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Musei e parchi archeologici in Sicilia, solo pochi riapriranno il 18 maggio

lunedì 11 Maggio 2020
calatafimi segesta

All’interno del DPCM della Fase 2, quella di “convivenza con il virus“, promulgata dal premier Conte, tra le aperture scaglionate, in programma, ci sarebbe quella del 18 maggio quale possibile spiraglio per il settore Cultura.

Stiamo parlando di musei, biblioteche, siti archeologici, fondazioni: insomma realtà altrettanto importanti nella vita di tutti noi che, dal 9 marzo scorso, ci sono stati inibiti in rispondenza alle norme attuate per il contenimento del Covid-19.

Se, almeno in Sicilia, i numeri degli ultimi bollettini fanno ben sperare in un’accelerazione di ripresa di attività, in generale, più o meno normale, dall’altro lato, ad oggi, il settore Cultura nell’Isola sembra essere rimasto fermo al 9 marzo scorso.

Stando alle previsioni – come riporta oggi il quotidiano La Sicilia – a riaprire saranno soltanto tre parchi archeologici, la Valle dei Templi, Selinunte e il Parco di Naxos-Taormina, cioè quelli che si distinguono, dagli altri 15 siti archeologici, per l’autonomia finanziaria.

E tutti gli altri attrattori turistici che avrebbero dovuto essere predisposti in questi due lunghi mesi che cosa faranno il 18 maggio? In mancanza di indicazioni di altro tenore dovrebbero restare chiusi al pubblico. 

È evidente che in questo interminabile periodo di sospensione il rischio è che una mancanza di programmazione avrebbe ulteriori effetti negativi sull’intero settore dei beni culturali, nonostante le competenze della Regione in materia previste all’articolo 14 dello Statuto Siciliano.

Come riportato sempre dal giornale La Sicilia questa possibilità, anche oggi, si scontra con gli insormontabili blocchi della macchina amministrativa che, non solo nei mesi scorsi – ancor prima dell’emergenza Coronavirus – non sarebbe stata in grado di rendere autonomi finanziariamente gli altri parchi archeologici (ricordiamo che il bando di gara per dotarli di una tesoreria unica è andato deserto, in quanto non sembrato conveniente alle banche).

Se il governo Musumeci avesse già risolto questa situazione, oggi, almeno i siti fruibili sarebbe un numero maggiore. Ma la nota ancor più dolente starebbe nelle disposizioni riportate dalla Legge finanziaria approvata qualche giorno fa.

Tra i fondi destinati, giustamente, a fondazioni, associazioni, teatri, compagnie a vario titolo (10 milioni di euro), oltre al fondo di 75 milioni di euro destinato all’assessorato Turismo, ai 2,5 milioni istituiti per i siti del Patrimonio Unesco nell’Isola, che dovrebbero sopperire ai mancati introiti del turismo usuale, sembra abbastanza surreale che non sia stato destinato un solo centesimo per l’approvvigionamento, da parte dei musei (che non possono agire nessuna spesa diretta), di tutti quei dispositivi di sicurezza anti Covid-19 (termoscanner, presidi per il personale di accoglienza, dispencer di liquidi disinfettanti, attività di sanificazione periodica), indispensabili per la riapertura.

Come si pensa che il comparto potrà, in qualche modo, rimettersi in moto se dal governo regionale non viene messo nelle condizioni, nemmeno, di pensare ad una fruizione turistica interna?

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