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Il Consiglio dei ministri approva il decreto sulle riaperture a partire dal 26 aprile annunciato la scorsa settimana dal premier Mario Draghi, ma è scontro sul coprifuoco con la Lega che si astiene dal voto del provvedimento. Il pressing del Carroccio era iniziato in mattinata, con Salvini che aveva avvisato: “Votare qualcosa contro l’utilità e il buon senso non mi va, non me l’ha prescritto il dottore”, aveva detto spiegando di aver inviato un sms al premier anticipandogli la propria perplessità. E sull’opportunità di rinviare il ‘tutti a casa’ almeno alle 23 si era schierata anche gran parte delle Regioni, così come Italia Viva.
“La possibilità di spostare in avanti il coprifuoco, alle 23, può essere funzionale per evitare gli assembramenti”, aveva detto il ministro alle pari opportunità Elena Bonetti parlando a Sky tg24. Così la riunione del Cdm convocata alle 17 è slittata di oltre un’ora per discutere ancora, di questa e di altre misure: ma l’unica concessione che è stata fatta è stata quella di anticipare lo svolgimento di fiere in zona gialla al 15 luglio, per il resto tutto, coprifuoco compreso, è rimasto come annunciato la scorsa settimana. Dobbiamo riaprire sì ma con gradualità, ha spiegato il premier, disposto comunque a un ‘tagliando’ a maggio, dati alla mano: del resto il resto del decreto prevede la possibilità di intervenire sull’orario del coprifuoco con una disposizione ad hoc.
Nessun intervento dai ministri della Lega, lungamente in silenzio, fino a che al momento del voto il titolare del Mise Giancarlo Giorgetti ha annunciato la decisione del Carroccio di astenersi. Un comportamento che, viene raccontato, ha suscitato l’irritazione del premier Mario Draghi che ha fatto notare come la decisione fosse stata presa e condivisa anche dalla Lega nella riunione della cabina di regia di venerdì scorso. “La Lega non può votare questo decreto”, ha ribadito Salvini che ha parlato “lungamente e a più riprese”, viene fatto sapere dal Carroccio, al telefono con Draghi.
“Al di là del coprifuoco, la zona gialla così come l’avete pensata non permette ad esempio di andare in un bar o in un ristorante al chiuso”, la spiegazione. Nessuno strappo: “Abbiamo fiducia in te”, ha assicurato Salvini al premier, “ma noi lavoriamo al prossimo decreto che entro metà maggio – se i dati continueranno a essere positivi – dovrà consentire il ritorno alla vita e al lavoro per milioni di italiani”, ha chiosato.
Intanto, l’astensione leghista manda su tutte le furie gli alleati. “Oggi è stata messa in discussione l’unità delle nostre decisioni”, evidenziano ambienti penstellati, che sottolineano come in un momento così difficile l’interesse per il Paese venga prima di quello di partito: “Purtroppo dalla Lega è un film già visto, che non ha pagato”. Sulla stessa linea il Pd, secondo cui il comportamento della Lega dimostra “mancanza di serietà e di responsabilità nei confronti del Governo e del Paese”. “Questo dietrofront, questo continuo oscillare in funzione dei presunti umori dell’opinione pubblica crea solo confusione nel paese”, sottolineano dal Nazareno ribadendo la necessità di “aperture graduali e irreversibili per tutelare salute e economia”. Anche Leu fa notare che “il decreto sulle riaperture è null’altro che la trasposizione in norme delle decisioni assunte in piena unità e concordia dalla cabina di regia della scorsa settimana – dice il capogruppo alla Camera Federico Fornaro – Con l’astensione di questa sera la Lega mina la credibilità del Governo e Salvini, nei fatti, sconfessa la sua delegazione di ministri. A chi giova tutto ciò? Non certo agli italiani”. Italia Viva ribadisce che “serve allentare con criterio e con riferimento ai dati e abbiamo portato questa linea”, spiegano dal partito di Matteo Renzi assicurando che “prevale lealtà e fiducia in Draghi e consapevolezza del suo compito di dover fare sintesi”.