«Lo stile. Lo stile è bellezza. Lo stile che caratterizza una persona nel vestire, nel parlare, nello scrivere, nel dipingere… Lo stile è tutto. Per me la bellezza “è stile”. Ideali, concetti, fisicità, anche la storia, a volte, sono corollario. Tutti possono fare qualcosa nella vita, ma è come gestisci l’impresa a renderti unico.» (Michela Tanfoglio)
Ciao Michela, benvenuta e grazie per aver accettato il nostro invito. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori che volessero sapere di te quale Editor e CEO & Founder di EditReal?
Grazie mille per avermi dato questa opportunità! Una presentazione non è mai facile, potrebbe apparire autocelebrativa e questo non è ciò che voglio trasmettere. EditReal è un’agenzia composta da editor, grafici, uffici stampa e tanto altro al servizio dello scrittore. Ci occupiamo dei dattiloscritti e facciamo di tutto nella speranza che vengano pubblicati e che emergano insieme ai loro autori: i risultati a volte sono strabilianti. Quest’anno possiamo reputarci molto soddisfatti, abbiamo avuto risultati strabilianti, come le nostre tre proposte al Premio Strega… e non è finita qui! Una scrittrice ci ha definiti “i re Mida dell’editoria”. Un po’ esagerato, ma per noi vuol dire molto, soprattutto dopo la perdita dello scrittore Carlo F. De Filippis: un dolore lacerante dal quale non riesco ancora a uscirne.
Chi è invece Michela Donna al di là dell’essere una imprenditrice e una appassionata di scrittura e letteratura? Cosa puoi raccontarci di te e della tua quotidianità oltre il lavoro?
Lo stereotipo della quarantenne con il gatto e una casa piena di arte e libri. La mia vita è piuttosto semplice: vivo da sola con il mio gatto, Natalino. Non esco mai, tranne che per lavoro, non vado in ferie, non ho particolari necessità. Amo profondamente la mia famiglia, la letteratura, la lirica e l’arte. Sono curiosa: mi piace spaziare tra argomenti, professioni altrui e ho un debole per la teologia. Potrebbe uscirne il ritratto di una persona sconnessa dal mondo, ma in realtà sto bene così, sono serena: ambisco a raggiungere la sublimazione (ride!).
Come nasce la tua passione per scrittura, per i libri, per l’editoria e per il lavoro che fai oggi? Chi sono stati i tuoi maestri e quali gli autori che da questo punto di vista ti hanno segnato e insegnato ad amare i libri, le storie da scrivere e raccontare, e il mondo imprenditoriale letterario?
I miei genitori, mia nonna e le persone che hanno vissuto la mia infanzia mi hanno iperstimolata alla lettura, alla conoscenza e alla teologia. Ho sempre letto, ho iniziato presto, e i libri sono stati i miei migliori amici. Ma quando si inizia così in tenera età, e con testi davvero pesanti (I dolori del giovane Werter di Goethe a sette anni lo citavo a memoria), ci si ritrova ad avere sempre bisogno di “roba tosta” e così sono passata a opere sempre più complesse, enciclopedie e saggistica. La ritrosia nei confronti della tecnologia (sono una frana) mi ha condotta a puntare tutto su carta, penna e capacità cognitive. Se contiamo che non ho nemmeno la TV in casa è normale che questo mi abbia portata a vivere esclusivamente di questa passione. Maestri? In primis tanta letteratura, l’enciclopedia Treccani e i miei docenti. Ora posso dire i colleghi, gli editori e gli autori: chiunque ti può dare una lezione, nel bene o nel male.
I primi di aprile, con La Corte editore di Torino, hai pubblicato “Picasso. La mala arte”. Come nasce questo libro, quale l’ispirazione che l’ha generato, quale il messaggio che vuoi che arrivi al lettore, quale la storia che ci racconti senza ovviamente fare spoiler? Insomma, raccontaci di questa tua nuova opera letteraria.
