All’assemblea con i 279 operai della Sis, che si è svolta all’alba di oggi nella sede del cantiere di viale Francia, è stata approvata la strategia delineata dai sindacati per opporsi in tutte le maniere ai licenziamenti di 200 operai, anche con la richiesta di un nuovo intervento del ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio.
Ieri è partita una lettera alla direzione territoriale dell’ufficio del lavoro, per chiedere la revoca della convocazione già fissata con l’azienda il 15 febbraio. “L’azienda, dopo la tregua di ottobre, successiva all’intervento del ministro DelRio, è tornata alla carica. E intende forzare i tempi. Ma non glielo consentiremo, anche perché sta seguendo una procedura non valida, inesistente – dicono i segretari di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil Ignazio Baudo, Dino Cirivello e Francesco Piastra – Chiediamo che l’ufficio del lavoro vagli bene le carte. Ai fini del licenziamento collettivo l’azienda ha fatto riferimento alla dichiarazione del 18 ottobre scorso, in cui si annunciavano i licenziamenti senza specificare i motivi della riduzione del personale né il numero dei lavoratori da licenziare. Questo riferimento non può rappresentare l’avvio di una procedura, per carenza dei requisiti di legge e perché i termini procedurali sono scaduti. L’ufficio è nelle condizioni di non dare alla Sis la possibilità di licenziare”.
I sindacati inoltre annunciano una manifestazione per il 10 febbraio con tutti i lavoratori. Secondo Feneal Filca e Fillea il numero del personale è congruo e una ulteriore riduzione non trova riscontro con le reali esigenze produttive del cantiere. Una dichiarazione suffragata anche dalle dichiarazioni di Rfi, l’ente appaltante, che in una nota diramata il 27 gennaio 2017 ha giudicato “inaccettabile” il ricorso ai licenziamenti da parte della Sis a fronte dell’esigenza di continuare e ultimare i lavori della commessa. L’opera infatti è all’80%.
Il totale dei lavori per il completamento dell’opera ammonta a circa 110 milioni di euro, di cui 11 milioni per la tratta A da piazza Lolli a Orleans; 83 milioni per la tratta B, il raddoppio Notarbartolo-La Malfa; 16 milioni per la tratta C, Brancaccio-Palermo Centrale-Carini.
Nella lettera i sindacati chiedono di avviare un chiarimento nelle sedi opportune, con il coinvolgimento del ministro alle Infrastrutture, del sindaco di Palermo, del prefetto, della stazione appaltante. “Facciamo appello anche alla Regione siciliana e agli assessori alle Infrastrutture e all’Ambiente, affinché emettano l’assenso sull’impatto ambientale e il decreto che si attende per autorizzare il completamento dei lavori della tratta A, in cui ricade la galleria Imera – aggiungono Baudo, Cirivello e Piastra – Questo consentirebbe all’azienda Sis di non avere alibi e di avere tutte le aree libere per continuare i lavori”. La galleria infatti è bloccata da oltre 3 anni a causa di un “imprevisto geologico” nel sottosuolo, all’altezza di vicolo Bernava (zona Tribunale). Appena 58 metri da scavare per completare il raddoppio ferroviario.
“Oggi – concludono i sindacati – abbiamo deciso che se non arriva la convocazione da parte del ministero e se l’Ufficio provinciale del lavoro non revoca l’incontro faremo una manifestazione il 10”.