Non c’è pace per i dipendenti del Polo tecnico del Comune di Palermo. A creare l’ennesimo disagio questa volta è l’assenza dell’aria condizionata.
La struttura di via Ausonia 69, è composta da due edifici, A e B. Da anni, i dipendenti sono abituati a convivere con innumerevoli problematiche. Servizi igienici vecchi e spesso fuori uso, rialzo dei contagi Covid, problemi all’ascensore e tecnici dovuti all’attacco hacker ed infine, l’allagamento al primo piano e il crollo del controsoffitto nella palazzina A, avvenuto lo scorso giugno. Ad oggi, risulterebbe confermato che l’impianto di condizionamento nell’edificio B è fuori funzione e i tempi di attesa sembrano essere veramente lunghi.
“L’impianto di condizionamento è stato ripristinato in parte nell’edificio A. Nell’edificio B l’AMG ha fatto dei sopralluoghi che avrebbero dato esito negativo: non è riparabile, i pezzi di ricambio sono obsoleti e fuori dal mercato. Bisognerà ricomprarlo per intero”. Così Marina Pagano del sindacato USB, che con l’architetto Antonio Di Carlo, segue da vicino le vicende del Polo. Raggiunta da ilSicilia.it Pagano ha denunciato la questione, divenuta ormai estenuante per i dipendenti.
“Il capoarea – dichiara Pagana – aveva stabilito di far uscire i dipendenti alle 11,00 per poi proseguire il lavoro in smartworking. Questa direttiva è stata annullata e i dipendi sono tornati regolarmente in presenza. Il 19 luglio – prosegue – dopo un lungo incontro, il capoarea ha invitato i dirigenti dei servizi dell’edificio B ad autorizzare il trasferimento nell’edificio A. Lì la situazione è leggermente migliorata rispetto agli altri uffici che sono diventati dei veri e propri forni crematori”.
“Il giorno dopo mi sono recata al Polo e ho trovato i dipendenti nelle loro postazioni originarie: non avevano ricevuto disposizioni dai dirigenti. Solo il settore espropri, che dipende direttamente dal capoarea, era stato trasferito nell’edificio A”. Successivamente, dopo alcune interlocuzioni e insistenze è stato deciso di inviare un’altra nota ai dirigenti invitandoli ad autorizzare lo smartworking nelle ore più calde fino a chiusura della giornata.
Proprio lo smartworking sembrerebbe essere la scelta migliore in quanto il trasferimento da una palazzina all’altra non risolverebbe il problema. Al contrario, complicherebbe il tutto poiché, come precisa Pagano “il trasferimento deve essere anche operativo“.
“Lo spostamento dei dipendenti, da una palazzina all’altra, senza gli strumenti giusti, significa bloccare completamente il lavoro. È un’operazione difficile da verificare prima di due mesi. A questo punto chiediamo l’intervento di Lagalla: o si trovano nuove risorse per comprare l’impianto o in emergenza, serve acquistare dei dispositivi di raffreddamento da inserire nelle stanze dei dipendenti”.
E nei prossimi mesi? La situazione, in prospettiva, non sembra essere delle più rosee. “In inverno i dipendenti portano la stufa da casa. Ad ogni problema, il capo area ha sollecitato più l’amministrazione, sottolineando tutti i vari problemi. Nonostante le sue note non gli hanno mai dato le coperture finanziarie per coprire queste spese”.