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Il monito

Medicina estetica, boom di richieste ma poche garanzie. Alberti: “Senza anamnesi si rischia la vita” CLICCA PER IL VIDEO

lunedì 30 Giugno 2025

Nel panorama in continua espansione dei trattamenti estetici, i confini tra medicina estetica e chirurgia plastica si fanno sempre più sottili. Troppo spesso, anche pericolosamente confusi. Il risultato? Un mercato in cui non solo medici non specializzati, ma anche personale non sanitario propone interventi che richiedono competenze mediche, in alcuni casi sconfinando nell’abuso di professione. Con conseguenze che vanno da semplici inestetismi a danni gravi e, nei casi peggiori, irreversibili.

“Oggi si parla troppo di labbra e troppo poco di anamnesi – ammonisce Giovanni Alberti, medico dello sport e della medicina estetica -. Prima di qualunque trattamento bisogna sapere se il paziente ha allergie, se ha avuto herpes, se fuma, se dorme poco. Tutti fattori che incidono sul risultato e sul rischio. Nessun trattamento andrebbe fatto a scatola chiusa”.

Una medicina vera, anche se non è una specializzazione

La normativa italiana stabilisce che la laurea in Medicina e Chirurgia abilita all’esercizio di qualsiasi atto medico, esclusa anestesia e radiologia – sottolinea -. Ma questo non vuol dire che si possa improvvisare. La medicina estetica, pur non essendo una specializzazione riconosciuta, richiede una preparazione approfondita e multidisciplinare. È una medicina preventiva, che mira al benessere globale della persona. Non curiamo patologie, ma lavoriamo sull’equilibrio tra corpo, psiche e ambiente. Io mi sono formato nella scuola dei Fatebenefratelli, fondata dal professor Bartoletti, che è stato il padre della medicina estetica in Italia, e ho completato il percorso con un perfezionamento universitario”.

Anestesia e sicurezza: i punti più sottovalutati

Negli ultimi mesi, i casi di cronaca hanno acceso i riflettori su un problema drammatico: la mancanza di sicurezza nei trattamenti estetici. Interventi eseguiti in ambienti non autorizzati, senza defibrillatori, senza anestesisti, senza cartelle cliniche. E con esiti tragici.

“L’anestesia, anche quella locale, non è una formalità. Può provocare reazioni gravi, dalla tachicardia al collasso anafilattico. Va eseguita da chi è formato, in ambienti idonei e con tutte le precauzioni del caso – spiega-. Basta una crema anestetica su una persona allergica, o un’iniezione fatta senza le dovute verifiche, per trasformare un trattamento banale in un’emergenza medica.

Gli episodi critici possono insorgere anche per cause meno evidenti: cali di pressione, ansia, iperventilazione, risposta vagale. “Può capitare che un paziente svenga per lo stress, che si senta male al termine di una criolipolisi o che vada in crisi respiratoria dopo un’infiltrazione. Se non sai cosa fare nei primi minuti, le conseguenze possono essere gravi”.

“La competenza medica – sottolinea – non si misura solo dalla mano ferma, ma dalla capacità di prevenire, riconoscere e gestire una complicanza, anche rara. È questo che distingue un medico da un semplice esecutore”.

Dove si fa un trattamento conta quanto chi lo fa

Molti trattamenti vengono eseguiti in appartamenti o in studi privi delle autorizzazioni necessarie. “Se uso apparecchi elettromedicali o faccio infiltrazioni, devo trovarmi in un ambulatorio autorizzato. Serve il lavandino nella stanza, la raccolta dei rifiuti speciali, gli standard igienici”, precisa Alberti.

A Palermo esiste un registro dei medici estetici attivato dall’Ordine provinciale, ma l’iscrizione non è obbligatoria. “Non c’è un albo ufficiale. Il paziente deve informarsi, chiedere, pretendere garanzie. È il primo strumento di difesa”.

Più domanda, meno qualità? Dipende da chi risponde

Negli ultimi anni la richiesta di medicina estetica è esplosa. E con essa, anche corsi “mordi e fuggi”, webinar, attestati privi di valore legale.

“Io ho fatto un lungo percorso specifico per la medicina estetica, ma oggi c’è gente che fa un corso online e poi si mette a fare filler e botox. La colpa non è della domanda, ma di chi pensa che basti un attestato per sentirsi medico estetico”.

Ancora peggio, secondo Alberti, è il modello commerciale degli open day: “Li ho visti coi miei occhi: pazienti che entrano, si fanno le labbra in dieci minuti e vanno via. Nessuna visita, nessun controllo, nessuna osservazione. Solo siringhe e sconti”.

Boom di richieste, poca consapevolezza

Nel 2024, secondo le stime delle principali società scientifiche del settore, oltre 1,3 milioni di persone in Italia si sono sottoposte a trattamenti di medicina estetica non chirurgica. Un incremento di circa il 15% rispetto all’anno precedente, che conferma un trend in continua crescita.

Aumenta anche la quota maschile, che rappresenta oggi quasi il 20% della domanda complessiva. Ma alla crescita della richiesta non sempre corrisponde un’adeguata cultura della sicurezza, né da parte degli operatori né, spesso, dei pazienti.

“Il problema non è l’estetica in sé – sottolinea Alberti – ma la leggerezza con cui molti la trattano. Se cresce la domanda, deve crescere anche la consapevolezza: da chi la pratica, ma anche da chi la richiede”.

Il tempo, la visita, l’ascolto

Per Alberti, ogni trattamento richiede tempo e attenzione. “Io dedico anche un’ora solo per fare il filler alle labbra e ogni trattamento richiede tempo, attenzione e metodo. Prima di intervenire, è fondamentale preparare il paziente, valutare con cura la situazione, garantire condizioni igieniche ottimali e monitorare la risposta. Non si può lavorare di fretta o con superficialità. Non siamo parrucchieri, siamo medici”.

“Anche una crema anestetica può scatenare reazioni allergiche. Se non conosci il paziente, se non chiedi niente, il rischio aumenta. L’anamnesi è fondamentale. Lo ripeto sempre: senza visita, non si fa nulla”.

Chiudere gli occhi costa più di quanto si crede

Non basta affidarsi al prezzo o alle apparenze. Le assicurazioni, avverte Alberti, fanno distinzione netta tra estetica medica e chirurgia plastica. “Se operi fuori dalle regole, anche l’assicurazione potrebbe non coprirti. Se usi il botox su aree non autorizzate, rischi grosso. E se succede qualcosa, resti solo”.

“Non si tratta solo di tecnica, ma di coscienza professionale. Se non ho mai fatto chirurgia, non posso svegliarmi domani e fare una liposuzione solo perché qualcun altro lo fa. Non esiste una legge che lo vieta, ma esiste la mia etica. E quella, per me, vale più di qualsiasi consenso firmato – conclude -. La medicina estetica è una cosa seria. E come ogni medicina, o la fai bene o non la fai affatto”.

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