Nel 2024 circa 250mila donne hanno fatto accesso in Pronto soccorso con Codice Rosa. È la stima nazionale elaborata dalla Società Italiana di Medicina d’Emergenza-Urgenza, basata su un campione di strutture che rappresenta il 12% dei PS italiani. Un dato stabile dal 2022, che conferma la drammaticità del fenomeno e la necessità di interventi sempre più integrati, capaci di offrire protezione immediata e presa in carico multidisciplinare.
Una fotografia che riguarda da vicino anche la Sicilia, dove i Pronto soccorso continuano a rappresentare uno dei principali punti di accesso delle vittime di violenza domestica e di genere. Nel 2024, nella Regione, infatti, sono stati registrati quasi 10.000 casi di stalking, 755 episodi di revenge porn e almeno dieci femminicidi, a conferma di un fenomeno radicato e trasversale. Particolarmente allarmanti anche i dati sui reati che coinvolgono i minori: 2.975 maltrattamenti in famiglia e 649 reati a danno di minori, con un aumento del 7% su base annua e una netta prevalenza di vittime femminili nei crimini a sfondo sessuale.
È in questo contesto che nasce il nuovo modello organizzativo dell’Asp di Palermo, presentato oggi a Palazzo Steri durante il convegno “Insieme contro la violenza di genere: reti di prevenzione e interventi condivisi tra sanità e istituzioni”.
Una rete unica
Il nuovo percorso aziendale dell’Asp mette in comunicazione in tempo reale consultori familiari, Pronto soccorso, servizi di Salute Mentale (CSM e SERD), Psicologia aziendale, Servizio Sociale, Centro per la Cura degli Esiti delle Relazioni Violente e Centri Antiviolenza cittadini.
Il modello si attiva automaticamente da qualunque punto della rete sanitaria e dialoga stabilmente con Magistratura, Forze dell’Ordine, Comune di Palermo e Assessorati regionali.
L’Obiettivo è uniformare gli interventi, ridurre i tempi di presa in carico, garantire protezione immediata e continuità assistenziale.
“È un sistema rivisto per rispondere con maggiore efficacia ai bisogni delle vittime, rafforzando la collaborazione tra tutti gli attori della rete antiviolenza – spiega Antonino Levita, direttore sanitario dell’Asp di Palermo -. L’Azienda si è dotata di uno strumento che coinvolge trasversalmente molte articolazioni aziendali per la gestione del maltrattamento e della violenza. È un tema attuale e sentito, su cui ci impegniamo con tutte le forze affinché ogni struttura possa dare risposte adeguate e immediate, in raccordo con le altre istituzioni”.
“La Direzione Generale ha avuto la lungimiranza di riorganizzare i servizi, rendendoli più integrati, efficienti ed efficaci – aggiunge Giuseppe Canzone, direttore del Dipartimento Salute della Famiglia –. La nostra è un’azienda grande e poliedrica: abbiamo 41 consultori familiari e 5 ospedali, interveniamo sia nel momento acuto sia nella presa in carico successiva degli esiti della violenza. Questi due momenti devono integrarsi col territorio e con tutti gli attori che lavorano su un tema così delicato. Presentiamo oggi un’organizzazione pensata per essere messa a disposizione dell’intera rete, con l’obiettivo di incidere realmente su questi delitti che tutti noi desideriamo non vedere più. Ogni singola paziente ascoltata, ogni famiglia presa in carico, è un successo per tutti”.
Educare, sostenere, proteggere
“È fondamentale offrire sostegno alle donne maltrattate. Non solo giudiziario o economico, ma anche medico, psicologico e di cura. Questa iniziativa dell’Asp è importantissima perché punta sulla creazione di una rete e di alleanze istituzionali capaci di far sentire meno sole queste donne e dar loro prospettive future”, ha evidenziato Piergiorgio Morosini, presidente del Tribunale di Palermo.
“L’Università ha un ruolo fondamentale che è quello di formare la coscienza – sottolinea Massimo Midiri, Rettore dell’Università di Palermo –. I nostri studenti devono comprendere che la violenza sulle donne è un problema culturale che riguarda tutta la comunità. In un’epoca in cui molti giovani vivono in modalità più isolate, come nelle università telematiche, è ancora più importante educare al rispetto delle regole e alla relazione. Speriamo che questa giornata rafforzi la collaborazione tra gli enti e la consapevolezza che la violenza di genere deve essere respinta ovunque”.
L’Ordine dei medici
“La violenza non ha genere né direzione. Riguarda le donne, riguarda i minori, riguarda anche i professionisti della sanità, sempre più spesso vittime di aggressioni verbali e fisiche. L’Ordine dei Medici è presente perché la tutela della persona, paziente o medico, è un principio che ci riguarda tutti. Per questo siamo accanto ai cittadini e ai professionisti, convinti che solo una rete forte e coesa possa garantire sicurezza, protezione e diritti”, ha concluso Antonio Iacono, consigliere dell’Omceo palermitano.



