La corruzione in Sicilia è ancora viva e vegeta. Al di là di ogni rassicurazione che i politici posso dare ai siciliani.
E prima ancora del dossier redatto dall’Anac in cui da sola l’Isola ha una percentuale di corruzione che si aggira intorno alla somma di quelle del nord, ci aveva pensato a dare una fotografia esatta del fenomeno, l’ultima inchiesta della procura di Catania in merito alle mazzette dell’Anas.
L’Anas: “è partecipata al 100% del gruppo Ferrovie dello Stato ed è sottoposta a controllo e vigilanza tecnica ed operativa del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. E, d’altra parte, le qualifiche di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio sono legate all’attività effettivamente svolta”.
Forse una svista da parte del Ministero in merito al sistema corruttivo scoperto dalla Guardia di Finanza all’Anas di Catania.
Massimi ribassi, lavori fatti male, addirittura incompleti. Questi i meccanismi utilizzati da imprenditori con tacito accordo dei dipendenti dell’Anas per risparmiare sugli appalti stradali da eseguire, che si traducevano in laude “mazzette” da dividere tra dipendenti pubblici e imprenditori. A quanto pare sono 500mila euro i profitti illeciti per un giro di affari di 4 milioni di euro. Ma questa è solo la terza parte di una inchiesta iniziata a settembre che riguarda l’ente pubblico catanese. Inchiesta che ha fatto “cantare” numerosi dipendenti Anas che hanno sviscerato il sistema abbastanza rodato e affidabile delle tangenti a discapito delle strade siciliane.
I NOMI
I nuovi episodi di corruzione riguardano persone raggiunte da precedenti misure cautelari (per l’Anas Riccardo Carmelo Contino, Giuseppe Panzica e Giuseppe Romano già ai domiciliari, destinatari oggi della stessa misura; per le imprese corruttrici, c’è Pietro Matteo Iacuzzo, rappresentante legale della “Isap srl” di Termini Imerese, già ai domiciliari e, da oggi, in carcere), si registra il coinvolgimento di ulteriori responsabili di corruzioni perpetrate nell’ultimo biennio: Giorgio Gugliotta, 45 anni, dipendente Anas, capo nucleo del centro di manutenzione diretto dal geometra Contino; Amedeo Perna, 50 anni, dipendente della Ifir tecnologie stradali srl, con sede a Milano; Santo Orazio Torrisi, 62 anni, rappresentante legale della Sicilverde srl, con sede ad Aci Sant’Antonio; Giuseppe Ciriacono, 51 anni, padre del rappresentante legale della Ital costruzioni group srl, con sede a Caltagirone; Vincenzo Baiamonte, 63 anni, già dipendente della Safe roads srl, con sede a Misilmeri. Baiamonte risulta, dal 2019, dipendente della Truscelli Salvatore srl, con sede a Caltanissetta. Truscelli, lo scorso 18 ottobre, era stato sottoposto ai domiciliari perché sorpreso dai finanzieri a consegnare, tra l’altro, negli uffici dell’Anas, una tangente di diecimila euro in contanti.
“MAZZETTE” E GIRO D’ITALIA
Uno dei lavori che ha riguardato le mazzette in Sicilia è stata la messa in sicurezza di strade per lo svolgimento del Giro d’Italia. Coinvolti in questa vicenda i funzionari Giuseppe Romano responsabile dei lavori, Riccardo Contino direttore dei lavori e Giuseppe Panzica direttore operativo.
Proprio il Panzica spiegava alla procura di Catania che “In virtù di una convenzione tra Anas e Regione Siciliana, aggiudicataria dell’accordo quadro era la ISap della Provincia di Palermo. I referenti di detta ISap erano Iacuzzo Pietro e il braccio destro di questi, Sciolino Michele. Il dichiarante spiegava che lo Iacuzzo si era aggiudicato l’accordo quadro per le autostrade e non per le strade provinciali, si che non avrebbe voluto effettuare i lavori in questione, in quanto le spese sarebbero state maggiori. L’esigenza di effettuare lavori su strade provinciali nasceva da una situazione di urgenza legata all’imminente passaggio del Giro d’Italia per cui la Regione, i comuni interessati, il Prefetto e l’associazione ciclistica sollecitavano un adeguato allestimento ai fini della gara… l’impresa alla fine aveva accettato le condizioni che erano state fatte rientrare nell’accordo quadro con la Regione ma gestito a livello operativo da Anas“.
Il funzionario testualmente riferiva: “Si, a livello operativo la gara fu fatta praticamente per l’impresa“. Il pm: “a Palermo?”. Il Panzica ha risposto: “No a Roma… fatta direttamente a Roma… gli atti sono tutti là, gli atti di sottomissione”.
Il risultato dell’appalto? Lavori fatti in economia sulla scarificazione ed i materiali utilizzati.
Ma le mazzette anche questa volta non sono mancate. “Il Panzica riferiva che l’importo convenuto era di 50mila euro ma ne erano stati consegnati 48mila. Il denaro era stato contato sul posto davanti allo Iacuzzo… la somma era stata divisa in tre parti: una per il Panzica, una per il Contino ed una per il Romano”.