Martedi scorso Lino Leanza avrebbe compiuto 61 anni. All’Ars, proprio in questi giorni c’è chi rimpiange più del solito il parlamentare regionale, scomparso a maggio di tre anni fa: “A quest’Aula manca un ufficiale di collegamento. Uno come Lino”.
Il commento era scivolato a bassa voce in mezzo ai corridoi tra due deputati centristi increduli dopo la bocciatura del Defr avvenuta martedì. Poi la notte ha portato consiglio e la maggioranza si è per incanto ricompattata. Ma c’è chi teme che è solo questione di tempo. I problemi si ripresenteranno.
C’è chi vedrebbe per questo ruolo, tra mediazione e ricucitura il vicepresidente dell’Ars Roberto Di Mauro, ma l’impresa da portare avanti non è semplice per nessuno. Il malessere della coalizione che supporta ( o dovrebbe) l’azione di governo dell’esecutivo di Nello Musumeci è curabile?
I margini per gli aggiustamenti e le ricomposizioni, di per sé, già ridotte, si inseriscono in uno scenario numerico dove non c’è molto da inventare. La destrutturazione che a Leanza era riuscita con la maggioranza che partiva minoritaria dopo l’elezione di Rosario Crocetta a Palazzo d’Orleans, nel 2012, in questo parlamento risulta effettivamente ancora più complicata.
Oggi pesano nel centrodestra, anche solo potenzialmente, schermaglie che singolarmente non avrebbero un peso e rimbombano invece nel mortaio dei colpi sotto cui rischia di avere più di un problema la coalizione.
La polarizzazione del consenso che ha portato al rafforzamento della pattuglia dei 5stelle rende i margini di agibilità dell’allargamento della maggioranza da ricercare, molto ridotti. Non è un caso che tra i fedelissimi del governatore siciliano c’è chi comincia a fare posto a una più chiara ed esplicita apertura di quella, istituzionale e anti inciuci, che Musumeci fino a questo momento ha compiuto.
A Crocetta l’operazione era riuscita, garantendo galleggiamento e sopravvivenza, anche perché l’Ars dei 90 parlamentari aveva una minore incidenza pentastellata e una maggiore sopravvivenza di esponenti di area moderata.
La pausa pasquale di riflessione giunge quanto mai opportuna. Alla ripresa non mancheranno gli spunti per il confronto. A partire dai mail di pancia di chi, salviniani in testa, sembra rimanere ancora una volta fuori dai posti in giunta.