“Certe situazioni non devono più ripetersi. Non è ammissibile. Nella sanità pubblica non ci sono margini per leggerezze, ritardi o silenzi colpevoli, soprattutto quando in gioco c’è la salute dei bambini. Nell’ultima riunione con i direttori generali delle Aziende sanitarie siciliane e con i responsabili dei servizi vaccinali, ho voluto essere netto: non si tratta semplicemente di evitare una cattiva figura istituzionale o politica, sarebbe riduttivo pensarlo. La questione è molto più grave. Parliamo di vite reali, di famiglie che si ritrovano sole davanti a un virus che avremmo il dovere e la possibilità di prevenire”.
Parole dure quelle di Gigi Scalzo, dirigente generale del Dipartimento per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico (DASOE) dell’Assessorato regionale alla Salute, che richiama l’attenzione sulla situazione attuale in Sicilia, dove il morbillo è tornato a circolare con numeri significativi. La Regione, al momento, presenta l’incidenza più alta a livello nazionale.
I dati dell’Isola
Secondo l’ultimo bollettino Morbillo & Rosolia News dell’Istituto Superiore di Sanità (maggio 2025), tra gennaio e aprile 2025 sono stati segnalati in Italia 269 casi di morbillo, di cui oltre la metà concentrati in sole quattro regioni: Sicilia, Lombardia, Lazio ed Emilia-Romagna.
A preoccupare particolarmente è proprio la Sicilia, che registra la più alta incidenza nazionale, pari a 33,3 casi per milione di abitanti. Con 53 casi segnalati in soli quattro mesi (di cui ben 32 a gennaio), la regione ha superato tutte le altre, confermandosi epicentro di una recrudescenza che evidenzia falle nella copertura vaccinale e nelle strategie di prevenzione.
Il quadro nazionale, del resto, riflette una realtà frammentata: i dati 2023 mostrano che nessuna regione ha raggiunto l’obiettivo del 95% di copertura con due dosi di vaccino MPR (morbillo-parotite-rosolia), soglia indicata dall’OMS per garantire l’immunità di gregge. Anche per la prima dose, soltanto dieci Regioni/Province Autonome hanno raggiunto il 95%, mentre in Sicilia la copertura risulta ancora al di sotto del target raccomandato.
Il cuore del problema: le coperture vaccinali
Il cuore del problema, come conferma l’epidemiologo Salvatore Sammarco, consulente del Servizio 4 Igiene Pubblica e Rischi Ambientali, guidato da Giovanna Parrino, è rappresentato dalle coperture vaccinali insufficienti. In Sicilia, nel 2023, la copertura per la prima dose di vaccino MPR (coorte 2021) si è fermata al 90,79%. Per la seconda dose, la situazione è ancora più preoccupante: appena il 70,97% per i bambini della coorte 2016, ben al di sotto dell’obiettivo minimo del 95% raccomandato dall’OMS.
“Durante il periodo pandemico — spiega Sammarco — si è assistito a una fisiologica riduzione degli accessi ai centri vaccinali. Le restrizioni alla mobilità e il clima di sfiducia verso i vaccini, fomentato anche da polemiche mediatiche, hanno avuto un impatto diretto anche sulle vaccinazioni dell’infanzia. Ma negli ultimi due anni la tendenza è in ripresa: già al 31 dicembre 2022 avevamo raggiunto il 90,14%, saliti al 90,79% l’anno dopo”.
Un dato positivo riguarda la capacità di recupero: la coorte 2020, che a 24 mesi mostrava una copertura del 90,14%, a 36 mesi ha raggiunto il 94,75%, colmando quasi interamente il gap rispetto alla media nazionale. Ma non basta perché il problema ha anche radici più profonde.
“Il vero ostacolo è culturale — prosegue —. Molti genitori rifiutano la co-somministrazione di più vaccini nella stessa seduta, posticipando così le dosi fondamentali. La scarsa informazione sull’importanza della seconda dose, soprattutto tra adolescenti e adulti, continua a penalizzarci. In queste fasce d’età si registrano i tassi più bassi di copertura, e dopo le vaccinazioni obbligatorie dei primi anni di vita diventa difficile, se non impossibile, recuperare chi non risponde agli inviti. Molti adulti, infatti, continuano a pensare che il morbillo sia una malattia banale, ma non lo è. Basta guardare le complicanze e i ricoveri”.
Le azioni della Regione
Sul fronte operativo, la Regione Siciliana ha formalmente recepito il Piano Nazionale di Eliminazione del Morbillo e della Rosolia Congenita (PNEMoRc) con il D.A. n. 531 del 19 marzo 2012, inserendone i contenuti nel “Calendario vaccinale per la vita” adottato con Decreto del 7 maggio 2012. Le indicazioni del Piano sono state aggiornate regolarmente, fino all’ultima revisione con D.A. n. 725 del 2024.
Il DASOE, attraverso decreti e note operative, ha fornito precise indicazioni ai Dipartimenti di Prevenzione sulle modalità per aumentare le coperture vaccinali e recuperare i soggetti non vaccinati. Ha inoltre delineato strategie per limitare la diffusione del morbillo, potenziando la sorveglianza epidemiologica e promuovendo la vaccinazione tempestiva dei contatti.
Nel marzo 2025, inoltre, sono state diramate nuove linee guida alle Aziende sanitarie per il recupero vaccinale nella fascia 5-6 anni. Esistono già protocolli con i pediatri di libera scelta, e si sta lavorando a un progetto per coinvolgere anche i medici di medicina generale.
“Grazie a queste misure, i dati più recenti indicano una diminuzione dei nuovi casi nelle ultime otto settimane, un segnale incoraggiante che lascia intravedere l’efficacia degli interventi messi in campo – sottolineano Sammarco e Scalzo –. Un altro passo avanti è rappresentato dalla realizzazione dell’Anagrafe vaccinale regionale unica, che consentirà una gestione più efficiente dei richiami e delle coperture. Inoltre, l’Assessorato alla Salute sta definendo un nuovo Accordo Integrativo Regionale che assegnerà obiettivi specifici a medici e pediatri per la promozione attiva delle vaccinazioni”.
La vera sfida: comunicare la prevenzione
La sorveglianza sull’andamento vaccinale è garantita dal Tavolo Tecnico Regionale Vaccini, aggiornato nel 2023, che monitora costantemente le azioni e i risultati. Ma, come osserva Sammarco: “serve continuità, serve responsabilità e serve una comunicazione più incisiva, capace di parlare non solo agli esperti ma anche alle famiglie, ai giovani, a chi oggi pensa che la prevenzione sia una questione da rimandare”.
“Chi lavora nella sanità ha assunto una responsabilità che va ben oltre il ruolo tecnico o amministrativo. Ha scelto di proteggere, di agire con tempestività e coscienza. E quando questo non accade, quando si dimentica che la prevenzione è l’arma più potente che abbiamo, si tradisce non solo una missione professionale, ma un dovere etico verso l’intera comunità – ribadisce e conclude Scalzo –. Chi non è pronto a questo impegno, non può occupare certi ruoli. Serve rigore, serve visione, serve il coraggio di intervenire prima che sia troppo tardi”.