Il Comune di Palermo ha recentemente sperimentato un sistema di democrazia partecipata digitale, invitando oltre 531.000 cittadini a votare uno tra 24 progetti da finanziare con fondi regionali del bilancio partecipativo.
La consultazione, realizzata tramite la piattaforma Eligo e promossa in collaborazione con Sispi, mirava a rafforzare la partecipazione civica attraverso strumenti innovativi e sicuri, accessibili tramite SPID e CIE. Tuttavia, i risultati ufficiali raccontano un’altra storia: appena lo 0,98% degli aventi diritto ha votato.
Un flop che evidenzia una profonda distanza tra cittadini e istituzioni, sollevando interrogativi sul futuro della democrazia digitale in città.
I 5.224 voti registrati rappresentano un segnale allarmante per un processo pensato per rendere i cittadini protagonisti della vita pubblica.
In questo articolo analizziamo i numeri, i progetti più votati, le tematiche in campo, e le possibili ragioni di un coinvolgimento così scarso. Un’occasione mancata o il punto di partenza per riflettere sul futuro della democrazia digitale in città?
La consultazione digitale per Palermo: le fasi
Lanciata tra il 16 e il 28 luglio 2025, la consultazione digitale del Comune di Palermo rappresentava un passaggio chiave nell’attuazione della Legge Regionale siciliana 5/2014, che obbliga le amministrazioni locali a destinare almeno il 2% dei trasferimenti regionali a progetti proposti e scelti direttamente dai cittadini.
L’obiettivo dichiarato: superare la delega rappresentativa e stimolare una cittadinanza attiva, consapevole, coinvolta nelle decisioni collettive.

A rafforzare il quadro, l’introduzione di strumenti digitali di voto pensati per facilitare la partecipazione, garantendo al contempo sicurezza, trasparenza e anonimato.
La città di Palermo, con i suoi oltre 531.000 residenti aventi diritto, si è dunque proposta come laboratorio di democrazia digitale partecipata, affidando a un portale online il compito di raccogliere e certificare le preferenze espresse su 24 progetti d’interesse civico.
Il sistema: SPID, CIE e crittografia per una partecipazione sicura
Per dare concretezza a questo ambizioso disegno, l’amministrazione comunale si è affidata a Eligo, piattaforma specializzata in votazioni online, già utilizzata in contesti istituzionali e associativi. In collaborazione con SISPI, il sistema informativo del Comune di Palermo, è stato messo a punto un sistema di autenticazione tramite SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) e CIE (Carta d’Identità Elettronica), così da garantire che ciascun voto provenisse da un residente maggiorenne effettivamente avente diritto.
Grazie all’utilizzo di algoritmi di hash crittografico, la piattaforma ha potuto garantire l’anonimato dell’elettore, evitando la tracciabilità del voto pur mantenendo un alto livello di sicurezza.
Un sistema, quindi, all’avanguardia, capace di coniugare inclusività e protezione dei dati. E che ha funzionato in fase di voto in modo efficace.
Eppure, i numeri bassi (e per certi versi imbarazzanti in termini di partecipazione) di affluenza registrati alla chiusura delle urne digitali raccontano un altro aspetto che invece andrà affrontato successivamente come analisi post-voto.
I numeri dell’affluenza: un flop che fa riflettere
Il report di scrutinio, firmato digitalmente e rilasciato da Eligo il 28 luglio 2025, certifica un dato inequivocabile: su 531.936 cittadini aventi diritto al voto, solo 5.224 hanno partecipato alla votazione, pari allo 0,98% del totale. Praticamente meno di un palermitano su cento ha ritenuto opportuno esprimere la propria preferenza.
Un dato che, al netto della qualità dei progetti presentati e della correttezza del processo, suona come una sonora bocciatura del modello proposto, o quantomeno come un campanello d’allarme.
Si tratta, con ogni evidenza, di un segnale di disaffezione, di distanza o di mancata (o carente) informazione e comunicazione del percorso e di conoscenza dei progetti nei quartieri di riferimento.
