“Si grida allo scandalo, solo perché adesso ci sono le immagini inconfutabili sui pestaggi. Se si provasse a costruire un puzzle, con tutti gli episodi che periodicamente emergono e che non trovano credito nei rappresentati dello Stato, verrebbe fuori un quadro completo di ciò che accade nelle carceri, nel silenzio più assoluto“. A dichiararlo è Pino Apprendi, presidente di Antigone Sicilia
“Si vada fino in fondo in questo ed in altri episodi che sono passati sotto silenzio. Il carcere come rieducazione, lo Stato vince non con la forza e la vendetta, ma con l’impegno quotidiano per riabilitare – prosegue -. Deve farsi chiarezza anche per salvaguardare le migliaia di agenti, della Polizia Penitenziaria, che svolgono il proprio lavoro con impegno e dedizione e nulla hanno a che fare con questa parte di personale che si muove, sicuramente, fuori dalle regole dettate dallo Stato in piena autonomia, distruggendo quanto di buono si riesce a fare”.
“La Polizia Penitenziaria è l’interfaccia del personale detenuto e risente più degli altri dei malumori che si creano per vari motivi e tanti di loro gestiscono in modo esemplare il contatto quotidiano”, conclude.