“Mi chiedo perché oltre 10 mila persone possono continuare a stare nelle baracche sotto l’amianto con bambini che giocano tra le fogne ed i ratti ed i migranti possono stare in strutture migliori ivi incluso gli alberghi. Posso fare una proposta? Mandiamo i baraccati negli alberghi ed i migranti nelle baracche?”. La provocazione arriva dal sindaco di Messina, Cateno De Luca, che commenta la vicenda dei 200 migranti della nave Diciotti ponendo un parallelismo con il dramma delle persone che a Messina vivono nelle baracche.
“Non è giusto dopo 110 anni garantire un tetto dignitoso ai messinesi ma dei messinesi nelle baracche il mondo ed i moralisti a senso alternato se ne fregano altamente perché non fa notizia!”, afferma il sindaco di Messina. “Per i migranti metto a disposizione le baracche, quelle dove attualmente vivono quei 10mila messinesi tra amianto, fogne a cielo aperto e sporcizia. Qualcuno mi accuserà di razzismo? Prima, però, dovrà spiegarmi perché in quelle strutture fatiscenti può viverci un italiano, ma un migrante no”.
Nella Città dello Stretto sabato notte sono arrivati i migranti soccorsi dalla Diciotti e rimasti in mare per dieci giorni. Condotti a bordo di pullman nell’ex caserma nel rione Bisconte, ma assicura De Luca, senza che “nessuno si sia degnato di chiamarmi per coinvolgermi in questa storia. Non sono stato investito della questione”. “Per me non ci sono, quando qualcuno riterrà di chiamare il sindaco per avvisarlo di questa presenza nel suo territorio ne riparliamo” aggiunge, spiegando di aver “appreso dai giornali della presenza di X migranti all’hotspot di Messina. Vorrei capire a che livello siamo arrivati”. Scortesia istituzionale? “Di più. Questa è una volgarità istituzionale”.
De Luca non fa mistero della sua ira. “Al momento sono alle prese con tante altre emergenze, ma se mi gira… Applico le norme e faccio sgomberare mezzo mondo. Non so se quel luogo è agibile e neppure se siano state rispettate tutte le procedure o meno”. A mandare su tutte le furie il sindaco è la scelta di Messina per la realizzazione di un hotspot. Messo su in “una delle zone più delicate della città, quella in cui c’è ancora gente che vive nelle baracche e a cui non riesco a spiegare perché per certe cose si trovano i soldi e per loro no. Così si continua a gettare benzina sul fuoco” avverte, spiegando che a rischio c’è l’ordine pubblico. “Da 110 anni, e lo ripeto, 10 mila persone nelle baracche tra topi e amianto”.
Per De Luca il ministro Salvini, “al di là del fatto che su tante cose la pensiamo in maniera diversa, ha fatto bene. Badiamo bene, non per la vicenda in sé, perché quando si deve porre un tema in termini forti è ovvio che il fatto specifico rischia di essere ‘sacrificato’, ma perché c’è un tema di fondo che è lo stesso che pongo io a Messina. Io ho 10mila persone nelle baracche da 110 anni, 2.500 nuclei familiari che vivono tra i topi, sotto l’amianto, senza rete fognaria. Queste baracche sono lì dal terremoto del 1908, ecco perché dico che Messina era la città meno adatto in cui fare l’hotspot, per questa sua specificità, unica in Italia, che forse il Paese non conosce”.
De Luca ha fatto un’ordinanza di sgombero per le baracche. Entro il 31 ottobre queste persone dovranno lasciarle. “Ho chiesto la dichiarazione dello stato di emergenza al Governo, ma intanto devo trovare il posto per loro e sono pronto a requisire mezzo mondo perché io non tengo 10mila famiglie sotto l’amianto, non voglio i bambini che giocano tra la fogna e i ratti. Per me questa gente ha la priorità rispetto ai migranti. Mi accuseranno di razzismo? Allora facciamo così, tolgo queste famiglie da lì e le metto in albergo e sposto i migranti nelle baracche. Sono disponibili a trasferire i migranti nelle baracche di Messina? Gliele do tutte”.
“L’Italia da sola non può assumersi l’onere di questo fenomeno” dice il primo cittadino. E se a Messina dovessero arrivare altri migranti? “Dirò no. Anzi, metterò a disposizione le baracche, qualcuno mi deve dire perché un italiano può starci e un migrante no”. No comment, invece, sull’indagine a carico del capo del Viminale. “Dal momento che sono stato coinvolto e ancora in parte lo sono in vicende giudiziarie non sono la persona adatta a poter esprimere una valutazione sul rapporto politica-magistratura”.