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Palermo, a Palazzo Butera per scoprire le opere della collezione Valsecchi | Video servizio

domenica 21 Aprile 2019

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Sotto lo sguardo sonnolento di una Palermo che sembra non aver messo a frutto il titolo, del 2018, di Capitale Italiana della Cultura, proseguono in maniera solerte i lavori di restauro e recupero di Palazzo Butera (Via Butera, 18) che ha aperto al pubblico un primo allestimento di parte delle opere della Collezione Valsecchi, collocate al primo piano nobile e nella Cavallerizza.

Claudio Gulli
Claudio Gulli

Fulcro dell’esposizione, come ci dice nella video intervista Claudio Gulli, storico dell’Arte a Palazzo Butera, è il dialogo costante fra passato, e quindi arte antica, e presente, ovvero arte contemporanea.

Questo è il modo in cui si lavorerà – sottolinea Gulli – Ci saranno sempre dei temi che nasceranno dall’accostamento delle opere delle diverse epoche, che proverà, mettendo insieme presente e passato, a leggere un possibile futuro“.

Visitando Palazzo Butera risulta perfettamente riuscito il tentativo di “mettere in equilibrio” la struttura architettonica, i nuovi interventi realizzati e le opere d’arte.

Lacrima
Lacrima

Esempio ne è, tra gli altri, la statua in bronzo “Lacrima” di Anne e Patrick Poirier, posta in una nicchia, al piano terra, che sembra “nutrire” la radice della jacaranda, simbolo riscoperto e rivalutato del Palazzo.

Ogni opera – sottolinea Gulli – quando viene collocata guadagna un nuovo significato, le opere della collezione di Francesca e Massimo Valsecchi trovano una nuova casa a Palazzo Butera. Ognuna di essa può aggiungere qualcosa di nuovo, in questo caso il rapporto tra esterno ed interno viene sovvertito offrendo un nuovo punto di osservazione“.

Nell’allestimento proposto le opere sono disposte in maniera transitoria, a cantiere aperto appunto, e nel 2020, data in cui i lavori di recupero saranno terminati, tutto avrà una collocazione pur sempre dinamica, nell’ottica di creare una casa-museo, non tradizionale, semmai contemporanea.

Le opere di Anne e Patrick Poirier, artisti che si esprimono anche attraverso opere di calchi in gesso volendo catalogare frammenti di memoria, si ritrovano, in un lavoro site specific, anche nella Biblioteca, luogo simbolo del Palazzo, dove tra le pareti che riportano le due perpetue iscrizioni latine “Tecta lege, lecta tege” e “Tolle lege“, si trova l’unica opera, dal valore emblematico per il progetto messo in atto, che, nell’allestimento realizzato ad hoc dall’architetto Giovanni Cappelletti, rimarrà esposta in maniera permanente.

L’opera è un autoritratto di Frans Floris e William Kay in cui si rappresentano insieme a Vitellio, Tito e Caio, imperatori del mondo romano, intenti a confrontarsi con la “classicità“. Il dipinto, peculiare, presenta sul retro, un’altra possibilità di confronto con l’antichità, questa volta drammatica.

L’intento di far dialogare passato e presente nella riqualificazione del Palazzo ha coinvolto, sin dall’inizio, alcuni artisti contemporanei tra cui David Tremlett che, confrontandosi con gli affreschi del Settecento di Fumagalli e Martorana, ha riletto in chiave contemporanea il tema della quadratura e dello sfondamento prospettico.

Il risultato, visibile sul controsoffitto della sala didattica del primo piano, destinata a seminari, conferenze e summer school, è un wall drawing dall’impianto circolare, in delicati toni pastello, che rispecchia l’idea della conoscenza che si vuole promuovere tra le mura del Palazzo: non frontale ma circolare.

Tom Phillips
Tom Phillips

Ultima chicca, tra le tante opere arrivate a Palermo per questo allestimento, anche la prima  comprata appositamente, qualche giorno fa, per Palazzo Butera; l’unica, al momento, ad essere appesa ad una parete.

È un’opera di Tom Phillips del 1973, un quadro politico che parla di muri – ci spiega Claudio Gulli – che per fortuna non esistono più e parla di come le culture si possano integrare in chiave contemporanea, in perfetta linea dunque con il nostro intento“.

 

 

 

 

 

 

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