Siamo solo all’inizio di questa legislatura, perché di certo il primo giorno ha aumentato il livello di fibrillazione in Forza Italia.
“Sono nato per essere felice, gli altri non lo sanno fare.”, esordisce Gianfranco Miccichè all’inizio della telefonata. E secondo qualcuno “Io, ad oggi, sono quello fo***to, rimasto fuori da tutto, dovrei essere triste, avvilito. Ieri in Assemblea ridevo e scherzavo con tutti, era una giornata dove non si doveva stare attenti ad una legge da votare, ma un tipico giorno per chiacchierare. Ogni tanto giravo lo sguardo verso il governo. Mamma mia, tutti arrabbiati, non c’era uno che sorrideva. Ho detto a Luisa Lantieri di suonare la campana se avesse visto qualcuno sorridere”, ha aggiunto ironicamente il commissario degli azzurri in Sicilia. Ma entriamo nel merito di questa intervista telefonica. La spaccatura di Forza Italia in due gruppi parlamentari, proclamati ufficialmente dal presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, è il risultato di una frattura evidente tra il governatore Schifani e il braccio destro del Cavaliere che rimprovera al primo di non avere tenuto conto delle sue indicazioni.
“Tutto mi sembra assolutamente surreale. Ho portato avanti quello che era il mio progetto di Forza Italia: cambiare il presidente che non soddisfaceva me, e nemmeno gli altri, per poi averne un altro. Guardavo un filmato della campagna elettorale di Schifani che parla di me come un fratello”. Poi cosa è successo? “Non ho idea, veramente non lo so. Schifani ha nei miei confronti un atteggiamento che non comprendo, come se gli avessi fatto qualcosa di tremendo, come se nutrisse un senso di vendetta. Ma per cosa, ribadisco, non lo so! Qualcuno dovrebbe chiedergli come mai prima parlasse bene di Miccichè e adesso non più, improvvisamente. Io gli ho fatto questa domanda, ma non mi ha risposto. Accusato di aver votato De Luca, ma non è vero, altrimenti Forza Italia avrebbe perso i suoi voti, io avrei perso. Sono loro a cercare De Luca per fare gli accordi. Galvagno è stato eletto con i voti di Cateno. Anche io ho votato Galvagno e dicono che non è vero. Io ho detto che alla terza votazione non l’avrei votato ma per dare un segnale alla maggioranza.”
Ma rimango felice – ribadisce l’onorevole Miccichè –, troverò il mio spazio anche senza assessori e senza il cosiddetto potere, come lo chiamano loro. Io non ho mai gestito il potere, amo molto di più la politica e le cose che si progettano. O al governo, o all’opposizione, sono stato sempre sereno. Avrei voluto la sanità perché ho le idee chiare su quello che si deve fare per farla funzionare. Ho sempre pensato ad un manager in grado di gestirla, come si fa con un’azienda. Lo so, quando anni fa facevo il dirigente e facevo 110 miliardi di fatturato. Avrei voluto anche i Beni culturali, gestire bene la Film Commission, la quale non è utilizzata, doveva avere una logica, un capitale umano che se ne andava ad Hollywood per spostare i progetti da noi, per fare formazione al personale, dagli scenografi alle comparse. Perché ho sempre la mia idea di spostare l’industria cinematografica in Sicilia. Le case cinematografiche americane hanno abbandonato Hollywood perché è diventata carissima, e non è più utile, non ci sono location adatte, a differenza nostra o della Croazia e noi dobbiamo fare di tutto per rendere attrattiva la nostra terra. Abbiamo il terreno di Termini Imerese inutilizzato”.
Non ci sono dubbi che Roma si schiera con l’ex presidente dell’Ars. “Parlo con Berlusconi ogni giorno. Ha provato più volte a chiamare Schifani ma non ha risposto neanche a lui. E’ chiaro che è molto impegnato, voglio precisare”. Si ipotizza uno scontro in tribunale per il simbolo. “Per quanto riguarda il gruppo, si tolgano dalla testa il nome, Forza Italia ce l’ho io, perché sono io il legale rappresentante- sottolinea Miccichè– sono l’unico coordinatore e finché ci sono io, nessuno lo cambierà. Il simbolo è mio. Ieri hanno fatto una stupidaggine nel presentare un altro simbolo con scritto Forza Italia. Galvagno ha ricevuto delle pressioni per non accettare il mio simbolo, ne sono sicuro. Gli sentivo dire ‘Ma io non lo posso fare’. Secondo qualcuno, io dovrei essere buttato fuori dall’Assemblea”.
Su questo punto, attendiamo una eventuale replica del presidente dell’Ars, l’onorevole Gaetano Galvagno.
Strategie più concilianti? Un primo segnale di riappacificazione potrebbe essere la consegna della presidenza della Commissione Bilancio o Sanità. Sarebbe un primo passo per la pace? Forse si, e Silvio Berlusconi pare sia pronto per mitigare lo scontro Schifani-Miccichè. Il gruppo Miccichè è maggioranza ma deciderà caso per caso, con Cateno De Luca che valuterà se salvare o meno. Una maggioranza condizionata, insomma.