Palermo – Le città europee, e in particolare quelle Mediterranee, sono nutrite dalla pace, sono luoghi che si alimentano della pace tra i popoli e la promuovono come succoso frutto che permette di rafforzare le loro relazioni reciproche.
Le città sono cosmopolite perché vivono contemporaneamente delle identità di un luogo specifico e delle relazioni con altri luoghi, popoli, culture, economie. E il loro cosmopolitismo pretende che le relazioni siano fondate sul valore universale della pace.
Un mondo governato dalle città, invece che da governi lontani che non vivono la quotidianità urbana, sarebbe capace di alimentare la cultura della pace, perché solo in essa le culture urbane prosperano, non serve invadere un’altra città, perché le sue ricchezze possono essere condivise attraverso la cultura, il turismo, la formazione, la ricerca, l’economia sostenibile.
Uno dei personaggi noti della nostra città, Maurizio Carta, ordinario di Urbanistica all’Università degli studi di Palermo, ogni mattina ancora prima del sorgere del sole, usa la città come una tavoletta multimediale, scrivendoci sopra una parola sempre diversa per la sua personalissima Città di Carta. Maurizio, oltre alla volontà di correre, aggiunge un’anima a quel reticolo di strade che percorre quotidianamente. Grazie ad una particolare App, conosciuta da chi ama correre, oltre ad avere un report sui km fatti e sul percorso appena terminato, nel suo caso è possibile leggere delle parole: Ucraine, No War, Papà, Città e la più importate Peace.
“Nelle mie corse scrivo – dichiara Maurizio Carta- correndo lungo gli isolati di via Libertà a Palermo, città cosmopolita per eccellenza, è come se con i miei passi avessi scorticato la coltre di indifferenza rispetto agli altri che talvolta ci intossica, svelando che nel tessuto della città, Palermo come tutte le altre, ci sia scritto, inciso, indelebile, PEACE, pace. Perché la pace è una potente identità urbana, la più forte motivazione che le ha fatte nascere, le ha fatte crescere e le fa progredire. Se solo tutte le città del mondo rivelassero in mille modi la scritta pace che sta in esse il pianeta intero si ricoprirebbe di una multicolore e multilinguistica bandiera della pace che potrebbe fermare le guerre e far rinsavire chi non conosce la potente arma della pace per generare il benessere della propria gente senza depredare quello degli altri. Non so se basterà, ma ogni piccolo gesto può sconfiggere la tossicità della guerra e nutrire la pace (anche correndo). Togliamo il fumo acre delle bombe dalle città -continua Maurizio Carta- ed esse riveleranno la multicromia di una umanità pacifica, che sa che per progredire bisogna usare la forza delle università, della cultura, dell’arte, della scienza. Come da tempo fa Unipa con accordi di scambio culturale sia con le università russe che con quelle ucraine, prima che venissero distrutti quei meravigliosi ponti tra Palermo e Mosca su cui passavano studenti e docenti, artisti e imprenditori e prima che anche quelli con Kiev venissero bombardati”.
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