In quattro anni il costo dei due edifici (ex Banca di Roma ed ex Cassa di risparmio Vittorio Emanuele) destinati a diventare il Palagiustizia bis si è quadruplicato, a spese del Comune di Messina. Ad accendere i riflettori sul caso è stato il consigliere comunale Pd Alessandro Russo ed anche il capogruppo di FdI Libero Gioveni ha chiesto lumi su alcuni aspetti.
I COSTI LIEVITATI
Riavvolgendo il nastro, alla fine del 2020 le società Unire 100 srl ed Unire 54 spa acquistano da Unicredit i due palazzi: 3.200.000 per l’ex Cassa di Risparmio e 600.000 per l’ex Banca di Roma. Nella ricostruzione di Alessandro Russo i due edifici gioiello vengono poi stimati più del doppio (quasi 9 milioni di euro) e rivenduti due anni dopo, lavori di ristrutturazione compresi, al Comune di Messina per 16 milioni e 200 mila euro. L’acquisto da parte del Comune ha l’obiettivo di destinarli a sedi del Palagiustizia satellite. Nel frattempo le società venditrici hanno già incassato i primi 9 milioni.
I DUBBI DI RUSSO
“Chiedo di conoscere le motivazioni per le quali il valore di mercato dei due edifici sia stato valutato, in fase preliminare all’acquisto, con una quotazione per metro quadrato superiore a quella operata secondo le stime dell’O.M.I. dell’Agenzia delle Entrate per quella tipologia e destinazione di immobile” sollecita Alessandro Russo nell’interrogazione.
Il parere di congruità per l’acquisto redatto per conto della partecipata del Comune “Patrimonio Messina” quantifica un valore di mercato pari a 6.314.000 euro per l’ex Cassa di Risparmio e 2.679.000 euro per l’edificio ex Banca di Roma mentre la stima post lavori di ristrutturazione si attesta su 11.300.000 per l’edificio ex Cassa di Risparmio Vittorio Emanuele e 5.829.503,40 per l’edificio ex Banca di Roma. Ma l’esponente dem sottolinea come il prezzo di vendita a metro quadrato dei due edifici sia eccedente rispetto ai valori dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, poiché alla data della vendita dei due immobili, la quotazione per metro quadrato di edifici aventi le caratteristiche dei due palazzi e destinata a uffici era pari a una quotazione oscillante tra 1200 e 1800 euro. In sitensi la valutazione operata apparirebbe sovradimensionata dal momento che ad esempio per l’ex Cassa di Risparmio di Vittorio Emanueleil prezzo al metro quadrato sarebbe di 2132 euro.
SOPRALLUOGO SOLO ESTERNO
Secondo Russo inoltre la perizia di congruità sembra sia stata effettuata sulla base di una stima redatta con il solo sopralluogo esterno desumendo le superfici lorde solo dalla documentazione ricevuta dalla parte venditrice e utilizzando le previsioni tabellari dei costi di costruzione per le nuove costruzioni e per le ristrutturazioni e restauri di manufatti edilizi aggiornato all’anno 2023 emanate dagli Ordini professionali degli Ingegneri e degli Architetti della Provincia di Grosseto. Per il consigliere comunale sarebbe stato più logico operare attraverso una perizia che si basasse “ sulla effettiva corrispondenza allo stato di fatto”.
I TEMPI NON RISPETTATI
Nessuna traccia c’è inoltre del progetto di adattamento, adeguamento, modifica e ristrutturazione come da accordi sottoscritti con il Comune nell’estate 2023 e che in teoria si sarebbero dovuti concludere entro 14 mesi dalla stipula del contratto. Anche questa è una nota dolente perché strada facendo, come rilevato dal capogruppo di Fratelli d’Italia Libero Gioveni, si è scoperto che gli immobili mancavano di certificazione antisismica che pure avrebbero dovuto essere prodotte in fase di compravendita con l’Amministrazione. La questione ha comportato uno slittamento di un mese ma al momento non si sa nulla in merito alle certificazioni (la cui competenza era delle società venditrici). Russo chiede inoltre se siano stati trasmessi alla Soprintendenza ai Beni culturali i progetti di riqualificazione nel rispetto del pregio storico e architettonico.
GIOVENI SUI RITARDI
Interrogativi che si pone anche Libero Gioveni che chiede lumi soprattutto sulle richieste che il Genio Civile ha fatto a marzo relativamente alle certificazioni di vulnerabilità sismica. “ Gli immobili in questione – ricorda Gioveni – essendo catalogati come edifici di “INTERESSE STRATEGICO”, si sarebbero dovuti sottoporre, prima del loro uso “pubblico”, all’obbligo di carotaggi, prove sul ferro delle armature, prove di carico sui solai, rispetto di codici di sicurezza. Sindaco e direttore generale avevano in qualche modo chiarito che tali incombenze tecniche sarebbero state eseguite dai proprietari, seppur a mio avviso sarebbe stato certamente più opportuno definirlo meglio questo aspetto dirimente prima della liquidazione degli 8 milioni di euro della prima tranche vista l’assenza dell’idoneità all’uso! In ogni caso a che punto sono ad oggi, a distanza di due mesi da quelle dichiarazioni, le procedure tecniche per queste verifiche di legge? Sono state eseguite o no? Ovvero, sono in corso di esecuzione? “.
Il vice sindaco Salvatore Mondello ha risposto che i ritardi sono fisiologici e che martedì prossimo darà una replica dettagliata sui quesiti sollevati da Russo e Gioveni.