Nella dimora di quello che è uno dei principali eventi mediatici della televisione italiana come il Festival di Sanremo, pensare di poter “sostituire” la voca di un cantante con l’intelligenza artificiale è un paradosso. Eppure è un fatto che sta scuotendo l’intero settore musicale internazionale.
“Heart on my sleeve” non è stata la prima, ma è la canzone che ha sollevato la polemica. Pubblicata sulle piattaforme streaming sembra cantata da Drake e The Weeknd ma in realtà è stata generata artificialmente dall’Ai e questo, in un momento storico in cui mancano regolamentazioni su questi contenuti, potrebbe causare non pochi problemi.
La musica creata con l’intelligenza artificiale solleva dubbi e questioni legali molto importanti, chi è il proprietario? Quali autorizzazioni servono?
Molti sviluppatori pensano che l’Ai sia “la strada più semplice” perché usando materiale protetto da copyright si eviterebbe di chiedere autorizzazioni e pagare per l’utilizzo delle opere. Non stupisce il fatto che le aziende musicali che fondano il loro business sull’accumulo di decenni di proprietà intellettuale si oppongano a questa idea.
Ma ciò ci porta a un interrogativo importante, le opere generate dalle macchine possono o no essere tutelate dal diritto d’autore? Le leggi attuali non possono darci una risposta chiara, questo perché si tratta di leggi che sono state formulate in un’epoca in cui la creazione di contenuti musicali era un’attività esclusivamente umana, norme che proteggono esclusivamente le opere create da individui che hanno affrontato un processo creativo.
In America esiste già un progetto di legge, l’Europa sta invece indiziando a prendere dei provvedimenti per porre confini regolamentari. Si tratta di un processo fuori controllo quindi l’intervento deve essere veloce, in America hanno già chiarito che la creatività dell’intelligenza artificiale in qualche modo non è procedibile, ma questo ha anche un senso storico e logico, perché la proprietà intellettuale, e l’intelletto, è identificato come “genere umano”. È pur vero che qualcuno potrebbe obiettare che l’Ai è stata creata dagli umani, in questo momento però, non si trasferisce sulle opere dell’ingegno.
Non ci stupirebbe, quindi, se tra qualche anno dovessimo sentire voci di artisti siciliani come Giusy Ferreri, Mario Biondi, Mario Venuti e Carmen Consoli riprodotte dall’intelligenza artificiale, molto probabilmente Franco Battiato si rivolterebbe nella tomba.
Il caso Beatles
L’ultima evoluzione che ha fatto scalpore proviene dalla famosissima band britannica più iconica di sempre, i Beatles. Infatti è stato proprio Paul McCartney ad annunciare la pubblicazione di un nuovo brano del quartetto di Liverpool. La canzone contiene al suo interno la voce del compianto John Lennon, estrapolata da una vecchia audiocassetta e isolata dagli strumenti musicali grazie alle nuove tecnologie. Si tratterebbe del brano “Now and Then” del 1978, che sarebbe stata una delle canzoni registrate da Lennon prima della sua morte, su una famosa cassetta con la scritta “per Paul” e donate a McCartney dalla vedova Yoko Ono nel 1994.
Si parla, quindi, di una tecnologia molto in voga negli ultimi anni, la stessa tecnologia che ha consentito a McCartney di “duettare” con l’ologramma di Lennon nel suo ultimo tour e rendere possibile la pubblicazione della nuova canzone inedita. “[Jackson] è stato in grado di estrarre la voce di John da un pezzettino di cassetta di scarsa qualità”, ha spiegato McCartney, “avevamo la voce di John e un pianoforte e lui poteva separarli con l’intelligenza artificiale. Dicono alla macchina: ‘Quella è la voce. Questa è una chitarra. Togli la chitarra”.
Anche David Guetta, per esempio, ha utilizzato un sito per imitare la voce di Eminem per uno dei suoi pezzi strumentali. Non è una novità, già da tempo è possibile generare bravi musicali interamente con la tecnologia, personalizzarli e adattarli ai gusti dell’ascoltatore. Esistono infatti vari programmi adatti a fare questo che utilizzano algoritmi di apprendimento automatico, offrendo così la possibilità a chiunque con una vasta gamma di opzioni di esplorare e sperimentare.
In Italia siamo ancora agli albori e non è chiara la differenza tra diritto primario e secondario.
“L’Italia è profondamente arretrata per quanto riguarda i diritti d’autore, e non è casuale secondo me che Meta abbia fatto il braccio di ferro proprio da noi, per dimostrare al resto dell’Europa, che è molto più avanzata sul come difendere i propri interessi. Siamo ancora immaturi sotto questo punto di vista. Ovviamente non tutti, ma abbiamo un mercato che deve ancora riorganizzarsi e non ha ancora recepito cosa sta accadendo, figuriamoci sull’intelligenza artificiale. Questo purtroppo è un dato di fatto“. A dirlo è Sergio Cerruti, il presidente dell’Afi, Associazione Fonografici Italiana.
“Credo che l’Ai sia una sorta di doping artistico, e fa leva su qualcosa di sovrumano che supera se stesso grazie a caratteristiche che non sono normali. Non vorrei sembrare bigotto in questo senso, ma anche nel nostro Paese comincerei a dare una stretta preventiva, anche se tutti sappiamo che è difficile bloccare la tecnologia“.
Il potenziale dell’intelligenza artificiale è innegabile, ma non si deve perdere l’emozione, la magia artistica, che solo un’anima può creare. E’ l’inizio di una rivoluzione per l’industria musicale? Chiaro è che la tecnologia va avanti e si porta dietro inevitabilmente tutto ciò che incontra.