È durato poco il regno di Settimo Mineo, arrestato all’alba di oggi 4 dicembre a Palermo, nel maxi blitz antimafia dei carabinieri in cui sono finiti in carcere altri 45 esponenti della malavita organizzata. Mineo, gioielliere ottantenne con negozio in corso Tukory, lo scorso maggio aveva preso il posto di Totò Riina, il boss stragista di Cosa nostra morto in carcere.
In primavera, la Cupola si era riunita e il suo nome era stato quello prescelto per prendere in mano le redini lasciate da Totò “u curtu”.
Di varia natura le accuse contestate agli uomini finiti in manette, si va dall’associazione a delinquere di stampo mafioso, all’estorsione, al favoreggiamento.
Ma l’arresto più eccellente è quello di Mineo, forse il più anziano boss siciliano che nel lontano 1984 ebbe l’ardire di rispondere alle domande del giudice Giovanni Falcone, dicendo “Signor giudice, io cado dalle nuvole“. Oggi, è finito dietro le sbarre per l’ennesima volta.
Dall’indagine della dda di Palermo, è emerso che Cosa nostra, dopo anni, aveva ricostruito la storica Cupola. Le accuse per gli indagati sono di associazione mafiosa, estorsione aggravata, intestazione fittizia di beni, porto abusivo di armi, danneggiamento a mezzo incendio, concorso esterno in associazione mafiosa.
Settimo Mineo, 80 anni, un “curriculum” mafioso di decenni, sarebbe diventato il nuovo capo di Cosa nostra. Dopo la morte del boss Totò Riina, sarebbe stato designato al vertice della commissione provinciale che da anni ormai aveva smesso di riunirsi, segno che i clan avevano scelto di tornare alla struttura unitaria di un tempo.
Già condannato a 5 anni al maxi processo, fu riarrestato 12 anni fa per poi tornare in libertà dopo una condanna a 11 anni.