Per anni l’edilizia è stata un volano per l’economia di Messina e della sua provincia. Poi è iniziata una pesante crisi dal 2010 al 2020 che ha investito in modo drammatico il settore. Dopo una brevissima ripresa nel 2021, che ha ridato ossigeno al mondo del lavoro edile e all’imprese del comparto, nel 2022, sull’onda delle molteplici previsioni legislative approvate negli anni scorsi (il bonus 110, l’eco-bonus, il sisma bonus e il bonus ristrutturazioni) è stato caratterizzato da un vero e proprio boom con le positive conseguenze per tutti gli indicatori economici.
Puntualmente ad ogni ferragosto la Uil Messina e la Feneal Uil Tirrenica predispongono un report sull’andamento dell’edilizia. Dati alla mano, evidenziano un 2023 preoccupante. Nei primi sei mesi del 2023, rispetto al 2022 si registra un calo degli occupati (oltre mille unità) ed il perdurare di un’altissima percentuale di lavoro in nero che sfiora il 74%
“Come avevamo previsto e reiteratamente segnalato con allarme la crescita del comparto era assolutamente effimera e volatile in quanto legata a quei provvedimenti governativi, non strutturali, che, nei mesi scorsi, sono stati falcidiati e cancellati dal governo Meloni- spiegano Ivan Tripodi, segretario generale della Uil Messina, e Pasquale De Vardo, segretario generale della Feneal Uil Tirrenica-Tutto ciò, infatti, ha provocato, già nel primo semestre 2023, una insidiosa inversione di tendenza, a nostro avviso organica e non episodica, caratterizzata da un calo degli occupati dell’edilizia messinese che, alla fine dell’anno, rischia di trasformarsi in un tracollo. Il trend statistico coniugato alla conoscenza del territorio sono chiari ed incontrovertibili. Gli altri indicatori, apparentemente positivi, sono, infatti, la banale conseguenza dell’onda lunga del 2022″.
I numeri certificano pessimistiche prospettive occupazionali nell’edilizia messinese e secondo il sindacato non vi è stata la necessaria attenzione, da parte delle Istituzioni e delle amministrazioni locali, nei confronti di un comparto trainante della nostra economia. L’ imponente crescita avvenuta negli anni scorsi, grazie ai bonus, era esclusivamente legata alla massiccia attività che ha investito l’edilizia privata, mentre risulta totalmente latitante qualsivoglia attività di edilizia pubblica in quanto non vi è traccia di appalti e cantieri per la realizzazione di opere pubbliche nel nostro territorio. “Anzi, i pochissimi cantieri pubblici sono fermi e, addirittura, in procinto di trasformare l’opera prevista nell’ennesima incompiuta, come, ad esempio, sta avvenendo al porto di Tremestieri. Allo stato, l’unico importante cantiere aperto che produce occupazione è quello di Rfi per la realizzazione del raddoppio ferroviario della linea Giampilieri – Fiumefreddo”.
La Uil evidenzia come dopo la recente “bolla”, l’edilizia affronterà una nuova crisi poiché, in mancanza di interventi strutturali e duraturi, nei prossimi anni, rischiamo di assistere ad un tonfo senza precedenti. Una voragine sociale che causerà un ulteriore aumento del già enorme lavoro nero e del dumping contrattuale con una ulteriore escalation negativa sul tema della sicurezza sul lavoro che, ogni giorno che passa, si è trasformata in una indecente mattanza senza fine che sfregia le coscienze in un clima di assordante silenzio da parte delle autorità preposte.
“ L’allarme è lanciato e non vogliamo assolutamente essere, ancora una volta, facili profeti nel segnalare le nefaste prospettive del comparto poiché tutto ciò certificherebbe la mancanza di risposte legislative, di scelte politiche-amministrative e di prospettive per il mondo dell’edilizia- concludono Tripodi e De Vardo- Un settore che, anche nel nostro territorio, deve, inoltre, affrontare la mancanza di manodopera qualificata per cui appare fondamentale rilanciare l’attività di formazione delle maestranze da parte degli enti bilaterali del settore. Gli allarmanti numeri del primo semestre del 2023 non ammettono sottovalutazioni o silenzi”.