Niente da fare per la manovra finanziaria, non ci sono i tempi utili per discutere ed approvare le leggi di stabilità e di bilancio. Nessun esercizio provvisorio ma solo la gestione provvisoria. Significa che in pratica la Regione Siciliana potrà pagare solo le spese strettamente obbligatorie. Il governo regionale ha, però, esposto all’Ars un disegno di legge di assestamento di bilancio.
Un’operazione necessaria per poter fronteggiare alcune irregolarità che la Corte dei Conti ha sollevato nell’ultima seduta, il 3 dicembre, sospendendo il giudizio di parifica sul rendiconto 2020. Con questo ddl il governo Schifani prevede un accantonamento positivo di ben 68 milioni di euro “somme che riguardano le economie”, ha spiegato l’assessore all’Economia Marco Falcone, e cioè risorse non spese nell’anno 2022 che serviranno a sostenere e coprire quelle stesse irregolarità segnalate dall’organo di giustizia contabile. così nell’anno 2023 “non troveremo quel buco di bilancio ma delle partite necessarie per coprire il disavanzo”.
Un passo indietro. Nella precedente legge di bilancio-ricorda Falcone- quella del governo Musumeci per intenderci, aveva inserito una voce come disavanzo programmato pari a 47 milioni di euro proprio perché si riteneva già allora che fossero probabili delle partite da regolarizzare. Un ddl che era formato da due articoli: il primo era relativo all’accertamento di nuove entrate di 200 milioni di euro solo per il 2022 discendenti dall’intervento dal governo nazionale che li ha riconosciuto alla Sicilia, in ragione della sentenza del 202o della Corte Costituzionale, come fissazione del principio della riduzione della compartecipazione alla spesa sanitaria da parte della Regione. Alla fine, però, questo primo comma è stato abrogato ieri in commissione bilancio per alcune ragioni. Intanto, il parlamento romano non si è ancora espresso in merito alla finanziaria nazionale, quindi non è stata ancora approvata una legge di bilancio dello Stato e senza questa è impossibile accogliere delle previsioni che sarebbero inesistenti. Il MEF ha poi detto che queste risorse possono essere utilizzate per il 2023 . Rimane in vita l’articolo 2, un emendamento tecnico che prevede 68 milioni accantonati per alcune irregolarità. Riguarda il conto consuntivo del 2021 e “quindi andiamo a fissare per legge quello è stato detto dalla Corte dei Conti nel senso che fissiamo la cassa al primo gennaio 2021 che serve come base di partenza per fissare da qui al 15 gennaio il nuovo rendiconto 2021. procederemo con il rendiconto del 2022”.
L’opposizione a Sala d’Ercole era pronta ad approvare almeno l’esercizio provvisorio. Dura nei confronti del governo Schifani.
“Cronaca di un flop annunciato, alla prova dei fatti il governo Schifani è riuscito a fare peggio di quanto ci aspettassimo. La Sicilia chiuderà l’anno senza alcuna manovra economica, senza esercizio provvisorio ed inizierà il nuovo anno nella più restrittiva delle condizioni finanziarie: la gestione provvisoria. Il governo Schifani, insomma, aveva annunciato di partire in quarta ed invece ha messo la retromarcia”. Ha detto Michele Catanzaro capogruppo del Pd all’Ars che nel suo intervento in Aula è anche tornato sui contenuti del recente accordo tra Stato e Regione. “È stato un gioco al ribasso per la Sicilia e rappresenta uno schiaffo al principio ‘leale collaborazione’ tra Stato e Regione”.
“Questa manovra è stata presentata per far fronte ai 200 mln iscritti in bilancio. E’ opportuno dire che se non c’è ancora la legge di bilancio statale che trasferisce queste somme alla Regione, non potevano essere messe nel bilancio del 2022. Prendo atto di questo, tutto il resto è fuffa”, ha detto il deputato dem Antonello Cracolici rispondendo a Falcone.
Cracolici ha spiegato che il 16 dicembre il presidente della Regione ha sottoscritto un accordo con lo Stato in cui si dice esplicitamente che “La Regione nulla può richiedere per quanto riguarda il differenziale di compartecipazione tra il 2007 al 2021. Quindi la Regione rinuncia a qualunque richiesta di rivendicazione rispetto al passato. Si tratta di una resa, non di una trattava. Un accordo che mina la credibilità delle finanze e della Regione”.