Lo Stretto di Messina è unico al mondo, eppure la città rispetto al passato ha vissuto “senza mare”, anzi, si è pensata e progettata come se a quel mare avesse voltato le spalle. E in questo contesto la zona Falcata, patrimonio non solo naturale ma storico, culturale e artistico che in qualsiasi altra parte del pianeta sarebbe stata volano di sviluppo, è stata vilipesa e dimenticata.
Chi vuol far brillare quel gioiello è il professor Josè Gambino, docente dell’Università di Messina, che da tempo ha predisposto un ambizioso progetto per la realizzazione nella zona Falcata dell’Eco grande acquario dello Stretto-Polo scientifico internazionale della biodiversità marina, che lui immagina all’interno del Parco blu delle sirene. L’idea progettuale rappresenterebbe un unicum nel mondo e costituirebbe un richiamo internazionale oltre che comportare occupazione, rilancio del territorio e polo scientifico e didattico. Tempi di realizzazione tre anni per un costo stimato di 120 milioni di euro, più di 350 posti di lavoro e duemila nell’indotto. E insieme al Ponte sullo Stretto (per il quale per la verità Gambino ha anche suggerito il nome di Antonello da Messina), costituirebbe il vero tandem per il futuro.
“Messina ha vissuto gli ultimi decenni senza il mare- spiega il professor Gambino-invece il braccio di mare dello Stretto è uno dei più importanti al mondo, è unico. L’idea è quella di realizzare un polo scientifico all’altezza, anzi ben più rilevante di quelli esistenti. Penso ad un’ expo universale delle specie marine articolato in modo tale da unire l’aspetto scientifico a quello attrattivo e didattico. L’Onu e l’Unesco hanno proclamato il 2021-2031 decennio delle scienze e del mare per salvaguardare gli oceani come priorità. Possiamo trasformare la zona Falcata in quello che chiamo il Parco blu delle sirene, riferendomi all’antica mitologia, avendo a disposizione il doppio se non il triplo di spazio a disposizione rispetto all’acquario di Genova. Ma a differenza degli acquari noti nel mondo il nostro aggiungerebbe la territorialità, la specificità del luogo sia dal punto di vista artistico che delle specie marine che anche dell’identità messinese e siciliana. Il parco avrebbe una triplice centralità: urbana, nell’area integrata dello Stretto e nel cuore del Mediterraneo”.
Il progetto infatti non è “solo” un enorme acquario con tutte le specie marine (comprese quelle tipiche del nostro territorio) ma vedrebbe affiancate altre strutture con destinazioni diverse, dal polo didattico al pala congressi, dall’incubatore per start up allo spazio per la messinesità fino a fontane, sculture, aree per mostre ed eventi.
“Costituirebbe un’attrattiva internazionale, anche per i flussi turistici collegati alle crociere e non soltanto. Oltre al rendering ed al business plan abbiamo provato a calcolare anche il potenziale in termini di visitatori annui che sarebbero da un milione l’anno in su”.
Oltre al grande acquario sono previsti otto edifici, ognuno con una forma rappresentativa della biodiversità marina (il riccio rosa, la medusa quadrifoglio, la stella marina), ed un ristorante sottomarino, fino all’Arca di Noè nella quale troveranno posto le specie in via d’estinzione. Il polo scientifico avrà la forma di Pangea. Ci saranno fontane e statue, dal Nettuno a Scilla e Cariddi e l’ingresso sarà quella Porta Grazia che secoli fa era la “porta” della Real Cittadella della zona Falcata e che oggi si trova dall’altra parte della città.
Finora ci sono state numerose interlocuzioni sia con l’Università che con il Consiglio comunale e con l’ex presidente della Regione Musumeci ma l’attualità del dibattito del Ponte ha reso ancor più interessante il progetto del Polo scientifico.
“Il rischio è che i turisti scattino foto sul Ponte e poi vadano via, invece quest’opera, peraltro progettata secondo i canoni dell’eco sostenibilità, potrebbe essere inserita tra quelle complementari e fare da vero moltiplicatore di attrattività e sviluppo. A Villa San Giovanni realizzeranno un grande centro direzionale, perché non creare una struttura altrettanto imponente su questa sponda?”
Quanto al Ponte sullo Stretto il professor Gambino ha anche un’idea su come chiamarlo: Antonello da Messina. “E’ stato il primo artista veramente europeo, ha unito la cultura rinascimentale a quella fiamminga e il Ponte collega il Mediterraneo all’Europa”.