“La vista percepisce l’arte antica come parte del paesaggio come laghi, fiumi, montagne e valli. L’arte antica è organicamente costruita nell’universo e ne diviene parte“.
E’ il pensiero ricorrente di Evgeny Antufiev, l’artista russo che, come progetto collaterale a Manifesta 12, presenterà a Palermo la sua mostra personale,“When Art became part of the Landscape. Chapter I”, concepita appositamente per il Museo archeologico Antonio Salinas.
Un dialogo ininterrotto tra archeologia e arte contemporanea che si inaugurerà il 16 giugno.
Antufiev, che nel 2009 ha vinto il Kandinsky Prize nella categoria “The young artist. Project of the Year”, espone per la prima volta in Sicilia e la disponibilità del Museo archeologico Salinas suona come un ulteriore passo in avanti, verso la distruzione del preconcetto che vuole uno spazio votato all’archeologia, “chiuso” ai linguaggi contemporanei.
Questo progetto, in particolare, si avvale della collaborazione con la Collezione Maramotti di Reggio Emilia, istituzione culturale privata italiana dedita al contemporaneo che per prima ha portato l’artista russo in Italia.
In mostra una trentina di opere: dalle sculture in legno intagliato, alle fusioni, alle terracotte, tutte formalmente connesse a iconografie simboliche, rinvenibili nei riti religiosi e pagani delle culture arcaiche. Tra di esse assume particolare rilievo l’iconografia funeraria che Antufiev esplora e ri-anima col suo peculiare sguardo, declinando un’ “invocata immortalità”, elemento fondante di tutta la sua ricerca artistica.
Curata da Giusi Diana, l’esposizione rappresenta un ideale collegamento con la precedente edizione della Biennale, tenutasi a Zurigo dove Antufiev, invitato dal curatore di Manifesta 11, Christian Jankowski, ha presentato una complessa installazione “EternalGarden” nella Wasserkirche presso l’Helmhaus e una scelta di opere al primo piano del Löwenbräukunst.
Il Museo Archeologico Salinas, il più antico dell’Isola, è la più importante istituzione museale pubblica dedicata all’arte greca e punica in Sicilia; e si è da poco tempo, aperto al contemporaneo.
“Il presunto distacco tra l’arte del passato e quella del presente è solo una percezione erronea – spiega la direttrice Francesca Spatafora – Come museo archeologico stimoliamo i visitatori ad abbattere questo pregiudizio ricorrendo allo sguardo di artisti contemporanei che aiutano a ridefinire il rapporto con le opere d’arte antica attraverso una sensibilità nuova”.
Concorde lo stesso Antufiev: “Solo la nostra ostinata volontà di voler scoprire una novità, di volerci sentire diversi da ciò che ci ha preceduto ci fa credere che esistano un’arte antica e una contemporanea. Forse esistono artisti morti e artisti viventi […] ma l’arte è esattamente ciò che va al di là dell’artista, della sua semplice esistenza. L’arte, in fondo, è solo l’opera”
Il percorso espositivo si articola attorno al Chiostro Maggiore, sotto il portico e all’interno del giardino, per poi srotolarsi lungo l’intero piano terra, e nell’Agorà, appena inaugurata.
Le ceramiche, così come le fusioni e gli oggetti in legno intagliato, giocano con trame speciali: superfici ossidate e/o invecchiate, che evocano antiche scoperte e appaiono come un “dono” rinvenuto nel paesaggio, divenendo parte della natura stessa.
L’esito formale è assolutamente unico, intrigante e labirintico: le opere di Antufiev assumono identità ibride, capaci di generare assonanze tra mondi e culture differenti, ma inevitabilmente filtrate dalla cultura visiva della sua Siberia oltre che dalla tradizione artigianale russa nel trattamento dei materiali.
La mostra, in esposizione fino al 4 novembre, è organizzata dall’Assessorato ai Beni Culturali della Regione Siciliana e dal Museo archeologico Salinas in collaborazione con la Collezione Maramotti di Reggio Emilia.