Capitale della Cultura. Corriere partigiano o Corriere parmigiano?
Pare che 15 febbraio il Corriere abbia perso un’occasione per fare buon giornalismo. Di certo ha perso i suoi (non molti) lettori agrigentini.
Ha scelto infatti di accompagnare una magnifica recensione di Corrado Stajano al libro di Tomaso Montanari sull’articolo 9 della Costituzione italiana, che tutela l’arte e il paesaggio, con una immagine in cui il fotografo Fabrizio Villa aveva rappresentato vent’anni fa, grazie all’uso di un potente teleobiettivo, il Tempio di Ercole assediato da enormi palazzi che si ergerebbero minacciosi alle sue fondamenta.
Erano anni, onestamente, che non si vedevano circolare “fake-picture” come quella. Chi ha scelto di pubblicare quella foto e ne ha redatto la didascalia – si dice in questi giorni nella città dei Templi – o è un ignorante o è in malafede, mosso da chissà quale intento. Come può del resto testimoniare chiunque abbia visitato almeno una volta la Valle dei Templi, quell’immagine non rappresenta lontanamente il reale stato dei luoghi.
Perché allora il Corriere sceglie di pubblicarla? L’abusivismo edilizio certo esiste e negli anni ha ferito gravemente il paesaggio di Agrigento – chi vuol negarlo? – ma nessuno nel 2018, quando le battaglie degli ambientalisti sono ormai state combattute e vinte, si sognerebbe ancora di raccontarlo in modo così grottesco, artefatto e contrario alla realtà.
La cosa potrebbe essere archiviata come un episodio di cattivo giornalismo, se non fosse per la sciagurata coincidenza con l’aggiudicazione del titolo di Capitale della Cultura 2020. Giusto il giorno dopo la pubblicazione di questa infelicissima immagine (cioè il 16 febbraio), il ministro Franceschini ha proclamato infatti capitale l’opulenta Parma ai danni della povera Agrigento, città in fondo a tutte le classifiche sulla qualità della vita, che in questa scommessa aveva visto un’irripetibile occasione di riscatto e di sviluppo.
Agrigento, l’antica Akragas, che a pochi giorni dalla sconfitta prova invano a leccarsi le ferite e smaltire la sua delusione.
I maligni – e ce ne sono tanti in queste ore – non possono fare a meno di considerare quella del Corriere come un’improvvida entrata a gamba tesa, forse in grado di influenzare le scelte della commissione aggiudicatrice, data l’autorevolezza del giornale e l’impatto emotivo che un’immagine di quel tipo potrebbe aver avuto su chi non conosca il reale stato dei luoghi.
Mera casualità? Scelta interessata? Non lo sapremo mai, e non è certo tempo di processi alle intenzioni.
Ci auguriamo almeno che il calabrese Corrado Stajano, galantuomo e decano del giornalismo italiano – che certo non ha responsabilità alcuna sulla sciagurata scelta della redazione – voglia far sentire la sua voce per dissociarsi da quella foto che, secondo molti, getta discredito, oltre che su Agrigento, anche sulla sua prestigiosa firma di intellettuale del Sud.
Quanto al glorioso Corriere della Sera, ci sentiamo in grado di poter comunicare una certezza: se già ad Agrigento vendeva poche copie, ora potrà anche risparmiarsi i costi della distribuzione.
Questo l’editoriale di Corrado Stajano con la foto “incriminata”.
Sulla pagina Facebook del Corriere, monta la protesta e l’amarezza degli agrigentini, e non solo.
Questo l’intervento video del giornalista delle Iene Silvio Schembri, agrigentino, che con l’aiuto di un collega “smonta” la foto incriminata e soprattutto l’uso improprio che ne è stato fatto dal Corriere:
Nella foto a corredo di questo articolo, infine, abbiamo scelto di mostrare uno scorcio della Valle dei Templi vista dal Giardino della Kolymbetra. Riteniamo che sia questo oggi il modo corretto di raccontare quei luoghi meravigliosi.