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Pd: Il bello della diretta e quello della differita. Le dimissioni di Renzi che in Sicilia non convincono nessuno

mercoledì 7 Marzo 2018
renzi-dimissioni

Fino alla fine. Chi è in età utile per ricordare il finale di Rocky IV, tra Balboa e Ivan Drago, saprà come lo scontro tra i due pugili, la metafora di due modi diversi di intendere la stessa cosa, vada a finire.

I buoni e i cattivi, per definizione non stanno mai dalla stessa parte. È lo stesso anche nel Pd di Matteo Renzi, dove se sei il segretario (potenzial diissionario) fai la cosa giusta, ma se fai la stessa cosa da un’altra posizione, sei un inciuciaro inguaribile.

Il timore di reciproche furbate, da Roma a scendere, attraversa il partito Democratico che dopo i botti numerici del voto di domenica, adesso aspetta il contraccolpo a seguire.

Concetta Raia, ex deputato regionale, dopo le dimissioni ‘differite’ del segretario del Pd Renzi. chiede per il dopo Raciti la nomina di un commissario che faccia da reggente: “Di questo passo sarà sempre più difficile in questo partito trovare le condizioni di agibilità politica, il coperchio è saltato”. Raia non risparmia un affondo anche a Davide Faraone“Ha fatto perdere identità al partito Democratico, ha imbarcato tutti e ha massacrato il  governo Crocetta”.

Ma Raia non è la sola a diffidare di un potenziale caos calmo in cui i renziani sferrino altri colpi decisivi anche nell’Isola. Antonio Rubino, ex responsabile organizzativo del Pd, ieri ha detto senza mezzi termini: “da Renzi ho visto un atto di responsabilità con le dimissioni ma anche una voglia di rivalsa che non mi convince. Non vorrei facesse come D’Alema, ossia cercasse una rivalsa rispetto a un risultato che non l’ha premiato”. Le dimissioni di Renzi – ha aggiunto- sono la conseguenza di una strategia che ha lasciato morti e feriti sul campo. Ci sono responsabilità politiche nei risultati di queste elezioni e sono del segretario nazionale e di chi lo ha rappresentato in Sicilia (Faraone ndr)”. Su Faraone, Rubino ha poi aggiunto: “Non ha un ruolo dirigenziale nel partito, quindi non può dimettersi”. 

Ma il coro non riguarda né i disillusi, né i “partigiani dem”. La  tendenza a rivendicare chiarezza sale, lenta ma costante, e arriva fino al segretario del Pd che la percepisce talmente bene da coltivare più di una riserva. La sensazione è che, di questo passo, si dimetterà ancora un sacco di volte prima di andare via dal Nazareno.

Il rischio, nel frattempo, è che dal Pd si dimettano tutti gli altri.

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