“La pesca siciliana nella indifferenza della politica e delle istituzioni sta morendo. Un settore produttive che negli anni ha garantito elevati livelli di occupazione con un consistente ritorno in termini di sviluppo economico , oggi vive uno stato di gravissima crisi che sta determinando il fallimento di intere piccole aziende legate alla pesca”.
È quanto dichiarato da Salvino Caputo, commissario provinciale per i comuni al voto di Noi con Salvini, che dopo avere incontrato una delegazione di operatori del settore tra Porticello e Sciacca ha chiesto al Governo Regionale di dichiarare lo stato di crisi del settore produttivo e di attivare iniziative a sostegno dei pescatori.
“Negli ultimi 35 anni – ha precisato Caputo – le imbarcazioni sono diminuite del 35%. Nell’intera Regione si sono perduti migliaia di posti di lavoro legati alla pesca e all’intera catena produttiva. Oltre il 70% del prodotto consumato in Sicilia proviene da paesi come le Filippine, il Cile e altri mercati asiatici. Tutto questo determina una grave concorrenza che il nostro settore già provato da politiche vessatorie da parte della Unione Europea e dagli alti costi del carburante e delle manutenzioni non può certamente reggere. Le quote per la caccia al tonno, per altro – ha continuato – drasticamente ridotte per le nostre imbarcazioni, hanno ulteriormente aggravato lo stato di crisi, mentre le altre marinerie non hanno limiti di pesca. Nemmeno la politica del fermo biologico è servita a dare fiato ad un comparto oramai fortemente compromesso. Per evitare il totale fallimento del settore produttivo necessitano nuovi interventi a tutela della pesca siciliana. Oltre a fondi per bonificare i porti ed eliminare le barche da anni in stato di abbandono che oltre a determinare fenomeni di inquinamento, restringono la capacità operativa dei nostri porti. Nei prossimi giorni – ha concluso Caputo – inizieremo una petizione per incentivare il Governo ad adottare politiche più incisive a favore dei pescatori siciliani“.