Spoiler possiamo farlo, del resto è un saggio biografico. Comunque, è stata una decisione presa assieme al mio editore Gianni La Corte, che ringrazio per ciò che ha fatto. Ho lavorato duramente per Picasso: la ricerca di fonti autentiche o accertate, le notti dove finivo alle 2:00, mettevo la sveglia alle 3:30 e poi riprendevo. Ho passato mesi così, il tutto tra la vita che si accaniva sempre di più, gravi problemi di natura personale, il lavoro, le uscite, gli Strega, i premi e la perdita di Carlo F. De Filippis, che oltre a essere il mio socio era anche una delle persone più importanti della mia vita. Alla fine, Picasso – La mala arte è nato. Ho evitato di scrivere ogni forma di pettegolezzo, ma ho raccontato a fondo la sua vita e la sua produzione artistica, il suo impegno nel partito comunista e le sue numerose sfaccettature. Mi reputo ufficialmente la nuova Madame Picasso, come qualcuno ha detto: me lo sono meritata di diritto questo ruolo! Il “mio Picasso” sta andando molto bene, le classifiche sembrano andare ancor meglio, sono davvero felice. Picasso – La mala arte è ovviamente dedicato a Carlo, alla mia famiglia e a Babi, il grande amore della mia vita, e ai miei colleghi, che sono parte di me.
Una domanda difficile, Michela: perché i nostri lettori dovrebbero comprare “Picasso. La mala arte”? Prova a incuriosirli perché vadano in libreria o nei portali online per acquistarlo.
Chi sono io per dire: compra il mio libro? Nessuno. Ma se hai un grande sogno e vuoi realizzarlo a tutti i costi… Leggi Picasso – La mala arte. Se sei un traditore o un tradito, leggi Picasso – La mala arte. Se vuoi imparare di più sull’arte, beh, perché non leggere Picasso – La mala arte? Conosci “l’arte degenerata”? Leggi… Picasso – La mala arte.
Nel 2016, come racconti in diverse interviste, hai fondato la tua Agenzia Letteraria “EditReal” e l’11 settembre 2021, all’interno del Premio Letterario Internazionale Città di Cattolica, sei stata premiata come la miglior Editor italiana dell’anno. Ci racconti un po’ di questa tua avventura imprenditoriale e editoriale al contempo? Come nasce, quale l’idea che l’ha generata, quali le aspettative, quali le difficoltà iniziali e gli ostacoli che hai dovuto affrontare e superare per far nascere una Agenzia Letteraria indipendente, considerato anche il fatto che negli ultimi cinque-dieci anni in Italia gli Agenti Letterari, così come gli scrittori, spuntano come funghi e non sempre è salutare mangiarli? Insomma, raccontaci di questa tua avventura imprenditoriale di successo, ma anche delle difficoltà che hai dovuto affrontare all’inizio, dei primi passi che hai fatto fino ad arrivare al grande riconoscimento che hai avuto negli ultimi due tre anni di attività.
Credo che sia tutto molto semplice: se osserviamo l’editoria scopriamo che la domanda è bassa e l’offerta è alta. Cosa vuol dire? Pochi editori disposti a pubblicare, molti autori che vorrebbero trovare una casa al proprio libro. Ma un libro è un prodotto, ecco spiegato il perché sono aumentati anche gli editor e gli agenti. Il problema è che nessuno è mai soddisfatto: gli scrittori si lamentano, gli editori anche, tutti vorrebbero divulgare il proprio messaggio attraverso le parole scritte, non tutti sono disposti ad accoglierlo. Risultato? Un’insoddisfazione perenne, e poche copie vendute. Le soluzioni sono poche, ma appunto perché ci sono bisogna sfruttarle in ogni modo. Magari non si venderà come Baricco, tanto per dire, ma concorsi letterari, premi, presentazioni, uffici stampa, social e passa parola sono strumenti: bisogna utilizzarli. Tutto però ha un costo, e i libri non fanno diventare ricchi: vivere di scrittura è una cosa per pochi, quindi bisogna metterci tanta passione e tanto amore, o si finisce per criticare sempre tutto e tutti, dall’editor all’editore, dall’agente alla distribuzione. Per quanto mi riguarda la mia agenzia può ritenersi soddisfatta: centinaia di pubblicazioni, centinaia di Premi vinti dai nostri autori. Quest’anno siamo a quota tre per quanto riguarda le proposte al PREMIO STREGA, per non parlare di altri concorsi. La mia avventura si chiama lavoro. Lavoro giorno e notte, a Natale e a Ferragosto, e quando gli altri vanno a dormire, lavoro ancora. Quanti after mi faccio in un anno lo so solo io, ma niente mi regala tanta gioia quanto vedere il lavoro finito. I problemi ci sono come in tutti i settori, ma cerco di gestirli.
