Il Presidente della Regione siciliana Nello Musumeci commenta il sondaggio diffuso dalla stampa locale secondo cui sarebbe votato dal 27% dei siciliani a fronte del 39,8% con cui fu eletto il 5 novembre del 2017.
“Stamane è stato diffuso dal quotidiano La Sicilia un sondaggio (affidato a chi aveva pronosticato un anno fa la vittoria dei nostri avversari) – puntualizza Musumeci -. Non ci meraviglia. Non siamo stati eletti per fare ‘fuochi d’artificio’, ma per realizzare quello che nessuno aveva fatto prima di noi, in una Regione che detiene il triste primato di essere in coda a tutte le altre”.
Il sondaggio della società Keix Data For Knowledge, realizzato a un anno dall’insediamento dell’esecutivo, è stato commissionato da La Sicilia e ripreso da diversi organi di stampa. “Non esisteva – afferma ancora il governatore – alcuna programmazione nella nostra Isola. Non c’era il Piano dei rifiuti che adesso è già pronto per essere approvato dalla Giunta. Non c’era l’Autorità di Bacino e dopo 29 anni l’abbiamo istituita. Non c’era il Piano sulla qualità dell’aria e noi l’abbiamo approvato. Non si era riusciti a fare partire la Formazione e noi l’abbiamo rimessa in campo. Non si erano erogati contributi alle imprese e solo in queste due settimane la Corte dei Conti ha registrato decreti per oltre cento milioni di euro. Non si rinnovava il contratto del personale regionale da dieci anni e oggi è pronto per la firma. Non si assumeva personale medico, con un pubblico concorso, da molto tempo e oggi sono oltre 500 le posizioni a tempo indeterminato messe a bando. Per non parlare delle oltre tremila procedure di stabilizzazione dei lavoratori”.
Musumeci prosegue annunciando la presentazione della summa di quanto fatto nei primi 365 giorni di attività al governo “Potrei continuare – aggiunge Musumeci – e lo farò in settimana quando presenteremo il report sul primo anno di lavoro appena compiuto. Non ci stupisce, quindi, il risultato di un sondaggio molto discutibile, se al momento del nostro insediamento abbiamo detto: lavoriamo in silenzio. Non paga oggi, anche perché abbiamo dovuto dire e continueremo a dire tanti no. Ma pagherà nel futuro. Noi rispondiamo ai siciliani e non vogliamo fare l’errore di chi dedica più tempo a comunicare e quasi nulla a lavorare. Si è visto come è finito… C’è un tempo per ogni cosa. Verrà la stagione del raccolto, oggi è tempo di proseguire a lavorare. È il dovere del silenzio o, se volete, il silenzio del dovere”.
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