Laddove la democrazia partecipata mirava a rinsaldare il legame tra istituzioni e cittadini, il voto digitale ha finito per evidenziare una frattura persistente: il flop nell’affluenza è il fallimento, nei dati, dell’obiettivo dichiarato di stimolare una cittadinanza attiva e partecipe al meccanismo.
I progetti più votati: territori e comunità al centro
Nel mosaico delle 24 proposte in gara, quattro ambiti tematici costituivano il perno del bilancio partecipativo: il verde urbano, l’accessibilità, lo sport inclusivo e il benessere di infanzia e anziani. Ecco, per ciascuno, i tre progetti che hanno raccolto il maggior numero di consensi, con una geografia precisa delle zone cittadine coinvolte.
I 24 progetti in gara: dal verde urbano al benessere sociale
Le proposte sottoposte al giudizio degli elettori spaziavano in quattro macro-ambiti previsti dal bando:
-Cura del verde urbano e spazi pubblici
-Accessibilità e abbattimento barriere architettoniche
-Promozione dello sport per disabili
-Benessere di infanzia e anziani
Ogni cittadino poteva esprimere una sola preferenza tra i 24 progetti ammessi al finanziamento. Le proposte includevano idee di rigenerazione urbana, iniziative culturali, laboratori educativi, attività sportive inclusive, interventi ambientali e azioni a favore della salute e della socialità.
I fondi a disposizione ammontavano complessivamente a 279.420,46 euro, da assegnare interamente al progetto vincitore.
Le classifiche dei quattro macro-abiti
A. Verde urbano e rigenerazione dello spazio pubblico
A guidare la classifica è “Sipario sociale”, che con 779 voti si è imposto come la proposta più sostenuta in assoluto. Il progetto immagina di trasformare spazi abbandonati o marginali – a partire da aree periferiche del centro storico e del quartiere Sperone – in luoghi di incontro e produzione culturale, attraverso il teatro e l’arte partecipata. Una rigenerazione urbana a vocazione comunitaria.
Segue, con 306 voti, “Galleria d’arte a cielo aperto in attesa del semaforo rosso”: un’idea che mira a portare l’arte nei luoghi dell’attesa quotidiana, ovvero agli incroci semaforici più trafficati della città – in particolare lungo via Libertà – trasformando l’attimo di una pausa stradale in esperienza estetica diffusa.
Chiude la terna “Rigenerazione urbana del Cippo delle SS. Anime Decollate”, con 207 voti. Il progetto punta a recuperare e valorizzare un monumento storico e devozionale tra via Roma e corso Tukory, restituendogli centralità e cura, in un’area che è snodo simbolico tra sacro, memoria e passaggio urbano.
B. Accessibilità e abbattimento delle barriere
Con 151 voti, “Differenziamo oggi per un domani migliore si inserisce tra Oreto e Mezzomonreale”. Il progetto intreccia sostenibilità ambientale e inclusione intergenerazionale: coinvolge bambini e anziani in percorsi educativi sul rispetto dell’ambiente e la cittadinanza attiva.
Terzo classificato, con 32 voti, “Oltre le barriere” è un’iniziativa che si radica nei quartieri popolari di Brancaccio e San Giovanni Apostolo. L’obiettivo è creare laboratori sportivi e aggregativi accessibili, pensati per superare limiti fisici e sociali.
C. Promozione dello sport per disabili
Nel segmento dedicato allo sport inclusivo, il primo posto va a “Movimento e Sport a scuola in inclusione”, con 113 voti. Il progetto, attivo nelle scuole della Zisa e del CEP, propone attività motorie specifiche per studenti con disabilità, restituendo alla scuola un ruolo di promotrice di benessere e partecipazione.
Seconda piazza, ancora per “Oltre le barriere” (32 voti), che si conferma come proposta trasversale tra categorie, grazie alla sua vocazione sportiva e sociale nei contesti più fragili.