… come è stato, emozionalmente e professionalmente, essere premiata nel 2021 come la miglior editor del nostro Paese? E perché, secondo te, ti è stato riconosciuto questo premio? Quali sono stati, a tuo parere, i riscontri e i fatti che la Giuria del Premio ha preso in considerazione per attribuirti questo prezioso e ambito riconoscimento italiano?
Non ci sono parole per descrivere quello che ho provato. Roberto Sarra, il Presidente del Premio Città di Cattolica, è un grande professionista, ma soprattutto un uomo integro: ricevere quel premio ha avuto per me un valore umano immenso. Credo abbiano giocato parecchi fattori, in editoria ci conosciamo un po’ tutti e questa volta è capitato a me, ma conosco colleghi che stimo moltissimo e che meritano lo stesso.
In Italia ogni anno si pubblicano tra i 75 e i 80 mila nuovi titoli, con le circa 2000 Case Editrici attive nel nostro Paese (dati del 2021, fonte: https://cepell.it/dati-aie-editoria-nel-2021-16-per-romanzi-e-saggistica-audiolibri-37/). La media ponderata di vendita di ogni nuovo titolo è di circa 50 copie; mentre chi legge effettivamente tutta l’opera letteraria acquistata non supera il 10%, il che vuol dire che delle 50 copie vendute solo 5 copie vengono effettivamente lette da chi acquista in libreria o nei distributori online. In Italia il numero di lettori assidui, che acquistano e leggono almeno 2 libri al mese, non supera il milione di abitanti. Partendo da questo dato numerico, che per certi versi fa impressione e ci dice chiaramente che in Italia non si legge o si legge pochissimo, secondo te cosa si dovrebbe fare per migliorare questa situazione? Cosa dovrebbero fare gli editori, gli autori, ma anche le Agenzie Letterarie, per far aumentare il numero dei lettori e degli appassionati ai romanzi, ai racconti, alle poesie e alle storie da leggere?
C’è ben poco da fare: è la vita che è cambiata. Bisognerebbe partire dalle scuole, e nel nostro piccolo noi di EditReal lo stiamo facendo grazie ai nostri autori e grazie alla poetessa Alessandra Iannotta (al momento proposta al Premio Strega Poesia con la silloge poetica “Come panni al vento” – Nino Bozzi Editore) con la fiaba LA FABBRICA DI IOLANDA (Nino Bozzi Editore), che racchiude anche un progetto di beneficenza: il ricavato verrà donato alla FONDAZIONE SANTA LUCIA DI ROMA. Da parte nostra, siamo l’unica agenzia a divulgare con tutti gli strumenti possibili e giorno per giorno la buona letteratura: ce ne inventiamo sempre una per far sì che tutti possano approcciare alla lettura. Il progetto PORTAMI UN LIBRO o TI LEGGO UN LIBRO sono la nostra punta di diamante: doniamo da anni centinaia di pubblicazioni a ospedali, carceri, case-famiglia e comunità varie. Durante il salone del libro 2022 abbiamo impacchettato e donato 1000 libri a chiunque passasse. Insomma, poco non è…
«… mi sono trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’è la bellezza? La bellezza letteraria e della scrittura in particolare, la bellezza nell’arte, nella cultura, nella conoscenza… Prova a definire la bellezza dal tuo punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza secondo te?
Lo stile. Lo stile è bellezza. Lo stile che caratterizza una persona nel vestire, nel parlare, nello scrivere, nel dipingere… Lo stile è tutto. Per me la bellezza “è stile”. Ideali, concetti, fisicità, anche la storia, a volte, sono corollario. Tutti possono fare qualcosa nella vita, ma è come gestisci l’impresa a renderti unico.
