Un raffinato sistema di froda fiscale, con regia unica su Catania, che abusava dei vantaggi normativi in tema di “distacco di personale” previsti per i contratti di “rete tra imprese” è al centro dell’operazione ‘Alto livello’ del comando provinciale Guardia di finanza etnea. Militari delle Fiamme gialle stanno eseguendo due ordinanze cautelare nei confronti di 16 persone a Catania, Siracusa, Ragusa, Enna, Palermo, Milano, Brescia, Roma e Pesaro e sequestrando quote societarie, disponibilità finanziarie e beni per 29 milioni di euro. Nell’inchiesta coordinata dalla Dda della Procura di Catania ci sono complessivamente 33 indagati.
Sono oltre 140 i Finanzieri del comando provinciale della Guardia di Finanza di Catania impegnati nell’operazione ‘Alto livello’. I militari stanno eseguendo due ordinanze cautelari emesse dal gip etneo, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, che ha disposto misure personali e reali nei confronti di 16 persone. I reati ipotizzati, a vario titolo sono: associazione a delinquere, emissione di fatture per operazioni inesistenti, infedele dichiarazione dei redditi, dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omesso versamento di ritenute previdenziali e di Iva, autoriciclaggio e riciclaggio di denaro di origine illecita. Una conferenza stampa sull’operazione si terrà alle 10 nella sala meeting del nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Catania.
“Rivolgiamo un plauso alla Guardia di Finanza per l’operazione condotta, che mette a nudo, tra le altre, una pratica che abbiamo sempre denunciato: il dumping contrattuale e salariale ai danni di lavoratori che non solo hanno un presente di lavoro ‘povero’, ma che dovranno subire anche la beffa di vedersi nel futuro prestazioni assistenziali o pensionistiche ancora più povere“. Così il segretario generale della Cisl di Catania Maurizio Attanasio commenta in una nota.
Per Attanasio “le ipotizzate irregolarità emerse, infatti non solo vanno ai danni dello Stato, ma si ripercuotono negativamente sulle spalle dei lavoratori, che sono sempre l’anello più debole della catena. L’applicazione di contratti non in linea con le mansioni svolte sta diventando sempre più una pratica diffusa non solo in ambito privato, ma a volte anche nei subappalti o affidamenti diretti pubblici. I lavoratori che si rivolgono alle federazioni di categoria o al patronato Inas della Cisl si accorgono molto spesso solo dopo di essere stati inquadrati con contratti di lavoro riferiti ad altri diversi settori di attività, spesso inquadrati in livelli inferiori oppure, pur in presenza di contratti a tempo pieno e indeterminato, si ritrovano per consistenti mesi dell’anno ‘staccati’ senza alcuna comunicazione, senza retribuzione e senza contribuzione. Per non parlare addirittura dei cosiddetti contratti-spazzatura, cioè contratti che alienano tutele e diritti oltre a consistenti elementi salariali“.