A chiudere al terzo posto, “Un mare per tutti” con 14 voti: un’iniziativa che mira a rendere fruibili le spiagge di Romagnolo e Sant’Erasmo anche alle persone con disabilità motorie, installando passerelle, sedie galleggianti e servizi dedicati. Un progetto di libertà e uguaglianza sulla riva del mare.
D. Benessere per infanzia e anziani
Con 369 voti, “EmozionARTI” si conferma uno dei progetti più apprezzati. L’idea nasce nei quartieri di Borgo Nuovo, San Lorenzo e Uditore, dove scuole e centri anziani ospiteranno laboratori esperienziali che uniscono arte e benessere psico-emotivo. Un percorso condiviso tra generazioni che fa dell’arte uno strumento di cura.
Segue a breve distanza “Crescere insieme”, con 335 voti: un programma di sostegno alla genitorialità nei quartieri Zen 2 e Villaggio Ruffini, per affrontare la crescita dei minori in contesti sociali complessi, con servizi di supporto educativo e psicologico.
Infine, alla terza posizione, “Passi per il cuore” ottiene 248 voti con una proposta che unisce movimento, socialità e cultura: camminate urbane per over 65 nei parchi cittadini — da Villa Trabia a Parco Uditore, fino al lungomare del Foro Italico — che diventano percorsi di salute e incontro.
Nei prossimi giorni verranno poi comunicati dal Comune di Palermo l’elenco completo dei progetti vincitori.
FONTE DATI: Report di scrutinio anno 2025 della Società Eligo istanze progettuali in materia di Democrazia Partecipata.
Perché così pochi votanti? Ipotesi, contesto e lettura civica
La domanda è lecita: com’è possibile che, in una città dove la partecipazione viene spesso invocata come antidoto al degrado civile, meno dell’1% degli aventi diritto abbia votato?
A Palermo, parlare di partecipazione significa fare i conti con una storia di sfiducia sedimentata. Gli abitanti sono abituati a vivere una distanza cronica tra istituzioni e bisogni quotidiani. I servizi non funzionano, i quartieri sono spesso abbandonati, e il concetto stesso di “ascolto del cittadino” viene percepito come uno slogan svuotato. Anche quando l’occasione c’è — come in questo caso — l’inerzia è più forte della promessa.
Poi c’è la questione tecnologica. L’uso esclusivo di SPID e CIE ha garantito la sicurezza, ma ha anche escluso molti. Basti pensare agli anziani, alle famiglie senza dimestichezza digitale, ai cittadini stranieri residenti con difficoltà burocratiche.
La “cittadinanza digitale” non è, ad oggi, patrimonio di tutti.
Infine, l’architettura stessa del voto può aver scoraggiato: una sola preferenza, nessuna possibilità di seguire l’evoluzione dei progetti, né spazio deliberativo successivo. Votare così, senza sapere se e come il progetto verrà poi realmente implementato, rischia di sembrare sterile.
Palermo e la democrazia che (non) parte dal basso
Se c’è una lezione da trarre, è che la tecnologia da sola non basta. Palermo ha dimostrato di saper costruire strumenti avanzati, ma non ha ancora creato le condizioni culturali e relazionali per usarli davvero.

La democrazia partecipata non è un modulo da compilare online: è un processo che ha bisogno di relazioni, di fiducia, di ascolto reciproco. Serve entrare nei quartieri, costruire reti, facilitare conversazioni, dare seguito alle decisioni. Serve coinvolgere le scuole, le parrocchie, le associazioni, i comitati di base. Non è solo una questione di voti, ma di presenza.
Oggi Palermo paga lo scollamento tra centro e periferie, tra digitalizzazione e povertà educativa, tra cittadinanza formale e reale senso di appartenenza.
Ma l’esperimento non va archiviato come un fallimento. Va letto, discusso, ricalibrato.
La speranza è che questa esperienza segni l’inizio di un processo più profondo, che abbia al centro non solo piattaforme, ma persone. Perché la vera innovazione democratica, a Palermo come altrove, è far sentire ogni cittadino davvero parte del destino collettivo della città.