E’ partito da piazza Verdi a Palermo e raggiungerà l’albero Falcone, in via Notarbartolo, il corteo “Non chiedeteci silenzio” organizzato da studenti, associazioni e sindacati nel giorno in cui ricorre il 33esimo anniversario della strage di Capaci. Sono alcune centinaia, al momento della partenza i partecipanti. Tra i presenti, oltre al presidente della commissione regionale Antimafia, Antonello Cracolici, anche alcuni rappresentanti della Cgil Siciliana, il segretario confederale Cgil nazionale Luigi Giove e Peppe Provenzano, componente della segreteria nazionale del Pd e della commissione nazionale Antimafia.
“È Importante venire fuori da una logica di commemorazione e ricordo – ha detto Giove – la mafia non è sconfitta, ma continua a essere di attualità, non è un fenomeno che riguarda solo la Sicilia ma l’intero Paese. Oggi più che mai agisce sul piano economico ed è ancora in grado di fare molto male”. “Fare silenzio è sempre sbagliato: il 23 maggio è la giornata in cui la società civile ha avviato un processo di reazione contro la mafia che minaccia la nostra libertà”, ha detto Cracolici.
In testa al corteo uno striscione con scritto “La mafia uccide, il silenzio pure” con raffigurato il volto di Peppino Impastato. Tanti gli striscioni e gli slogan, tra cui “La mafia teme la scuola più della giustizia”.
“E’ il corteo contro le mafie ed il sistema costruttivo, contro le guerre e contro il riarmo – spiega Andrea La Torre, del collettivo giovanile Attivamente – un momento contro le passerelle politiche che sporcano la memoria dei martiri di questa terra. E’ un corteo per dire che l’antimafia è una lotta che parte dal basso”.
Ad aprire il corteo è stata una performance artistica a cura del collettivo Our Voice dal titolo “Anything to say” che richiama ad una scultura dell’artista Davide Domino. “Vede il nostro presidente del consiglio al centro e attorno, sopra le sedie, delle persone con dei manifesti – spiega Marta Capaccioni, del collettivo Our Voice – I manifesti rappresentano le nostre istanze, per evitare l’abrogazione di alcune riforme nazionali che toccano tematiche legate alla mafia, corruzione e sicurezza”.