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“Oltre la guerra. Il contagio delle emozioni invisibili”, a Palermo la testimonianza di Ottavia Massimo

venerdì 1 Giugno 2018

“Oltre la guerra. Il contagio delle emozioni invisibili” è il titolo dell’incontro con Ottavia Massimo, in programma sabato 2 giugno, alle 18, all’Orto botanico di Palermo nell’ambito del festival internazionale “Orto in arte”.

Ottavia Massimo, giornalista e fotografa free lance, è stata presente in diversi scenari di guerra, fra cui la Siria, dove ha svolto anche attività umanitaria e di volontariato.

“La guerra – scrive – è un riflesso speculare di realtà lontane ma strettamente connesse dai fenomeni economici mondiali. Nutrita dall’assenza di percezione dell’individuo.
La guerra è essenzialmente kaos. Istinto. Improvvisazione. Un’infinità di emozioni che avvolgono l’anima spalancando la percezione. Un’ombra che si allarga a contagiare i popoli, in base al livello di indifferenza con cui viene osservata. Come la maggior parte delle malattie, il contagio avviene quando la malattia stessa è silente, in incubazione. Le emozioni contagiose della guerra, non si vedono. Se la guerra fosse solo orrore, l’essere umano già alle origini, avrebbe scelto altri meccanismi”.

“Della guerra – prosegue Ottavia – attraverso una penna od ogni sorta di marchingegno, si racconta esclusivamente il sangue, la pena, il dolore. Nei casi più originali trapela tristezza o malinconia. I più audaci raccontano l’arte scovata tra le macerie dei bombardamenti, ma sempre in chiave disperata. L’adrenalina che arde sui fronti è una questione privata.
Il terrore di perdere le abitudini, poi la casa, poi muore un fratello, una madre, una sorella, il migliore amico. Non c’è più internet, la radio trasmette un canale, la televisione due. Poi la luce. L’acqua. La benzina. Le urla. Le bombe. Quando stai per morire, tutto diventa essenziale. Quando i gingilli della bella vita vengono a mancare, essenziale diventa ciò che emani con la tua presenza. Ed è attraverso la perdita di  T U T T O  che molti, dopo anni di umiliazioni, scoprono di possedere talenti sconosciuti. Costruire ordigni, cucire ferite, improvvisarsi cecchini, madri o infermieri. Scoprirsi spiritualmente elevati nel non cadere in tentazione quando rubare, stuprare, uccidere, diventano atti comuni di quotidiana follia”.

“Oltre la guerra ci sono i ricordi dei sopravvissuti. Suoni ed immagini raccontati mille volte. Vibrazioni che attraversano il pianeta organizzandosi per arrivare alla coscienza collettiva. La guerra scatta in un momento epocale preciso in cui più fattori interni ed esterni si incontrano per esplodere. Al livello per cui un conflitto si definisce guerra, non si arriva per caso. A prescindere dagli interessi dei governanti del sistema globale, i fattori interni per cui un popolo arriva a comunicare attraverso il sangue, scaturiscono dall’annientamento graduale dei picchi emozionali di cui i padroni del mondo temono il potere. La guerra è ricerca estrema di adrenalina. L’adrenalina è la dimensione emozionale da cui scaturisce l’arte di Vivere.
La guerra è dolore. Il dolore è vita”.

Lo scatto con Ottavia Massimo è di Elio Castoria

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