Termina in un anonimo 0-0 il duello dalle grandi aspettative tra Palermo e Venezia. L’incontro, andato in scena al Renzo Barbera, davanti a 31.933 spettatori, doveva essere il big match della sesta giornata di campionato di serie B, tranne poi rivelarsi uno scontro ad alta tensione, con scarse iniziative e poco divertimento.
Un tempo per parte. La compagine di Stroppa conduce un avvio timido e in balia del possesso palla rosanero, deciso e convinto, nonostante qualche sbavatura. Nei secondi quarantacinque minuti i siciliani si spengono, costretti a contenere gli ospiti. A rendere elettrizzante la partita sono solo i dolci ricordi amarcord e le sfide con i rispettivi passati che legano Inzaghi, Joronen e Pohjanpalo al club vento, che in maglia arancioneroverde, in anni diversi, hanno anche vissuto e assaporato l’implacabile emozione della promozione in serie A.
Il club di viale del Fante conserva così l’imbattibilità, aggiungendo un solo punto al proprio bottino, inanellando il secondo pareggio consecutivo, e salendo a quota 12 punti in classifica, occupando il terzo gradino del podio, alle spalle di Frosinone e Modena.
Contro i lagunari il tecnico piacentino opta per il 3-5-2. Tra i pali Joronen. Terzetto di difesa composta da Pierozzi, Bani e Ceccaroni. Quinti di centrocampo Diakité e Augello. Recuperato dunque il numero 3, mentre resta in panchina, non ancora al 100%, Gomes. Si infoltisce il centrocampo, con Giovane al fianco di Segre e Blin. Spazio in attacco al tandem Brunori-Pohjanpalo. Attira l’attenzione l’esclusione di Gyasi dall’undici titolare, che dopo aver ricoperto diversi ruoli in mezzo al campo, senza un turno di riposo, con lo stop di oggi coglie l’occasione per rifiatare e ricaricare le energie.
Un match dall’alto tasso tecnico, ma che parte a rilento. Ritmi blandi e poche emozioni. I primi 45 minuti sono conditi da studio ed errori di imprecisioni. Il club di viale del Fante gestisce bene il giro palla, ma fatica ad affondare gli attacchi e squarciare la difesa degli ospiti. Unico guizzo è la chance tra i piedi di Segre. Il numero 8, faccia a faccia con Stankovic, arpiona il pallone a calcia a colpo sicuro, ma il tentativo è troppo centrale e termina tra le braccia del portiere.
I siciliano sfruttano gli esterni. Se Augello non si smentisce, a destra l’alternanza tra Pierozzi e Diakité permette ai padroni di casa di architettare e costruire nuove vie e soluzioni, cercando di lasciare meno punti di riferimento possibile. Il compito della difesa è inoltre favorito dalla manovra offensiva scomposta e imprecisa dei veneti, che faticano a costruire nella metà campo rosanero. La retroguardia si dimostra anche in questa occasione solida, con un Joronen mai chiamato in causa.
Appare positiva la risposta del centrocampo, dopo le lacune evidenziate nella trasferta di Cesena: Blin dirige le danze e mette ordine, Segre si distingue per la sua irriducibile grinta e foga nei contrasti, recuperando quanti più palloni possibili, mentre Giovane avrà ancora bisogno di tempo per entrare in pieno ritmo nei movimenti, nelle dinamiche e nei diktat di Inzaghi. Il tecnico punta tutto sulla quantità, ma qualcosa manca e l’insostituibile piede di Ranocchia, tra fantasie e geometrie, è esattamente quello che manca alle finalizzazioni rosanero.
I precedenti raccontano di una sfida sempre accesa e mai banale. E non è un caso se gli animi, nonostante lo spettacolo poco sfavillante in campo, si surriscaldino a più riprese. Il Palermo chiude così il primo tempo con tre ammoniti: Bani, Augello e Pierozzi. Al rientro dagli spogliatoi il tecnico piacentino tenta la sferzata e il cambio rotta, tirando fuori l’asso dalla manica. Fuori proprio i due esterni, dentro Peda e Gyasi. Rivitalizzare e rinfrescare le fasce e, al col tempo, dimezzare le probabilità di un’espulsione capace di spezzare le gambe e compromettere le sorti dello scontro. A partire con più coraggio, però, è il Venezia.
Secondo doppio cambio in appena dieci minuti: largo a Gomes e Le Douaron, per Giovane e Brunori. Per capitano partita opaca, condizionata dalle poche occasioni, prestazione non molto diversa dal compagno di reparto Pohjanpalo, capace però di distinguersi con un paio di sponde e suggerimenti per la squadra. Rispetto alla prima frazione di gioco le parti si invertono. La reazione fatica ad arrivare e gli scatti d’orgoglio dei lagunari sono sempre più frequenti, riuscendo a prendere i mano le redini del match, dilagando soprattutto a centrocampo. Le incursioni non vanno a buon fine e con difficoltà la formazione di casa torna a farsi vedere dalle parti di Stankovic a ridosso dell’ottantesimo, peccando di cattiveria e incisività. La stanchezza inizia a farsi sentire, riducendo brillantezza e lucidità.
All’ottantesimo è il tiro dal limite dell’area di Kike Perez a far rimanere col fiato sospeso il pubblico del Barbera, ma Joronen non si lascia sorprese e si supera, scacciando via il pallone da sotto la traversa. Le insidie e la velenosità del Venezia non passano inosservate agli occhi del timoniere rosanero, che sfrutta anche l’ultimo cambio, regalando l’esordio in maglia rosanero a Beresisnki, subentrato al posto di Diakité. In pieno recupero arriva anche l’espulsione per Ceccaroni. Il Palermo termina così in 10, riuscendo a mantenere il tabellino invariato fino al triplice fischio finale.