“Penso che in 15-20 anni riusciremo a mettere in sicurezza il territorio. Ci sarà bisogno di decine di miliardi di euro e intanto, mi dicono gli uffici, negli ultimi 10-15 anni ci sono circa 6 miliardi di euro dedicati alla prevenzione e non spesi. Stiamo cercando di capire dove è l’anello debole della filiera. Mentre la gente muore non è possibile immaginare che il denaro per la prevenzione debba restare inutilizzato. Questo è un altro degli obiettivi”. Così Nello Musumeci, ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, a margine degli Stati Generali della Protezione Civile 2025.
Che continua: “La riforma del codice della Protezione civile sarà completata entro il 2025”. “Il codice attuale non è vecchio, ma sono cambiate molte cose e la linea del governo è quella di superare la natura emergenziale della Protezione civile – ha aggiunto – Dobbiamo guardare alla prevenzione e alla previsione del rischio, mettere in sicurezza i territori. Siamo stanchi di contare morti e feriti e di rimuovere le macerie. Non potremo mai evitare le calamità naturali ma dobbiamo ridurne l’impatto”.
“E’ stato detto sulla stampa che con l’autonomia differenziata e con la sua applicazione la Protezione civile nazionale perde la sua peculiarità, nulla di più falso, perchè l’autonomia non mette in discussione il diritto-dovere dello Stato di occuparsi della sicurezza delle persone. Alcune funzioni amministrative però possono essere delegate ai presidenti di Regione, anzi alleggerirebbero il peso delle competenze finora gestite dalla struttura”, sottolinea Musumeci.
In merito al tema del rischio sismico da parte della Ue il ministro ha dichiarato che “Non mi piace la politica antisismica abbozzata dall’Unione europea, c’è una preponderante presenza di Stati membri che ritiene più importante il rischio idrogeologico e gli incendi boschivi, di fatto rendendo marginale il rischio sismico, di cui si fanno carico i Paesi bagnati dal Mediterraneo. Serve più attenzione ai terremoti”.
“Spezzo una lancia a favore dei sindaci che hanno una responsabilità che emerge in maniera assoluta. A ogni calamità serve un capro espiatorio, una volta tocca all’amministratore di Protezione civile un’altra all’amministratore. C’è un principio su cui dobbiamo confrontarci anche con la magistratura: la responsabilità penale degli operatori di Protezione civile riguarda tutti, non solo il vertice, il capo o il vice capo dipartimento”, aggiunge Musumeci.
“E’ un tema non risolto. Chi deve decidere e quando, chi si assume la responsabilità della comunicazione che è il fronte più vulnerabile. Non possiamo fare dei sindaci e degli operatori di Protezione civile carne da macello”, conclude.