L’ex deputato regionale del Pd Paolo Ruggirello è stato rinviato a giudizio, stamani, 17 febbraio 2020, dal gip di Palermo Filippo Serio con l’accusa di associazione mafiosa. Il processo comincerà l’8 aprile davanti al tribunale di Trapani.
L’ex parlamentare è in carcere da quasi un anno, a seguito dell’arresto per un’indagine coordinata dal procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido e dal pm Gianluca De Leo, insieme ad altre 24 persone ritenute organiche ai clan trapanesi legati al boss latitante Matteo Messina Denaro.
Paolo Ruggirello era stato arrestato il 5 marzo del 2019: l’esponente politico che quattro anni fa dopo essere stato eletto con il centrodestra, era transitato nelle fila del Pd, era finito in manette nel corso di un blitz, scattato a Trapani e provincia contro 25 persone ritenute appartenenti alla mafia.
Secondo la procura di Palermo, l’ex deputato regionale, che alle scorse elezioni politiche si era candidato all’uninominale con il Partito Democratico, sarebbe stato vicino al clan di Trapani, grazie al quale avrebbe ottenuto voti e appoggio elettorale in cambio di favori e assunzioni, arrivando – secondo l’accusa – addirittura ad affidare ai mafiosi la gestione, seppur parziale, della propria campagna elettorale.
Oltre a Ruggirello sono stati rinviati a giudizio, a vario titolo imputati di associazione mafiosa favoreggiamento, estorsione e voto di scambio: Antonino Buzzitta Giuseppa Grignani Vito Gucciardi Vito Mannina Alessabndro e Luigi Manuguerra Marcello Pollara, i quali verranno processati col rito abbreviato, invece, Michele Alcamo, Maria Stella Cardella,Pietro Cusenza, Antonino D’Aguanno,Tommasa Di Genova, Vincenzo Ferrara, Stelica Jacob, Ivana Annamaria Inferrera,Mario Letizia, Michele Martines, Francesco Orlando, Francesco Peralta, Giuseppe Piccione, Francesco Salvatore Russo,Carmelo Salerno, Francesco Todaro, Filippo Tosto e i boss Francesco e Pietro Virga.
“Dobbiamo raccogliere voti… Tu lo sai che se le cose vanno bene a me vanno bene a tutti. Mi pare che è stato sempre così qua“, diceva il boss Virga non sapendo di essere intercettato.
Dall’inchiesta emerse che la mafia offriva voti e i politici ricambiavano pagando oppure sostenendo gli affari dei boss. Ruggirello, accusato di essere “a disposizione” di Cosa nostra non è l’unico politico coinvolto nell’inchiesta. Di voto di scambio, infatti, è stata accusata anche Ivana Inferrera dell’Udc, già assessore comunale a Trapani.
Per loro le cosche trapanesi, legate a Matteo Messina Denaro, si sarebbero spese in almeno due occasioni elettorali: alle regionali del 2017 alle quali erano entrambi candidati ma in liste diverse e alle politiche del 2018 alle quali Ruggirello si era presentato per il Senato senza essere però eletto né in un caso né nell’altro.
L’ex parlamentare ha ammesso di aver incontrato il boss trapanese Piero Virga, ma ha sostenuto di non aver saputo, prima dell’incontro, che il capomafia sarebbe stato presente.
Dopo l’interrogatorio di garanzia ha chiesto al gip la revoca del carcere e la sostituzione coi domiciliari, ma il giudice ha respinto l’istanza, definendo “inverosimili” le spiegazioni fornite.