni Brusca e Matteo Messina Denaro avevano programmato alcuni atti ritorsivi contro le guardie carcerarie che proprio in Sardegna, a loro avviso, si sarebbero resi responsabili di gravi maltrattamenti contro i detenuti al regime di cui al 41 bis.
Addirittura a Domingo era stata rimessa l’organizzazione di un incontro (poi effettivamente avvenuto, così come giudiziariamente ricostruito nella citata sentenza) fra Gaspare Spatuzza e Matteo Messina Denaro, incontro in cui erano state assunte le decisioni sulla custodia delle armi a disposizione delle famiglie mafiose del trapanese. Le indagini dei Carabinieri hanno dimostrato che, anche dopo aver scontato la lunga pena detentiva, Domingo sin dalla sua scarcerazione aveva immediatamente riassunto il ruolo di capo famiglia e che disponeva di una nutrita schiera di accoliti. La carica rivestita da ‘Tempesta’ era riconosciuta unanimemente anche dalle articolazioni di Cosa Nostra: erano infatti interessato da Francesco Virga, vertice del mandamento mafioso di Trapani, gia’ tratto in arresto nell’operazione dei Carabinieri “Scrigno” e oggi raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa ed estorsione, per costringere, in concorso con l’arrestato Diego Angileri, un imprenditore agricolo castellammarese a cedere un vasto appezzamento di terreno che conduceva nelle contrade di Marsala.