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Il caso

Milioni andati in fumo per il Civico di Palermo: chi pagherà?

venerdì 25 Luglio 2025

Direttori esterrefatti, medici sconsolati  alla ricerca di una spiegazione. Ma la verità è sotto gli occhi di tutti. Per il Civico-Di Cristina-Benfratelli di Palermo, il cambiamento promesso dal governo regionale resta una chimera. E questo proprio mentre si discute il rinnovo della rete ospedaliera. Non è colpa dei soliti tagli, dei bilanci risicati o della carenza di personale. A far saltare tutto è una PEC inviata con 24 ore di ritardo, che fa perdere 22 milioni di euro dei fondi europei FESR 2021-2027.

Un errore che porta all’esclusione dei cinque progetti presentati dall’Arnas: riqualificazione della Rianimazione 2, del reparto di Malattie Infettive, delle sale parto di Ostetricia e Ginecologia. Niente nuove apparecchiature elettromedicali, niente digitalizzazione. Solo macerie, nel senso più concreto del termine.

E ora? In viale Tricomi si balbettano parole come “anomalie” e si promettono “vaghi approfondimenti”. Ma dall’Azienda guidata da Walter Messina, il “manager economista” così soprannominato, nessuna spiegazione, nessuna assunzione di responsabilità. Solo l’ennesimo silenzio pesante e imbarazzante.

Ma il punto non è più cosa sia successo, bensì chi dovrà pagare per questo disastro. Un errore di questa portata non può passare sotto silenzio. Del resto il presidente Renato Schifani lo ha ripetuto più volte: “Chi sbaglia, paga”. E due direttori generali sono già stati rimossi. Quindi se davvero c’è tolleranza zero per l’incompetenza, come si comporterà il Governatore di fronte a 22 milioni di euro persi per colpa di una PEC fuori tempo massimo?

Restare asserragliati nei piani alti mentre sotto crollano strutture, progettualità e diritti sembra esser diventata la normalità. La retorica del cambiamento, puntualmente smentita dai fatti, rivela il suo vero volto: un immobilismo vestito da riforma.

Non sono solo i pazienti a portare il peso di questo disastro, ma anche i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari. Professionisti che ogni giorno mettono in gioco tempo, competenze e pezzi della propria vita privata, in un’Arnas che si allontana dall’eccellenza di ieri, soffocata oggi da errori evitabili e miopia gestionale.
È così che prende forma il moral injury. Una ferita che logora silenziosamente chi continua a credere nel sistema, fino a spegnere la motivazione, il senso di appartenenza e la passione di chi ogni giorno regge le fondamenta del Servizio sanitario pubblico.

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