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Palermo, un docente universitario e un avvocato arrestati per peculato e falso

venerdì 1 Dicembre 2017

Due arresti stamani a Palermo. Si tratta di due professionisti che sono stati posti ai domiciliari su provvedimento del GiP: Fabrizio Morabito, avvocato, e Luca Nivarra (nella foto), docente ordinario di diritto privato presso l’Università degli Studi di Palermo. Le accuse sono di peculato e falso.

La guardia di finanza ha effettuato il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie e patrimoniali per circa 160.000 euro.

Le indagini delle fiamme gialle si sono concentrate su un procedimento promosso dagli eredi di una persona defunta che con un testamento pubblico avrebbe destinato un suo bene immobiliare alla costituzione “post mortem” di una fondazione a suo nome.

Nel 2004 il tribunale civile di Palermo avrebbe nominato Nivarra amministratore provvisorio del bene. Per dieci anni il professore universitario sarebbe stato coadiuvato da Morabito. Nel settembre del 2014, il Tribunale civile di Palermo ha annullato il testamento pubblico per incapacità di intendere e di volere del testatore, disponendo la devoluzione del patrimonio ai legittimi eredi.

Dopo la sentenza sarebbe emerso – secondo gli investigatori – che Nivarra e Morabito, nell’esercizio delle proprie funzioni, si sarebbero appropriati di consistenti somme di denaro derivanti dagli incassi dei canoni di locazione degli immobili dell’amministrazione provvisoria.

Nivarra – sempre secondo la procura – avrebbe successivamente presentato al Tribunale di Palermo relazioni false, in quanto riportanti informazioni e dati finanziari relativi alla gestione provvisoria dei beni del defunto che per chi indaga non sarebbero corrispondenti alla realtà e Morabito avrebbe cercato di giustificare gli ammanchi di denaro sovrastimando l’entità di alcuni crediti vantati dall’amministrazione provvisoria nei confronti di inquilini morosi. Nel novembre 2016, stando alla ricostruzione dei pm, lo stesso Morabito avrebbe restituito agli eredi del defunto denaro e titoli per oltre 67.000 euro, ritrovati “casualmente” all’interno di 16 buste rinvenute tra la documentazione afferente alla gestione provvisoria.

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