«La lettura di buoni libri è una conversazione con i migliori uomini dei secoli passati che ne sono stati gli autori, anzi come una conversazione meditata, nella quale essi ci rivelano i loro pensieri migliori» (René Descartes in “Il discorso del metodo”, Leida, 1637). Qualche secolo dopo Marcel Proust dice invece che: «La lettura, al contrario della conversazione, consiste, per ciascuno di noi, nel ricevere un pensiero nella solitudine, continuando cioè a godere dei poteri intellettuali che abbiamo quando siamo soli con noi stessi e che invece la conversazione vanifica, a poter essere stimolati, a lavorare su noi stessi nel pieno possesso delle nostre facoltà spirituali. (…) Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso.» (Marcel Proust, in “Sur la lecture”, pubblicato su “La Renaissance Latine”, 15 giugno 1905 | In italiano, Marcel Proust, “Del piacere di leggere”, Passigli ed., Firenze-Antella, 1998, p.30). Tu cosa ne pensi in proposito? Cos’è oggi leggere un libro? È davvero una conversazione con chi lo ha scritto, come dice Cartesio, oppure è “ricevere un pensiero nella solitudine”, ovvero, “leggere sé stessi” come dice Proust? Dicci il tuo pensiero…
Amo entrambi, ma sono giunta al punto che escluderei tutte e due le formule: leggo per imparare. Mi piace immagazzinare informazioni, contenuti, pensieri e godere dello stile degli autori. C’è stato un momento in cui volevo trovare me stessa nei libri, altri dove cercavo di capire il messaggio dell’autore, e ora mi trovo nella fase del “tutto mio”: se quel concetto è scritto, ebbene, voglio conoscerlo. Poi ne traggo le mie conclusioni e inizio un monologo assurdo ai danni di Natalino, il mio gatto. Ci dormo sopra e al momento giusto – zac – lo tiro fuori dal cassetto della memoria e lo faccio mio. Utile, no?
«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano. Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso così.» (Ben Pleasants, The Free Press Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.) Secondo te perché un romanzo, un libro, una raccolta di poesie abbia successo è più importante la storia (quello che si narra) o come è scritta (lo stile, la trama, il linguaggio utilizzato, più o meno originale, armonico, musicale, accattivante per chi legge), volendo rimanere nel concetto di Bukowski? Tu cosa ne pensi in proposito, alla luce della tua esperienza e del tuo punto di vista privilegiato?
Privilegiato sì: leggo di tutto ed è una grande fortuna. Sono importanti tutti e due, e in alcuni casi la fa da padrona il genere letterario. Però, se posso parlare per quello che riguarda me e i miei gusti direi lo stile. Prendiamo un’opera recente: LORO di Roberto Cotroneo, edito da Neri Pozza. Un romanzo inquietante, elaborato e con una tensione narrativa che ti tiene incollato alle pagine. Ora mi si potrà dire: «Bè, ce ne sono molti così…» e sì, è vero, ma lo stile di Roberto Cotroneo è inarrivabile. A oggi lo definisco il mio scrittore italiano preferito.
«Lasciate che vi dia un suggerimento pratico: la letteratura, la vera letteratura, non dev’essere ingurgitata come una sorta di pozione che può far bene al cuore o al cervello – il cervello, lo stomaco dell’anima. La letteratura dev’essere presa e fatta a pezzetti, sminuzzata, schiacciata – allora il suo squisito aroma lo si potrà fiutare nell’incavo del palmo della mano, la potrete sgranocchiare e rollare sulla lingua con gusto; allora, e solo allora, il suo sapore raro sarà apprezzato per il suo autentico calore e le parti spezzate e schiacciate si ricomporranno nella vostra mente e schiuderanno la bellezza di un’unità alla quale voi avrete dato qualcosa del vostro stesso sangue» (Vladimir Nabokov, “Lezioni di letteratura russa”, Adelphi ed., Milano, 2021). Cosa ne pensi delle parole di Nabokov a proposito della lettura? Come dev’essere letto un libro, secondo te, cercando di identificarsi liberamente con i protagonisti della storia, oppure, lasciarsi trascinare dalla scrittura, sminuzzarla nelle sue componenti, per poi riceverne una nuova e intima esperienza che poco ha a che fare con quella di chi l’ha scritta? Qual è la tua posizione in merito?
Esattamente la seconda. Certo, mi hai portato un esempio incredibile: Nabokov, uno scrittore inarrivabile! Di lui amo tutto, è incredibile la sua produzione. Comunque, preferisco farmi trascinare: voglio essere colpita, abbattuta e resa schiava (ride!).
«Per quanto riguarda i corsi di scrittura io li chiamo Club per cuori solitari. Perlopiù sono gruppetti di scrittori scadenti che si riuniscono e … emerge sempre un leader, che si autopropone, in genere, e leggono la loro roba tra loro e di solito si autoincensano l’un l’altro, e la cosa è più distruttiva che altro, perché la loro roba gli rimbalza addosso quando la spediscono da qualche parte e dicono: “Oh, mio dio, quando l’ho letto l’altra sera al gruppo hanno detto tutti che era un lavoro geniale”» (Intervista a William J. Robson and Josette Bryson, Looking for the Giants: An Interview with charles Bukowski, “Southern California Literary Scene”, Los Angeles, vol. 1, n. 1, December 1970, pp. 30-46). Ha ragione Bukowski a dire queste cose a proposito di coloro che frequentano corsi di scrittura creativa? Cosa ne pensi in merito? Pensi che servano davvero per imparare a scrivere anche se il talento non c’è? Come si diventa grandi e apprezzati scrittori secondo te alla luce della tua esperienza di Agente Letterario e Editor?
