Tutti contro tutti, ma senza simboli. Un ritornello ormai a cadenza regolare che coinvolge i due candidati, fin qui certi, per lo scontro della prossima primavera al Comune di Palermo, Orlando e Ferrandelli .A voler essere ancora più precisi, la candidatura annunciata è quella del secondo, ma anche sul sindaco uscente, siamo a buon punto. Anzi le voci di un ritiro “a sorpresa” del “Professore“‘ ormai sono del tutto scomparse.
Poco più di un anno fa, quando diede l’ordine di cominciare a lavorare sui territori, per una ipotesi di lavoro di liste da preparare per eventuali elezioni regionali, a prescindere da una sua possibile candidatura alla presidenza o meno, Orlando, rivolgendosi ad uno dei suoi fidati luogotenenti ebbe a dire : “State tranquilli, ci verranno a cercare, è solo una questione di tempo“. Gli sherpa in questione erano gli esponenti del Pd, che sfilacciavano la tela di Penelope di una trattativa complicata, non avendo mai la forza di contrapporre all’ uscente una concreta ipotesi alternativa.
Le trattative per una candidatura a Palazzo d’Orleans, rimasero latenti senza sbocchi, ma una cosa Orlando seppe cogliere in quell’occasione, il Pd era il solito di luogo di confluenze dove Cracolici, Lupo e Faraone, si marcavano “a tempo indeterminato”, senza concedere nulla l’uno all’altro in termini dì spazi di manovra.
Da queste premesse e dalla certezza che le “desistenze virtuose” con i DEM si sarebbero potute imbastire in qualsiasi momento, nasce l’Orlando senza simboli di oggi. Un discorso completamente diverso va fatto per Ferrandelli a cui la corte di una serrata area centrista e di destra, inizialmente non è dispiaciuta. Ferrandelli ha però compreso nel tempo che la sua candidatura di rottura e discontinuità doveva essere più laica possibile. Non un problema di colori, ma un codice visibile chiaro a tutti per il quale non era possibile fare deroghe. Secondo alcuni Miccichè starebbe ancora pensando ad un laboratorio più ampio dive confluire per giocarsi una partita più ampia. Anche il centro di Cuffaro prende tempo, ma i ripensamenti del giovane Ferrandelli difficilmente si potranno compiere. Se Ferrandelli avesse scelto il dialogo con i partiti, probabilmente non avrebbe escluso neanche il suo di provenienza. Anche se oggi dal Pd i suoi ex amici sono poco teneri nei suoi confronti. Ricambiati in questo da Ferrandelli. Esiste però un valore aggiunto dei simboli nella crisi più nera ed irreversibile? Sono ancora un riferimento? La sensazione è che a duellare con in linguaggio ruvido dello sconto con il M5S, servano mani libere. Un motivo in più probabilmente per correre solo con le proprie facce. Comunque vada.