In Sicilia ogni anno vengono diagnosticati oltre 27 mila nuovi casi di tumore e circa 12.700 persone muoiono a causa di una neoplasia. Sono numeri che raccontano un’emergenza sanitaria e sociale. Ma c’è un aspetto che spesso resta in secondo piano: la malnutrizione oncologica.
Un paziente su due, secondi i dati, durante le terapie, va incontro a perdita di peso, debolezza, ridotta tolleranza ai farmaci. Un quadro che può evolvere in complicanze gravi e perfino compromettere la sopravvivenza.
Per questo motivo i deputati regionali Fabio Venezia e Michele Catanzaro, insieme ad altri colleghi del PD, hanno depositato all’Ars, dove è ora all’esame della Commissione Salute, il disegno di legge intitolato: “Norme per il supporto nutrizionale ai pazienti oncologici”.
Il ddl vuole rendere obbligatoria e precoce la valutazione nutrizionale già dal momento della diagnosi, inserendo la presa in carico nei Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali (PDTA) e affidandola a team multiprofessionali composti da medici di nutrizione clinica, biologi, dietisti e psicologi. Un cambio di paradigma che sposta la nutrizione dal ruolo marginale di “consiglio dietetico” a vera e propria terapia.
Il testo declina questo principio negli articoli:
-
all’articolo 2 si prevede che il supporto nutrizionale entri a pieno titolo nella Rete Oncologica Siciliana con l’attivazione di servizi dedicati di onco-nutrizione e la presenza dei professionisti nei Tumor Board, a fianco degli oncologi, dall’accoglienza al follow-up;
-
l’articolo 3 guarda al futuro e introduce assunzioni dedicate e borse di studio per formare nuove figure specializzate, così da colmare le carenze di personale e rendere il servizio capillare in tutta la regione;
-
l’articolo 4 fissa un termine stringente, con la Giunta regionale chiamata entro 90 giorni a definire gli ambiti operativi e ad adeguare gli atti amministrativi necessari;
-
l’articolo 5 indica le risorse disponibili, 200 mila euro l’anno per il triennio 2025-2027, a carico del bilancio regionale, una cifra utile per partire ma lontana dalle reali necessità del sistema.
La differenza tra chi può e non può
La proposta siciliana non nasce dal nulla, ma si inserisce in un percorso già tracciato dalle linee di indirizzo nazionali del Ministero della Salute e dalle più recenti linee guida dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), che ribadiscono come ogni paziente oncologico debba essere sottoposto a uno screening nutrizionale precoce e, se necessario, seguito lungo un cammino progressivo che va dal counseling mirato alla supplementazione orale, fino alla nutrizione enterale o parenterale. Non parliamo di “diete generiche”, ma di un vero e proprio approccio clinico capace di ridurre gli effetti collaterali, migliorare l’efficacia delle cure e soprattutto preservare la qualità della vita.
Quando questo percorso non viene garantito dal sistema sanitario, il conto ricade interamente sulle famiglie. Una visita specialistica in nutrizione oncologica costa in media 100-150 euro, gli integratori arrivano facilmente a 200 euro al mese, mentre i prodotti per la nutrizione enterale o parenterale possono superare i 500 euro mensili. Spese che, sommate ai viaggi per raggiungere i centri di cura e alle terapie, diventano un fardello insostenibile per chi già vive la fatica della malattia.
La sfida
Il disegno di legge prova, quindi, a spezzare questa catena di disuguaglianze trasformando il supporto nutrizionale in un diritto gratuito e universale. Ma salta subito il nodo dei finanziamenti. Anche se la proposta mette sul tavolo una copertura di 200 mila euro l’anno per il triennio 2025-2027, una cifra utile ad avviare progetti e prime assunzioni ma lontana dalle necessità reali. Infatti, in base a una stima sui costi del personale e degli strumenti di base, garantire team completi di nutrizionisti, dietisti e psicologi in tutti i centri oncologici siciliani richiederebbe alcuni milioni di euro l’anno, senza contare la formazione continua.
Pertanto, per la reale attuazione di questo disegno di legge, se dovesse superare l’esame in Commissione Sanità e arrivare all’approvazione dell’Aula dell’Ars, sarà necessaria un’azione concreta sul fronte delle risorse. Altrimenti la norma rischierebbe di rimanere un buon proposito sulla carta mentre i pazienti e le loro famiglie continuerebbero a sopportare da soli il peso economico e psicologico di una malattia che già segna profondamente la vita quotidiana.