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L'intervista

Nuccia Albano, una carriera tra medicina legale e diritti delle donne: “Il lavoro è la chiave del riscatto” CLICCA PER IL VIDEO

sabato 8 Marzo 2025

“Essere donna non è mai stato facile, ma è con la determinazione, il merito e la forza interiore che possiamo cambiare il nostro destino e quello delle generazioni future”. 

L’8 marzo non è solo una giornata di celebrazione, ma un momento di riflessione sulle conquiste delle donne e sulle sfide ancora da affrontare per raggiungere la parità di genere. Tra queste conquiste, ci sono storie di donne che hanno aperto la strada in ambiti tradizionalmente maschili, come quella di Nuccia Albano, primo medico legale donna dell’Isola e oggi assessore regionale alla Famiglia, alle Politiche Sociali e al Lavoro.

In occasione della Giornata Internazionale della Donna, Albano si racconta in un’intervista esclusiva a ilSicilia.it per parlare del suo percorso professionale, delle politiche attuali a sostegno delle donne e delle famiglie in Sicilia e di cosa ancora resta da fare per raggiungere una reale parità di genere.

Ma chi è Nuccia Albano?

Nata a Borgetto (PA) il 1º gennaio 1950, si è laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Palermo nel 1977. Nel 1980, ha conseguito la specializzazione in Medicina Legale e delle Assicurazioni, diventando la prima donna in Sicilia a ricoprire questo ruolo. Nel 1981 ha iniziato la sua carriera presso l’Istituto di Medicina Legale del Policlinico Universitario di Palermo, diventando nel 1989 dirigente di primo livello. Il suo ruolo l’ha portata a essere perito per il tribunale civile e penale di Palermo e di altre sedi giudiziarie della Sicilia occidentale, svolgendo accertamenti autoptici per diverse procure.

Erano anni difficili per Palermo, segnati dalle stragi mafiose e dalla violenza diffusa. Tra i casi di rilievo  che ella seguì vi sono le ispezioni cadaveriche di Libero Grassi e Giovanni Falcone. In un contesto così complesso, il suo lavoro ha rappresentato un punto di riferimento per la giustizia e per la lotta contro la criminalità organizzata.

Nel 2022, Albano è stata eletta deputata all‘Assemblea Regionale Siciliana nella lista della Democrazia Cristiana, con 5.968 preferenze nel collegio di Palermo. Il 15 novembre dello stesso anno è stata nominata assessore regionale nella giunta presieduta da Renato Schifani.

L’intervista

Assessore, come ha iniziato il suo percorso nella medicina legale e quali sono state le principali sfide che ha dovuto affrontare?

“Inizialmente ero orientata alla clinica, ma durante l’ultimo anno di studi ho scoperto la medicina legale e me ne sono appassionata. Ho preparato la mia tesi in questo ambito e poi sono entrata alla scuola di specializzazione. Essendo stata la prima donna medico legale in Sicilia, mi sono trovata in un ambiente esclusivamente maschile. I colleghi non mi hanno certo agevolata, ma sono sempre stata determinata e non mi sono lasciata intimidire. Ho costruito la mia professionalità con dedizione, ottenendo grandi gratificazioni nel tempo”.

Ha mai subito discriminazioni nel corso della sua carriera?

“Sì! E’ stato molto più faticoso raggiungere i miei obiettivi. Avevo inizialmente aspirazioni accademiche, ma ho rinunciato perché avrei dovuto pagare un prezzo personale troppo alto. Ritengo che l’università, ancora oggi, abbia retaggi discriminatori nei confronti delle donne. Spesso ci si trova di fronte a ricatti psicologici e fisici, ai quali io non ho mai ceduto e mai cederò”.

Anche in politica le donne sono ancora una minoranza. Qual è la sua opinione sulle quote di genere?

“Penso che dovremmo superare il concetto di quote, puntando solo sul merito. Tuttavia, se di quote dobbiamo parlare, allora devono essere paritarie al 50% per uomini e donne. Sia gli uomini che le donne hanno valore e devono avere pari opportunità”.

Come assessore ha promosso diverse iniziative per favorire l’occupazione femminile in Sicilia

“Il lavoro è fondamentale. La donna non può restare relegata esclusivamente alla dimensione familiare, per quanto preziosa essa sia. Io stessa, oltre al mio ruolo istituzionale, sono madre e nonna, cucino per la mia famiglia nei fine settimana. Tuttavia, l’indipendenza economica è essenziale per l’autonomia e la libertà di scelta. È per questo che stiamo promuovendo bandi e iniziative per agevolare l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro, con particolare attenzione anche alle donne con disabilità”.

La violenza di genere resta una piaga sociale ancora troppo diffusa. Dal suo punto di vista di medico legale, quali sono le principali criticità che riscontra e quali interventi ritiene più urgenti per contrastarla?

“Mi sono occupata spesso di violenza di genere come medico legale. Spesso, in caso di abusi, la procura mi affidava incarichi per favorire il rapporto con la vittima. La violenza sulle donne è una piaga che ancora non siamo riusciti a debellare del tutto. Le istituzioni stanno facendo il possibile per contrastarla, ma molto passa anche dall’autonomia economica delle donne. Spesso le vittime non denunciano perché temono di restare senza mezzi per crescere i figli. Eppure, io dico sempre: denunciate! Le istituzioni ci sono e possono davvero aiutare. Inoltre, in Sicilia abbiamo avviato una legge per tutelare gli orfani delle donne vittime di violenza e per sostenere le donne che hanno subito sfregi permanenti“.

Un messaggio per le giovani donne che vogliono intraprendere carriere ancora considerate maschili?

“Quando si vuole, si può arrivare ovunque. Il mio consiglio è di avere la schiena dritta e di non cedere mai ai compromessi. Se si studia, se si acquisiscono competenze, nessuno può privarti del tuo sapere. Le donne sono geneticamente più forti degli uomini: quando vengono abbandonate, si riorganizzano e ricominciano. Al contrario, spesso gli uomini, di fronte alle difficoltà, reagiscono con la violenza. Dobbiamo lavorare per un futuro in cui il genere non sia più una barriera, ma solo una caratteristica tra tante”.

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