“È una situazione gravissima che mina la tutela della salute dei cittadini e la sostenibilità del sistema sanitario”. Con queste parole Giuseppe Bonsignore, segretario regionale di Cimo Sicilia, lancia un nuovo appello contro l’inerzia che da troppo tempo caratterizza la gestione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e delle tariffe sanitarie.
“Non possiamo più accettare che i nuovi LEA e il tariffario nomenclatore siano aggiornati con vent’anni di ritardo – prosegue -. In un mondo che cambia rapidamente, sia dal punto di vista tecnologico che economico, aggiornare i LEA ogni due decenni è un’assurdità. Questo processo dovrebbe avvenire almeno ogni due anni per garantire un’assistenza sanitaria moderna e adeguata”.
“I cittadini siciliani soffrono doppiamente oggi – sottolinea -. Da un lato, affrontano le difficoltà di un sistema regionale già sotto pressione. Dall’altro, si scontrano con disservizi derivanti da un’applicazione tardiva e incompleta delle norme nazionali,” sottolinea Bonsignore.
Il nodo del tariffario nomenclatore
Uno degli aspetti più controversi riguarda il tariffario nomenclatore, al centro di numerose polemiche, in particolare da parte del settore privato accreditato.
“Con le tariffe approvate, molte strutture non riusciranno nemmeno a raggiungere il pareggio di bilancio. Questa condizione è insostenibile e rischia di far collassare interi settori del sistema sanitario, aggravando ulteriormente il carico sulle strutture pubbliche,” avverte Bonsignore.
In Sicilia, il privato accreditato svolge un ruolo cruciale nella copertura dei servizi sanitari, grazie alle scelte politiche degli ultimi anni. Tuttavia, con queste condizioni, si rischia un drastico ridimensionamento dell’offerta. La questione non è solo economica, ma anche di equità e diritto alla salute, e a pagare le conseguenze sono i cittadini.
“L’impatto di questi ritardi si riflette drammaticamente sui cittadini, che quotidianamente si vedono negare prestazioni sanitarie essenziali. È inaccettabile che un paziente che vuole prenotare una visita o una prestazione strumentale si senta rispondere che non è possibile perché il servizio non è stato correttamente codificato – denuncia -. Questo significa regredire anziché progredire. Il nostro sistema sanitario regionale è già fragile. Non possiamo permetterci ulteriori ritardi o disorganizzazione”.
L’appello
Il prossimo 28 gennaio il TAR del Lazio si pronuncerà sul decreto ministeriale che regola le nuove tariffe, dopo aver inizialmente sospeso il provvedimento per le sue criticità e successivamente revocato il blocco per evitare un collasso del sistema sanitario nazionale. Ora si attende con ansia la sentenza definitiva.
“Speriamo che il 28 gennaio il Tar metta fine a questa incertezza, consentendo interventi concreti per risolvere le molte criticità – evidenzia -. Anche con una sentenza favorevole, resterà molto da fare per garantire una reale applicazione dei LEA e del tariffario aggiornato, soprattutto in Sicilia. In ogni caso, non possiamo limitarci ad aspettare decisioni da Roma. Serve un piano straordinario per allineare la Sicilia agli standard nazionali e assicurare ai cittadini un accesso senza ostacoli ai servizi essenziali – conclude -. Non c’è salute senza un sistema sanitario efficiente. È necessario aggiornare i LEA e il tariffario senza ulteriori ritardi. Il tempo delle scuse è finito”.