Dopo la recente vicenda delle quote tonno, un altro danno provocato alle marinerie siciliane. Un regolamento del precedente Parlamento europeo e del Consiglio, entrato in vigore dal 10 luglio, ha proibito le attività di pesca con reti a strascico in tre zone del Canale di Sicilia e ha individuato un’area tampone, intorno a ciascuna delle predette zone di restrizione, in cui le attività di pesca sono riservate alle imbarcazioni in possesso di un sistema di monitoraggio a distanza dei pescherecci (VMS) ovvero altro sistema di geo localizzazione equivalente.
A renderlo noto è l’Assessore regionale per la Pesca Mediterranea, Edy Bandiera: “Si continua a perpetrare una politica di rigida restrizione delle attività di pesca nel Canale di Sicilia, mettendo in fortissima difficoltà la sopravvivenza economica delle imprese. Oggi si impone un nuovo e inaccetabile vincolo in aree in cui lo sforzo di pesca è irrisorio. Ancora una volta, a pagarne le spese, sono i pescatori che, nella fattispecie, dai fondali in questione, traggono risorse come il merluzzo e il gambero rosa, necessarie per la sopravvivenza economica del settore”.
Altra novità introdotta nel nuovo regolamento (UE 2019/982 del 5 giugno 2019) riguarda la lista di barche autorizzate alla pesca a strascico nei fondali del Canale di Sicilia, per le quali, con successivo provvedimento, verranno determinati i requisiti necessari per l’inclusione in tale lista. A ciò si somma, ancora, la lista dei porti designati per le operazioni di sbarco/trasbordo delle due specie bersaglio, merluzzo e gambero rosa, catturate nel Canale di Sicilia, anche questa oggetto di apposito e successivo provvedimento.
“Il Governo Musumeci, con atti concreti ed importanti, non ultima la norma organica di settore, approvata all’unanimità dal Parlamento Regionale, ha dimostrato a chiare lettere di considerare il settore della Pesca, elemento strategico del modello di sviluppo siciliano – afferma l’Assessore – Da tempo, abbiamo chiesto al governo nazionale l’istituzione urgente di un tavolo di confronto sul tema della ripartizione delle quote tonno e sulle problematiche più cogenti del settore, di competenza nazionale. Invece, continuiamo ad assistere ad atti, sempre più dannosi, che mettono a repentaglio centinaia d’ imprese di pesca siciliane”.
LEGGI ANCHE:
La “guerra” delle quote tonno: la Regione fa causa al Ministero