Il Comune di Palermo punta a migliorare i servizi dei porti dediti alla pesca. Con un atto di indirizzo sottoscritto il 21 agosto 2025, l’assessore al ramo Pietro Alongi ha deciso di aderire al bando, promosso dall’assessorato regionale competente, relativo alle risorse del Fondo Europeo per gli Affari Marittimi, la Pesca e l’Acquacoltura (PN FEAMPA 2021–2027).
Un programma di sviluppo che si inserisce all’interno del cosiddetto Green Deal Europeo. Un programma comunitario a portare l’Europa ad essere il primo continente mondiale a zero emissioni entro il 2050. Nello specifico, le risorse del PN FEAMPA mirano a promuovere una pesca e un’acquacoltura “sostenibili dal punto di vista ambientale, efficienti nell’uso delle risorse, innovative, competitive e basate sulla conoscenza, in coerenza con la transizione ecologica e digitale“. Ogni Amministrazione che vorrà aderire alla misura potrà presentare progetti dal valore massimo di 300.000 euro ciascuno. Opportunità per la quale gli uffici di Palazzo delle Aquile hanno deciso di candidare le strutture di Mondello e Sferracavallo.
Il bando regionale, l’opportunità per i porti di Mondello e Sferracavallo
I porticcioli in questione infatti vantano una storia di settore molto ampia. Al momento, i progetti sono ancora in fase embrionale. Solo in questi giorni, più precisamente il 9 settembre, la Capo Area Giuseppina Liuzzo ha provveduto a nominare i Rup, i dirigenti di supporto e i relativi funzionari progettisti. Fatto propedeutico all’accesso ai fondi. Il bando principale è stato sviluppato dall’assessorato regionale alla Pesca guidato da Salvatore Barbagallo. La documentazione è stato rilasciata attraverso un’apposita determina di inizio giugno. Il fondo prevede una pluralità di misure per un importo complessivo da oltre 116 milioni di euro. Di questi 58,1 milioni provengono dai capitoli di spesa dell’UE, 40,7 milioni di euro sono allocati dal Governo Nazionale e 17,4 milioni di euro sono di competenza regionale.
Fra gli obiettivi del bando figurano “il miglioramento delle infrastrutture esistenti nei porti di pesca, nei luoghi di sbarco, nelle sale per la vendita all’asta, nei centri di pesatura e nelle strutture collettive per la vendita del pescato; l’ottimizzazione del consumo energetico e favorire l’uso di energie rinnovabili per ridurre l’impronta di carbonio; l’aumento della qualità e della tracciabilità delle produzioni sbarcate, anche attraverso l’adozione di tecnologie digitali (hardware e software); la valorizzazione delle catture indesiderate non destinate al consumo umano, senza incentivare la loro produzione; la costruzione o l’ammodernamento di piccoli ripari di pesca e strutture per la raccolta di attrezzi perduti e rifiuti marini; l’incentivo a condizioni di lavoro più sicure e salubri, con particolare attenzione alle infrastrutture in aree portuali, di sbarco e di vendita diretta“.