Via finalmente alla progettazione del 2° lotto dell’Anello Ferroviario di Palermo, dal Politeama a Notarbartolo.
Mentre il 1° lotto (Giachery-Porto-Politeama) vive un ritardo monstre per le note vicende della Tecnis (ora sostituita dall’impresa D’Agostino Costruzioni), adesso si cerca di portare avanti anche il secondo stralcio dell’appalto.
I fondi stanziati a dicembre 2017 dall’ex ministro alle Infrastrutturre, Graziano Delrio erano 100 milioni di euro, che dovrebbero essere impegnati entro il 31 dicembre 2021.
«Questi fondi fino a pochi mesi fa – spiega l’ingegnere di RFI Filippo Palazzo a ilSicilia.it – erano in capo al Comune di Palermo, come committente dell’opera. Il Comune ha chiesto poi il passaggio dei fondi a RFI per la progettazione definitiva. RFI ha risposto sostanzialmente: “Per noi va bene se il MIT si pronuncia positivamente. Perché a quel punto entrerebbe ufficialmente nella Infrastruttura Ferroviaria Nazionale e, quindi, risponderebbe al contratto di servizio”. Il MIT proprio pochi mesi fa (fine novembre 2019) ha dato l’ok al transito dei fondi; per cui ora sono passati a RFI che ha dato incarico a Italferr per la redazione del progetto. Per guadagnare tempo, con Italferr abbiamo già iniziato la progettazione il 1 gennaio 2020 e abbiamo fatto qualche sondaggio nel sottosuolo».
Venerdì scorso c’è stato un incontro in Direzione Tecnica per il tracciato. C’era già uno studio di fattibilità: la novità è che da questo verrà cassato il collegamento con “tapis roulant pedonale sotterraneo” dalla fermata Politeama (sotto piazza S. Oliva) fino al Tribunale.
Secondo i tecnici di Italferr infatti, questo collegamento fino al Palazzo di Giustizia poteva essere pericoloso: «Può essere un’arma a doppio taglio. Perché un cunicolo sotterraneo lì, in termini di sicurezza, avrebbe bisogno di attenzioni e cure particolari. E poi chi lo gestisce?»
Quindi stop al tapis roulant voluto all’epoca dall’ex Provincia, e inserito nello studio di fattibilità. Il tracciato resta confermato dal Politeama fino a Notarbartolo, con una nuova fermata a “Malaspina“.
Ma come mai 100 milioni per una sola fermata, quando nel 1° lotto con 154 milioni si hanno tre fermate?
«Il costo maggiore – spiega Palazzo – è dovuto al metodo di scavo. Non sarà cut & cover come nel 1° lotto, ma sarà usata una talpa che partirà da Malaspina e scaverà fino al Politeama. Essendo che il tracciato è breve, serve un ammortamento per la talpa, e il costo sale. Poi, non potendo fare il pozzo di estrazione a piazza Politeama, la talpa farà retromarcia e uscirà da dove era entrata, cioè dal pozzo Malaspina».
Il progetto «sarà pronto entro 6 mesi – assicura Palazzo – poi andrà al MATTM (Ministero dell’Ambiente, ndr), poi richiesta di conferenza di servizi, ecc…».
Insomma siamo ancora agli albori. Una volta terminato il progetto definitivo, poi bisognerà arrivare al bando per quello Esecutivo e quindi ai lavori veri e propri. Visti i tempi biblici degli appalti in Italia, considerando che per il via al 1° lotto (tra ricorsi, perizie di variante e altre battaglie legali) ci sono voluti oltre 10 anni… La strada è ancora lunga.
Questa comunque, è la fase più importante per evitare ritardi poi in fase di scavo.
Come denunciò l’Anac nella relazione firmata da Cantone nel 2015, infatti, nel 1° lotto: «ben 4 varianti su 7 appaiono ascrivibili a una inadeguata valutazione dello stato dei luoghi: un dato, questo, sicuramente indicativo di una generale carenza dimostrata da Italferr spa in sede di redazione del progetto definitivo (…) Un notevole incremento di costo rispetto al quale Italferr spa non può dirsi esente da responsabilità a causa delle carenze mostrate dalla progettazione definitiva».
Italferr poi replicò così: «Tra l’approvazione del progetto definitivo in questione e la consegna all’appaltatore delle prestazioni di progettazione esecutiva, è intercorso un periodo di tempo significativo (circa 5 anni) a causa del contenzioso innestato dalla seconda classificata nella procedura di gara. Nel frattempo è quindi sopravvenuta anche una modifica dello stato dei luoghi ovvero della rete dei sottoservizi, che ha reso in parte superato il censimento delle interferenze effettuato nella fase di progetto definitivo».
Il 1° lotto, infatti, passò da 76 a 154 milioni. I lavori ora sono in mano alla D’Agostino, che ha acquisito l’appalto per le grane giudiziarie di Tecnis.
Non resta che incrociare le dita.