Il nostro Charles forse aveva ragione, ma è giusto contestualizzare tutto: scrivere è un lavoro, è faticoso. Se si ha la fortuna di essere pubblicati, bisogna tenere conto che chi acquista quell‘opera non lo fa con i soldi del Monopoli e vuole un buon prodotto. Non basta saper leggere e scrivere per produrre un libro: quindi ben vengano le scuole di scrittura, ma quelle vere.
«Io vivo in una specie di fornace di affetti, amori, desideri, invenzioni, creazioni, attività e sogni. Non posso descrivere la mia vita in base ai fatti perché l’estasi non risiede nei fatti, in quello che succede o in quello che faccio, ma in ciò che viene suscitato in me e in ciò che viene creato grazie a tutto questo… Quello che voglio dire è che vivo una realtà al tempo stesso fisica e metafisica…» (Anaïs Nin, “Fuoco” in “Diari d’amore” terzo volume, 1986). Cosa pensi di queste parole della grandissima scrittrice Anaïs Nin? E quanto l’amore e i sentimenti così poderosi sono importanti per te e incidono nel tuo lavoro e nella tua vita professionale e privata?
Amo moltissimo A. Nin, ma il lavoro è una cosa, la vita privata un’altra. Non incidono l’uno sull’altro, ma parlando solo della prima questione posso dire questo: amo troppo il mio lavoro per perderlo. Non posso vivere senza. Mi sono sposata con lui ed è nata Editreal, la mia creatura. Non oso immaginare la vita senza tutto questo.
Gli autori e i libri che secondo te andrebbero letti assolutamente quali sono? Consiglia ai nostri lettori almeno tre libri da leggere nei prossimi mesi dicendoci il motivo della tua scelta. … e tre film da vedere? E perché secondo te proprio questi?
Libri: ce ne sono molti, ma parliamo di titoli meno hot.
L’ANIMALE MORENTE, Philip Roth
MEMORIE DI UNA MAÎTRESSE AMERICANA, di Nell Kimball
PICCOLI SCHERZI DELLA MORTE, di Pierre-Henri Loÿs
LORO, di Roberto Cotroneo
MEMORIE DI ADRIANO, di Marguerite Yourcenar
L’ULISSE, di James Joyce, e poi dovrei citarne a migliaia… mi fermo qui!
Film… aiuto. Sono troppo ignorante in materia! Consiglio i documentari in generale: c’è sempre da imparare!
Ci parli dei tuoi imminenti e prossimi impegni imprenditoriali e professionali, dei tuoi lavori in corso di realizzazione? A cosa stai lavorando in questo momento? In cosa sei impegnata che puoi raccontarci?
A parte la nostra Alessandra Iannotta allo Strega Poesia? (Ride!) A parte LA FABBRICA di JOLANDA e a parte il book tour di Picasso? In questo momento stiamo ribaltando l’azienda: nuovissime realtà e nuovi sevizi prenderanno piede nella nostra agenzia, con collaborazioni importantissime! Non posso dire altro… e poi ci sarà un nuovo libro, ma non posso parlarne. Tutto “segretissimo”, insomma!
Dove potranno seguirti i nostri lettori e dove potranno seguire le attività e le novità della tua Agenzia Letteraria?
Su tutti i social, ma principalmente su Facebook. Sui quotidiani, sulle riviste di settore e forse… Il resto lo dirò più avanti!
Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire a chi leggerà questa intervista?
Grazie a tutti. Ringrazio chiunque faccia parte in un modo o nell’altro della mia vita. Ringrazio di questa intervista perché mi è piaciuta molto, e un ringraziamento speciale a Carlo F. De Filippis, che mi manca da morire, ma che spero di vedere di nuovo, un giorno, in un mondo migliore di questo. Grazie Carlo, sei qui nel mio cuore.
Il libro:
Michela Tanfoglio, “Picasso. La mala arte”, La Corte editore, Torino, 2023:
https://www.lacorteditore.it/product/picasso-la-mala-arte/
Michela Tanfoglio:
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Andrea Giostra
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