I carabinieri del Comando provinciale di Messina e del Ros e la polizia hanno eseguito a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, e in altre località, un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip, su richiesta della Procura Distrettuale della Repubblica, nei confronti di 40 persone (qui i nomi di tutti gli arrestati).
L’operazione, denominata “Gotha 7”, riguarda la mafia “barcellonese” operante prevalentemente sul versante tirrenico della provincia di Messina. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa su richiesta della Dda di Messina guidata da Maurizio de Lucia.
Per tutti le accuse, a vario titolo, sono di associazione mafiosa, estorsione (consumata e tentata), rapina, trasferimento fraudolento di valori, reati in materia di armi e violenza privata, accuse tutte aggravate dal metodo mafioso.
Sono circa una trentina gli episodi estorsivi ricostruiti dalle indagini dei carabinieri di Messina. Alcuni degli indagati per estorsione, sebbene già condannati e sottoposti a misure di sicurezza o sorvegliati speciali, continuavano secondo le indagini a gestire il racket del pizzo. Classico il metodo del clan: prima l’intimidazione, una bottiglia con liquido infiammabile nei pressi della saracinesca dell’esercizio commerciale preso di mira e, successivamente, “l’avvicinamento” della vittima per richiedere il pagamento del “pizzo”, da dare, di norma, in occasione delle festività di Natale, Pasqua e Ferragosto.
Come è emerso dalle indagini, oggetto delle estorsioni, spesso, non era il solo “pizzo” ma anche il tentativo di subentrare nei lavori pubblici, imponendo agli imprenditori titolari degli appalti il subappalto in favore delle ditte controllate dagli esponenti dell’associazione. In alcuni casi, infine, alcuni titolari di un esercizio commerciale sono stati vittime di rapina: il bottino serviva a finanziare il clan.
La mafia che viene fuori dall’inchiesta Gotha 7 è una mafia molto violenta: tre arrestati picchiarono selvaggiamente un imprenditore edile che aveva osato “pretendere” il compenso per una fornitura di calcestruzzo fatta in favore di un mafioso.
Il clan inoltre aveva imposto, attraverso una società di comodo operante nel settore della vigilanza privata, la guardiania a tutti i vivaisti del comprensorio barcellonese (in particolar modo del Comune di Terme Vigliatore), vessati dai continui furti.
Nell’ambito dell’indagine è emerso anche il movente della brutale aggressione avvenuta, nel settembre del 2017, in pieno giorno e nel centro della città di Barcellona Pozzo di Gotto nei confronti di un professionista che si era “permesso” di denunciare un’estorsione commessa ai suoi danni da tre membri dell’ associazione, poi condannati a 8 anni.
Nel corso delle indagini sono state individuate due società, ritenute riconducibili ovvero di fatto riferibili a 5 esponenti dell’associazione, intestate a due prestanome incensurate.
Nel corso dell’indagine sulla mafia “barcellonese” che ha portato a 40 arresti carabinieri e polizia hanno trovato due arsenali. Il clan aveva la disponibilità di enormi quantità di armi da sparo, comuni e da guerra. Gli inquirenti hanno sequestrato 4 pistole semiautomatiche ed un revolver di grosso calibro, 2 fucili a pompa, un fucile mitragliatore da guerra, centinaia di munizioni di vario genere e calibro.