Due milioni e cinquecento mila euro di debiti fra il 2015 e il 2017. E’ questo lo stato drammatico in cui versa l’Opera Pia “Cardinale Ernesto Ruffini” di Palermo.
L’Ente, eretto nel 1952, e governato dal Presidente protempore, l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, ha i conti in profondo rosso e rischiano di chiudere, già la prossima settimana, molti dei servizi che vengono erogati in quartieri disagiati della città, come l’asilo nido alla Guadagna, la “Casa della Gioia” che ospita 30 minori migranti o la Scuola di Servizio Sociale “Santa Silvia”.
L’arcivescovo Lorefice ha voluto, durante una conferenza stampa, affiancato dal vicepresidente del cda Alfredo Sigillo’, lanciare un accorato appello ai lavoratori. “In questi mesi cosi’ intensi e difficili ho vissuto un forte travaglio interiore – ha dichiarato Lorefice, visibilmente commosso -. Lancio quest’appello forte, onesto, responsabile e lucido a tutti i lavoratori ad aderire alla proposta di riduzione del monte ore da 36 a 30 ore settimanali. Parlo come padre e non posso che fare di tutto affinchè nessuno perda il posto di lavoro e non posso che fare di tutto verso chi e’ destinatario di servizi che riguardano le fasce più deboli della nostra società e richiamo ad una prospettiva di speranza con un atteggiamento di corresponsabilità: dobbiamo rimanere tutti uniti, nessuno deve perdere il posto di lavoro e nessuno deve essere rimandato a casa di quanti sono destinatari di quello che e’ il cuore stesso di ogni uomo e del Vangelo. L’uomo che soffre non può oltremodo soffrire“.
“Grazie a Dio nella lingua italiana possiamo ancora coniugare termini come trasparenza e legalità– ha aggiunto Lorefice – e chiamando le cose per nome e per cognome ed e’ quello che stiamo facendo noi. Non nascondiamo nulla non per supponenza o per ostentazione ma perchè questa è la via del cuore umano e di uno che fa riferimento al Vangelo. I lavoratori dell’Ente sanno quanto mi stanno a cuore“.
L’Opera Pia dispone di 43 dipendenti che ancora devono ricevere 11 mensilità. Previsto un incontro, lunedì prossimo, con i lavoratori per chiedere di sottoscrivere la proposta dopo oltre otto mesi di trattative con le organizzazioni sindacali.
Il cda propone otto mensilità ai lavoratori per il 2017 e conta, tramite i prepensionamenti del prossimo anno, di recuperare le somme e ripristinare la situazione originaria.
“Sicuramente ci sono delle responsabilita’ individuali che stiamo accertando – ha commentato il vicepresidente del cda Alfredo Sigillo’ – ma l’azzeramento dei fondi pubblici regionali destinati alle Ipab ha portato a questa situazione. Ricevevamo fondi anche per 1 milione di euro e adesso siamo a zero o al massimo a 100 mila euro con lo stesso numero di dipendenti”. Sulla situazione del patrimonio immobiliare e sulla loro vendita Sigillo’ ha sottolineato che essendo gli immobili “demaniali, e’ necessaria una procedura di privatizzazione con tempi lunghi e poi parliamo di immobili vetusti costruiti dal 1950 e 1960, bisogna anche capire il reale valore“.