Il comune di Palermo non naviga acque tranquille. Gli arresti di qualche giorno fa hanno scoperchiato un pentolone fatto da punti interrogativi e beghe che preoccupano il sindaco Orlando. La maggioranza arranca anche se cerca di mostrare una forma smagliante attraverso la nuova giunta presentata dal sindaco proprio mercoledì scorso (4 marzo ndr). I funzionari comunali lavorano con i piedi di piombo nelle stanze in cui il raggio di luce dei riflettori accesi dagli inquirenti scalda gli animi e ha messo a nudo i lati oscuri di Palazzo delle Aquile.
Se l’inchiesta coordinata dalla Procura di Palermo è soltanto una pagina di un libro che ancora deve essere scritto ad oggi non è dato saperlo. Di certo è che numerosi sono i dubbi che l’amministrazione porta con sé in questo ultimo mandato del sindaco di Palermo.
Uno dei punti interrogativi ha le vesti di una donna e porta il nome di Loredana Velardi. La dottoressa è la moglie di Mario Li Castri uno degli arrestati eccellenti del terremoto che ha investito il comune del capoluogo siciliano.
Come il marito, Loredana Velardi lavora per conto dell’amministrazione pubblica. É di fatto un funzionario. Ad oggi è la segretaria della commissione bilancio.
Anche lei come il marito nel 2018 è stata giudicata in primo grado nel processo sul cosiddetto cemento “pazzo” a Mondello ovvero la presunta lottizzazione abusiva di via Miseno. Secondo i giudici, sarebbe stata un’area sottoposta a vincolo e per la quale si sarebbero dovuti valutare i carichi urbanistici e si sarebbero dovute evitare speculazioni edilizie.
Un anno e 8 mesi e sessanta mila euro di ammenda per Loredana Velardi, due anni e ottantamila euro per il marito Li Castri. Ventuno gli imputati tra dirigenti comunali, funzionari, costruttori, acquirenti delle case e un notaio che si trovano al di là di un cancello che tutt’oggi impedisce l’accesso a una strada pubblica trasformata nel parcheggio privato di un residence. Disposta inoltre la confisca dei terreni lottizzati, delle opere che sarebbero state costruite abusivamente e il pagamento di una provvisionale da mezzo milione di euro nei confronti del comune che durante il processo si era costituito parte civile.
Nelle 227 pagine della sentenza i giudici tracciavano l’intera vicenda. A partire dalla stipula degli atti di compravendita dei terreni. Definiti nelle motivazioni del verdetto come un “paravento cartolare dietro cui si nascondeva la realtà dei rapporti e degli impegni negoziali e l’acquisizione da parte degli acquirenti oltre che del terreno delle ‘ville’, che dovevano restare ignoti al fisco, al registro e al catasto…” il cui fine era quello di consentire “di aggirare le previsioni di legge che in modo assolutamente chiaro condizionano l’espansione urbanistica”.
Duro il giudizio espresso nella sentenza nei confronti di Giuseppe Monteleone e Mario Li Castri.
I due dirigenti comunali oggi sono agli arresti domiciliari a causa dell’inchiesta in cui ci stanno tre progetti per la lottizzazione di aree industriali dismesse del comune di Palermo nelle vie Maltese, Messina Marine e San Lorenzo e per la realizzazione di 350 unità abitative di edilizia sociale residenziale convenzionata e la variante a una concessione edilizia. I due sono anche proprietari di alcune delle case per le quali è stata disposta la confisca.
Torniamo al punto interrogativo sul nome di Loredana Velardi. La sentenza di primo grado con la quale anche lei è stata condannata è la numero 1840/2018 ed è del 22 marzo 2018.
Eppure, Loredana Velardi in quegli stessi anni figura fra i sedici referenti dell’Anticorruzione del Comune di Palermo. Soggetti, cioè, che dovrebbero vigilare sull’attività condotta dai diversi settori dell’amministrazione comunale e riferire sull’attuazione delle misure anticorruzione.
I Referenti Anticorruzione, inoltre, devono supportare le azioni e le iniziative di prevenzione e contrasto alla corruzione con specifico riguardo alle attività riguardanti la revisione del piano triennale di prevenzione della corruzione, il monitoraggio e l’attuazione delle misure di prevenzione sia di carattere generale che di carattere specifico. Ai Referenti anticorruzione sono ascritti puntuali doveri di informazione nei confronti del Responsabile della prevenzione, finalizzati ad un efficace presidio dei rischi di corruzione in seno alla pubblica amministrazione.